Cosa è bene fare nel primo anno di vita del bambino

 

Gli studi delle neuroscienze (Cioni, Paolicelli 1999, pp. 36-38, Donkleaar 2008, pp. 39-40, Langworthy O.R. 1933, p. 139) spiegano che la costruzione del sistema nervoso è un processo tipico del primo anno di vita ed il suo massimo sviluppo si colloca nei primi tre-quattro mesi. Un dato che mostra in modo evidente quanto sia esponenziale l’importanza di questo periodo della crescita umana è la crescita della circonferenza cranica (Farmer 1975): quest’ultima aumenta di un centimetro al mese durante i primi 6 mesi di vita, mezzo centimetro al mese tra il 7° ed il 12° mese; cresce quindi 9 centimetri nel corso del primo anno ed aumenterà poi forse 1 cm nel corso di tutto il secondo anno. Se si considera che il cranio è la sede del cervello, organo dell’apprendimento e “centrale” dell’intero organismo umano, … quanto sono importanti i primi 12 mesi di vita?

Gli stimoli ambientali e l’attenzione che attualmente viene dedicata ai bambini hanno portato ad un’importante anticipazione delle principali tappe dello sviluppo. Una recente ricerca (Faberi 2010, pp. 111-138, et Faberi 2016, pp. 21-106), nella quale si sono unite l’osservazione diretta dei bambini e la comparazione delle preesistenti descrizioni dello sviluppo infantile, ha aiutato a ridefinire in modo preciso tutte le acquisizioni tipiche del bambino nel primo anno, mese per mese.

“Il percorso di sviluppo globale, attraverso le varie acquisizioni facilitate dall’interazione, dalle acquisizioni sensoriali e sensitive, dal movimento e dall’azione, permette al bambino all’età di un anno di aver acquisito le seguenti capacità:
- le prime competenze motorie (sicurezza posturale, rotolo, striscio, carponi, raggiungimento della posizione eretta) che lo portano intorno a quest’età a muovere i primi passi;
- una buona capacità comunicativa, grazie alla quale sa ormai produrre molti gesti e suoni significativi e pronuncia le prime parole;
- la conoscenza di Sé come individuo separato dal resto della realtà, inserito in uno spazio e capace di modificare ciò che lo circonda;
- una buona costanza oggettuale per cui è consapevole di avere una sua identità autonoma (il rapporto con la madre sta per diventare ormai il rapporto di due persone distinte che interagiscono tra loro);
- un inizio di percezione della causalità” (Faberi 2016, p. 106).

A fronte di questi importanti dati, non è ancora abbastanza chiaro quanto sia importante curare l’educazione proprio nel primo anno di vita, periodo esplosivo di massimo apprendimento, base e fondamento dell’intera crescita globale.

È “di fondamentale importanza che l’educazione abbia inizio fin dai primissimi giorni e settimane di vita del bambino”(Faberi 2016, p. 148).  Al giorno d’oggi, “al contrario, purtroppo, le giovani coppie si trovano troppo spesso da sole, senza chiare indicazioni, senza guida, nel gestire ed iniziare a educare i loro piccoli. […] L’assenza della tradizionale famiglia allargata (Mantovani 1999, p. 46) non è finora stata sostituita da un’opportuna azione organizzata da parte di pedagogisti ed educatori che dovrebbero affiancare la coppia genitoriale del figlio, fin dai suoi primi mesi di vita” (Faberi 2008, pp. 106-107).

L’approccio della Psicopedagogia dello sviluppo affianca i genitori fin dalle prime settimane di vita del loro piccolo e propone modalità semplici e concrete per iniziare a stimolarlo ed educarlo, affinché possa esprimere ogni sua potenzialità.

È infatti importante, con rispetto e dolce fermezza, guidarlo verso la futura autonomia, conoscendo e valorizzando ogni tappa di sviluppo: si vivrà con lui la scoperta del suo corpo che è inserito nell’ambiente circostante ed in una rete di rapporti umani, ne diventerà presto partecipe e protagonista, aumentando passo passo la capacità di operare, interagire ed esprimersi.

Semplici accorgimenti da adottare nella vita quotidiana permettono di gettare le fondamenta su cui iniziare a costruire, insieme al piccolo uomo che inizia a crescere: dallo spazio ampio su cui lasciarlo libero di iniziare a muoversi, all’abitudine di interpellarlo e non sostituirlo nei discorsi, allo stimolo a trovare da Sé soluzioni ai piccoli problemi motori che incontra.

L’affiancamento al genitore e l’osservazione del bambino da parte dello specialista, permette inoltre di cogliere eventuali segnali di rischio di future problematiche ed avviare tempestivamente percorsi mirati di prevenzione.

E’ confermato da vari autori (Vojta 1980, Castagnini 1989, Guerriero et al. 2011, Rice R. 1979) che “l’individuazione di possibili ostacoli allo sviluppo e un intervento immediato, nei primi mesi di vita, possono portare ad educazioni mirate molto più efficaci: la plasticità celebrale e le possibilità di apprendimento del bambino sono infatti maggiori. […] Un attento screening potrebbe portare ad individuare i bambini che, già entro il terzo mese, presentano segnali di disturbi/ritardi dello sviluppo, di disordini nella percezione o nel comportamento, e che quindi andrebbero monitorati con particolare cura” (Faberi 2016, pp. 288, 290).

  

 

 

 

Bibliografia

Castagnini M. (1989), “Dieci anni di esperienza nel servizio di diagnostica e terapia neuromotoria per le paralisi cerebrali infantili presso l’Opera Don Calabria di Verona e Milano”, in Bottos M. et al., Neurolesioni infantili: diagnosi e trattamento precoci, Liviana, Padova.
Cioni G., Paolicelli P.B. (1999), “Lo sviluppo fisico e motorio”, in Camaioni L. (a cura di), Manuale di psicologia dello sviluppo, 3^ ed., il Mulino, Bologna.
Donkleaar H.J. (2008), “Child brain development”, in Reed J., Warner-Rogers J., Child neuropsychology, Wiley-Blackwell, United Kingdom.
Faberi M. (2008), “Educazione precoce per un ottimale sviluppo del neonato”, in Faberi M. (a cura di), Meraviglia di essere uomo, uno sguardo interdisciplinare alle problematiche delle persone con handicap, FrancoAngeli, Milano.
Faberi M. (2010), “Nel primo anno di vita, la matrice fondamentale dello sviluppo globale”, Isre. Rivista di Scienze della Formazione, della Comunicazione e Ricerca Educativa, 3.
Faberi M. (2016), Psicopedagogia dello sviluppo, FrancoAngeli, Milano.
Farmer T.W. (1975), Pediatric Neurology, 2^ed., Harper & Row Publishers, Hagerstown.
Guerriero M., Faberi M., Bush S., Sandri M., Castagnini M. (2011), “Prevenzione dei disturbi dello sviluppo del bambino”, Medico e Bambino, 5.
Langworthy O.R. (1933), “Development of Behaviour Patterns and Myelinization of the Nervous System in the Human Fetus and Infant”, Contr.Embryol.Canergie Institute, 24, Washington.
Mantovani S. et al. (1999), Bambini e adulti insieme, un itinerario di formazione, Junior, Azzano San Paolo.
Rice R. (1979), “The effects of the sensori motor stimulation treatment of the development of high-risk infants”, Birth Defects Orig.Artic.Ser., 15, 7.
Vojta V. (1980), I disturbi motori di origine cerebrale nella prima infanzia. Diagnosi e terapia precoci, tr.it. Pacini G., Piccin, Padova.

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