Indecisione: Radici Psicologiche e Percorsi di Cambiamento

L’indecisione è una condizione psicologica che si manifesta come difficoltà persistente nel prendere decisioni, anche quando le scelte appaiono semplici o prive di gravi conseguenze. Non si tratta solo di un tratto del carattere, ma spesso di un sintomo legato a vissuti emotivi profondi, dinamiche relazionali precoci e schemi cognitivi disfunzionali.

È influenzata da una serie di fattori psicologici, educativi e relazionali, che possono renderla un ostacolo o una risorsa a seconda della gestione e della consapevolezza personale.

Il Dilemma di Andrea – Un Percorso di Cambiamento

Andrea fissava il menù del ristorante da almeno dieci minuti. Il cameriere era passato due volte, ogni volta con un sorriso paziente, ma la sua indecisione sembrava un ostacolo insormontabile.

Era sempre stato così, fin da bambino: ogni scelta lo metteva in crisi. Quando sua madre gli chiedeva se volesse la pasta o il riso, finiva per dire: "Quello che vuoi tu." Quando al negozio gli offrivano due magliette, passava ore a valutare quale fosse migliore, per poi andarsene senza comprare nulla.

Ma qualcosa, negli ultimi mesi, era cambiato.

Da sei mesi Andrea aveva intrapreso un percorso terapeutico. Inizialmente, aveva esitato persino a contattare uno psicologo, temendo di non essere “abbastanza bisognoso di aiuto”. Ma il terapeuta lo aveva aiutato a riconoscere i meccanismi che lo bloccavano: la paura dell’errore, il perfezionismo e il bisogno costante di conferme esterne. Attraverso esercizi pratici, aveva imparato a riconoscere il valore delle sue scelte, anche quando non erano perfette.

Quella sera, però, Andrea sapeva che il problema era più profondo di una semplice cena. Il giorno dopo avrebbe dovuto accettare o rifiutare un’offerta di lavoro che avrebbe cambiato la sua vita. Restare nella sua città, nella comodità delle sue abitudini, o trasferirsi all’estero per un’opportunità incredibile? L’ansia gli attanagliava lo stomaco.

Ritornò a guardare il menù. "Prendo il risotto," disse improvvisamente al cameriere, quasi sorprendendosi della sua stessa decisione.

Mentre il cameriere si allontanava, Andrea capì che non era solo un piatto ordinato con sicurezza. Era il segnale che il lavoro su sé stesso aveva dato i suoi frutti. Non avrebbe mai avuto la certezza assoluta che la scelta fosse perfetta, ma doveva fare un passo avanti. Il giorno dopo, aprì il computer e accettò l'offerta di lavoro.

Fu così che, per la prima volta, Andrea scelse senza esitazioni, consapevole che ogni decisione porta con sé una crescita.

Aspetti Psicologici dell’Indecisione

L’indecisione può essere intesa come una strategia (inconsapevole) per evitare il rischio, la colpa o il giudizio. Può derivare da:

1) Ansia anticipatoria: paura di sbagliare, di perdere un’occasione migliore o di subire un giudizio negativo.  L’ansia anticipatoria è uno stato di tensione e preoccupazione che si attiva prima che un evento si verifichi. Non nasce da ciò che accade nel presente, ma dalla proiezione mentale di possibili scenari futuri negativi.

Nel caso dell’indecisione, l’ansia anticipatoria si manifesta come un insieme di pensieri e sensazioni che bloccano il processo decisionale, rendendo ogni scelta fonte di disagio e minaccia, anche quando oggettivamente non lo è.

Chi sperimenta ansia anticipatoria tende a:

  • Sovrastimare la probabilità che accada qualcosa di negativo.

  • Sottovalutare la propria capacità di affrontare le conseguenze.

  • Vivere ogni decisione come irrimediabile o definitiva.

  • Cercare di controllare ogni variabile, restando però paralizzato/a dall’eccesso di opzioni.

Questi schemi portano al classico “paradosso del controllo”: nel tentativo di evitare l’errore, si resta bloccati, alimentando un senso di fallimento e ulteriore ansia.

2) Bassa autostima: chi non ha fiducia nella propria capacità di valutazione fatica a prendere decisioni autonome. L’autostima è il giudizio complessivo che una persona ha di sé stessa, del proprio valore e delle proprie capacità. Non è un tratto fisso, ma un costrutto dinamico, influenzato da esperienze precoci, relazioni significative e successi o fallimenti vissuti nel tempo.

Quando l’autostima è bassa, la persona ha una visione negativa di sé, si sente insicura, incapace, e fatica a fidarsi del proprio giudizio. Questo stato interiore influisce profondamente sulla capacità di prendere decisioni. 

a) paura di sbagliare, dove la convinzione profonda è "non sono in grado di scegliere bene" ed ogni scelta viene vissuta come un rischio personale e non come una esperienza.           

b) bisogno eccessivo di approvazione:
Le decisioni sono orientate più a
compiacere gli altri che a soddisfare i propri bisogni. Questo genera conflitto interno e confusione.                                                                     

c)  Evitamento della responsabilità:
Se sbaglio, “dimostro” di non valere → meglio non decidere.
Questo meccanismo crea un
circolo vizioso: meno decido → meno cresco → meno mi fido di me.

