La Relazione Terapeutica

Spesso ci si chiede come possa una psicoterapia agire sul profondo delle persone, come possa smuovere atteggiamenti, comportamenti, sentimenti ed emozioni senza nessun altro ausilio se non quello delle parole e del racconto. Insomma come può la relazione che si instaura con lo psicoterapeuta, con uno sconosciuto per giunta, cambiare la persona, renderla consapevole e serena e libera dalle sue ferite?

La risposta risulta quasi ovvia: l'uomo si costruisce nella relazione.

Nasciamo, cresciamo e ci costruiamo nelle relazioni, prima in quella con chi ci accudisce poi in tutte le altre, con le persone che per ambiente o scelta incontreremo. Si cresce nella relazione nel senso che ogni rapporto con sé stessi viene interpretato e restituito da chi ci accudisce prima, dalle persone con le quali ci relazioneremo poi: come la costruzione delle parole passa prima dal tatto, e quindi dal contatto con le cose, per poi essere interiorizzate in maniera astratta ( sotto forma di concetti in relazione tra loro), stessa cosa avviene per le relazioni profonde.

Il bambino è portatore di bisogni e necessità, questi vengono interpretati e tradotti nel rapporto con le figure di riferimento, i genitori o chi per loro, i quali forniranno le modalità stesse di interpretare e giudicare tali bisogni, le quali costituiranno gli esempi sui quali fondare il proprio rapporto con la realtà e le persone che la popolano.

Tutte le emozioni e i bisogni ad essi legati: la gioia, la rabbia la paura, l'approvazione e la soddisfazione saranno spiegati e tradotti nelle reazioni e la loro comprensione e accettazione dipenderà ovviamente dall'accoglienza e dal giudizio che questi troveranno nella relazione di crescita. E' attraverso questo processo che si "impara la relazione", che sarà poi la base che si utilizzerà nelle scelte future: amicizie, amore, lavoro, sport ecc.

Spesso capita che questi bisogni non siano compresi o accolti, creando difficoltà nella stessa collocazione all'interno della persona, che tenderà pian piano a dare spiegazioni razionali a questioni che col ragionamento poco hanno a che fare, e tali ragionamenti tenderanno sempre a cercare spiegazioni rassicuranti nell'esterno per difficoltà che sono interne, con lo scopo di spegnere il bisogno non soddisfatto, che genera sofferenza e sentimenti troppo difficili da reggere soli con sé stessi.

Da "adulti" spesso si entra in contatto con se stessi confrontandosi con gli altri, ma trovando spiegazioni e motivazioni nella risposta altrui gli scopi e i bisogni, per lo più inconsapevoli, veri e intimi non potranno mai emergere e affiorare del tutto alla coscienza, è in questo modo che ciò che non si riesce a capire trova il suo blocco nella stessa relazione, un blocco che tenderà così ad auto alimentarsi e ripetersi. Fino a quando l'origine del bisogno sarà indigesta e inammissibile, inconscia, essa condurrà sempre a fare i conti con se stessi attraverso l'esterno, mentre la questione è con se stessi e con le risposte non soddisfatte che possono vivere dentro di noi: la persona non riesce ad entrare in maniera serena e consapevole in contatto con sé stessa, come una storia che non riesce a trovare il suo senso, cercando sempre spiegazioni e risposte nella realtà e che da essa non possono essere soddisfatte. Difficilmente si può trovare da soli il senso, proprio perchè le risposte ai problemi verranno cercate utilizzando gli stessi strumenti e emozioni che li hanno creati.

Qui entra in gioco lo psicoterapeuta, il quale condurrà con cura e accoglienza la persona nella costruzione di una nuova relazione, dalle basi alla profondità, attraverso la costanza e l'ascolto. Un vero e proprio nuovo esempio di relazione, dove tutto è concesso e tutto può essere ascoltato e sentito emotivamente, innescando un processo di costante avvicinamento alle proprie emozioni, dove il giudizio è escluso e la valutazione viene sostituita dal vissuto emotivo degli eventi. Il rapporto costante e impegnato proprio della psicoterapia insegna alla persona a stare costantemente con le proprie emozioni, anche quando queste sono difficili e fonte di sofferenza, e insegna che tutto può essere accettato e nulla è intollerabile, che le emozioni hanno bisogno di tempo e non è necessario espellerle con ansia o rabbia perchè dolorose. Insegna a vedere chi si è realmente e come si possa prendere la strada della serenità e della soddisfazione personale.

  Questo costante rapporto, fatto di simboli, sogni, racconti e di ogni strumento utile alla comprensione, condurrà pian piano la persona a creare un nuovo contatto con le proprie emozioni e i propri bisogni, a trovare il senso del buio perchè diventi l'alleato più prezioso nella creazione della luce, di una nuova conoscenza di sè che interromperà quelle modalità di scelta e di vita ripetitive che ne impediscono la realizzazione personale, di qualsiasi ambito si tratti. Ogni ferita porta con se enormi capacità di guarigione, e l'ascolto di esse conduce alla creazione di risorse difficilmente raggiungibili altrimenti.

"...perchè i capolavori di Beethoven non erano l'ardore dei vent'anni, non erano il segnale del divino, ma il primo dono della sordità"

 

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