3) Perfezionismo: il bisogno di fare la “scelta perfetta” può paralizzare il processo decisionale. Il perfezionismo è una delle cause più comuni – e spesso sottovalutate – dell’indecisione cronica. Sotto l’apparenza di un desiderio di “fare bene”, si cela un sistema rigido, ansiogeno e profondamente autovalutativo, che può bloccare il processo decisionale in modo anche invalidante.

Il perfezionista analizza ogni opzione in modo maniacale, cercando l’alternativa ideale.

Nel tentativo di considerare ogni variabile, il cervello si affatica. L’incapacità di prevedere tutto genera senso di perdita di controllo. Risultato: confusione, senso di inadeguatezza.

Ogni decisione è vista come un banco di prova del proprio valore personale. Il rischio di sbagliare è vissuto come un fallimento identitario. Risultato: evitamento, procrastinazione, passività.

Il perfezionista crede che da qualche parte esista una “opzione perfetta”. Questo porta a:

  • Rimandare in attesa di qualcosa che non arriverà.

  • Cambiare continuamente idea (ripensamenti).

  • Rimpiangere ciò che non si è scelto (effetto "erba del vicino").

4) Intolleranza all’incertezza: difficoltà a tollerare la possibilità che le cose non vadano come previsto. Quando la mente non tollera l’imprevedibilità, ogni scelta diventa fonte di ansia, dubbio e blocco. È la tendenza a percepire le situazioni ambigue, imprevedibili o sconosciute come inaccettabili, minacciose o stressanti, indipendentemente dalla probabilità reale che accada qualcosa di negativo. Chi è intollerante all’incertezza sente il bisogno di controllare, prevedere e comprendere tutto prima di agire.  

Comportamenti tipici dell’intolleranza all’incertezza

  • Chiedere rassicurazioni continue a familiari o partner.

  • Controllare ossessivamente le alternative (es. recensioni, opzioni, opinioni).

  • Evitare di decidere per non “esporsi”.

  • Rimandare finché “non è il momento perfetto” (che non arriva mai).

  • Rivedere una decisione anche dopo averla presa.

Esercizi per Lavorare sull’Indecisione

1. Diario delle decisioni

Ogni giorno, annota:

  • Le decisioni prese.

  • I pensieri e le emozioni associate.

  • L’esito (positivo, negativo, neutro).

Obiettivo: sviluppare consapevolezza dei meccanismi interni e della reale incidenza delle scelte.

2. Tecnica del “come se”

Immagina di aver già scelto una delle opzioni.

Come ti senti? Quali immagini o pensieri emergono?

Obiettivo: attivare il sistema emotivo per aiutare il corpo a “decidere” prima della mente.

3. La scala del valore

Attribuisci a ciascuna opzione un punteggio da 1 a 10 in base a criteri importanti per te (valori personali, benefici, difficoltà). Obiettivo: oggettivare un processo soggettivo e ridurre la confusione.

4. Esposizione graduale

Scegli piccole situazioni in cui sei solito rimandare (es. cosa ordinare al ristorante) e imponiti di decidere entro 30 secondi. Obiettivo: allenare il cervello alla scelta rapida e ridurre l’ansia anticipatoria.

Conclusione

L’indecisione, pur essendo una condizione comune e spesso sottovalutata, può diventare un ostacolo significativo alla realizzazione personale, professionale e relazionale.                 

Superare l’indecisione non significa diventare infallibili  ma imparare a conoscersi meglio, a fidarsi del proprio giudizio e ad accettare il rischio come parte inevitabile della vita. Lavorare su di sé è il primo passo: significa esplorare le proprie emozioni, i propri blocchi e i propri meccanismi di difesa, con onestà e senza giudizio.

In questo percorso, l’aiuto di uno psicologo può rivelarsi fondamentale. Un professionista del benessere psicologico offre uno spazio sicuro dove riflettere, comprendere e sperimentare nuovi modi di affrontare le scelte. Attraverso il dialogo, l’autoesplorazione guidata e l’acquisizione di strumenti pratici, è possibile rafforzare la propria capacità decisionale, sviluppare fiducia in sé e affrontare la vita con maggiore libertà e consapevolezza.

In definitiva, l’indecisione non è un destino immutabile, ma una sfida che può essere trasformata in un’occasione di crescita personale. Con coraggio, pazienza e il giusto supporto, è possibile imparare a scegliere — e a farlo con serenità.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

 

Bibliografia

  • Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Cortina.

  • Ainsworth, M. et al. (1978). Patterns of Attachment. Erlbaum.

  • Baumrind, D. (1967). Child care practices anteceding three patterns of preschool behavior. Genetic Psychology Monographs.

  • Ellis, A. (2004). Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere. Newton Compton.

  • Linehan, M. M. (2015). DBT Skills Training Manual. Guilford Press.

  • Kegan, R., & Lahey, L. (2009). Immunity to Change. Harvard Business Review Press.

 

 

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