Sono un bravo genitore? Ovvero il mestiere più difficile del mondo

Essere genitore significa svolgere “il mestiere più difficile del mondo”: oltre alle cure fisiche e al sostentamento necessario per il mantenimento e il benessere dei figli, i genitori sono chiamati a fornire risposte emotive ed educative adeguate all’età dei figli, interagendo in un contesto sociale in rapido e continuo mutamento e in un sistema complesso e dinamico quale è quello della famiglia.                    Non è superfluo sottolineare l’importanza delle cure genitoriali che i bambini ricevono nell’infanzia come base del loro benessere emotivo e affettivo attuale e di gran parte di quello futuro. Molti studi hanno osservato che uno stile di genitorialità caratterizzato da una buona affettività e sensibilità risulta associato a un attaccamento sicuro del bambino, a buone competenze sociali e relazionali, a buoni livelli di autoregolazione, interesse e adattamento scolastico, adeguato sviluppo cognitivo e linguistico.

DIVENIRE GENITORI

Per la coppia in attesa del primo figlio, la gravidanza è un periodo di numerosi e complessi cambiamenti: il passaggio alla genitorialità richiede la rinegoziazione della relazione di coppia, la riorganizzazione dei ruoli esistenti e l’acquisizione di nuovi ruoli.

La donna in attesa deve elaborare nuove rappresentazioni mentali di sé come madre del futuro bambino. Fin dai primi mesi della gestazione la donna crea un rapporto intimo con il bambino che porta in grembo, attraverso un dialogo interno e continuo.

La gravidanza si configura come un periodo di forte cambiamento anche per l’uomo, anche se in modo più lento e indiretto rispetto alla donna. Durante l’attesa del primo figlio anche l’uomo è impegnato in una rielaborazione di nuove rappresentazioni mentali di sé come padre.

Durante la gravidanza, inoltre, emerge un nuovo sistema relazionale che riguarda il rapporto tra i membri della coppia nel ruolo di genitori: affetti, condivisione delle responsabilità e della cura del bambino divengono centrali, aspetti che si fondano sulla solidarietà tra i partner, sul reciproco supporto e sulla condivisione. Con l’ingresso del bambino nella famiglia, inoltre, si andrà a sviluppare la relazione individuale tra il singolo genitore ed il bambino e un nuovo assetto relazionale dell’intera famiglia.

VADEMECUM DEL GENITORE SUFFICIENTEMENTE BUONO

La genitorialità consiste essenzialmente nel “prendersi cura” dei figli, attraverso tutta una serie di comportamenti specifici che sono orientati all’assicurare protezione e un buon sviluppo fisico, emotivo, sociale e intellettuale del bambino.

  1. CURE FISICHE

Ogni genitore dovrebbe saper garantire al proprio figlio le condizioni essenziali a soddisfare le esigenze vitali di cura e benessere. Con ciò, si intendono sia le cure necessarie a soddisfare i bisogni di nutrizione e cura, sia la natura relazione delle cure fisiche, vale a dire la capacità empatica di riconoscere e interpretare i bisogni dei figli in qualunque forma siano espressi e di fornire risposte contingenti adeguate e soddisfacenti.

  1. PROTEZIONE

Ogni genitore si preoccupa di proteggere i propri figli, sia nell’ambiente familiare, sia in quello scolastico che in quello sociale in generale.

Igiene e salute. In primo luogo, è importante vigilare sull’igiene (es. lavarsi i denti, le mani, etc.) e sulla salute del bambino, anche in una prospettiva di prevenzione, interagendo con le strutture sanitarie del proprio territorio (vaccinazioni, visite pediatriche regolari, etc.).

Controllare le frequentazioni. Di fondamentale importanza è anche il controllo sulle persone (adulti o coetanei) che il figlio frequenta, con particolare attenzione al fatto che non sia esposto a discriminazione ed emarginazione o violenza (pensiamo ai tanti episodi di bullismo che i genitori ignorano).

Esposizione a contenuti sessuali non adeguati. Il ruolo del genitore si esplica nell’evitare l’eccessiva esposizione del figlio a situazioni o immagini a contenuto sessuale non adeguato all’età (Internet, TV, etc.), fornendo spiegazioni adeguate e comprensibili ogni volta la situazione lo richieda.

Intimità e sfera corporea. Importante anche rispettare l’intimità e la sfera corporea del figlio, sia in ambito familiare che all’esterno.

Violenza fisica e psicologica. Il bambino dovrebbe essere sempre protetto dall’esposizione a violenza fisica e psicologica (sul bambino stesso o quando assiste a violenze su altri membri della famiglia), che potrebbero compromettere il suo benessere psico-fisico. Per esempio, è importante evitare che assista e venga coinvolto in litigi, discussioni dove vengono rivolte offese all’altro genitore, o, peggio ancora, in situazioni di violenza fisica.

  1. CURE EMOTIVE

Il genitore dovrebbe saper fornire le cure emotive appropriate all’età dei figli, in modo da rafforzare la loro autostima e la loro sicurezza nell’esplorazione di nuovi ambienti e condizioni. Affinché ciò avvenga, i genitori dovrebbero costituirsi come sicuri punti di riferimento affettivo, in grado di facilitare gli ostacoli rappresentati dalle nuove esperienze incontrare dai figli nel corso del loro sviluppo. Così, se è importante la vigilanza e la cura dei piccoli nei primi anni, diventa importante la vigilanza, pur nella concessione di più ampie autonomie, in età adolescenziale.

Un altro aspetto fondamentale riguarda i sentimenti che ogni genitore prova verso i propri figli. Ogni relazione, compresa quella genitori/figli, è caratterizzata da una complessità di emozioni e di affetti, sia positivi che negativi. Quindi, è assolutamente fisiologica la presenza di momenti di rabbia, rifiuto, risentimento. Per una buona relazione, tuttavia, nel genitore i sentimenti di rabbia, di odio, di invidia, di biasimo, di svalutazione e/o di rifiuto, non dovrebbero essere prevalenti e persistenti. Il genitore dovrebbe saper provare empatia per i propri figli, vale a dire mettersi nei loro panni per comprenderne disagi, bisogni, emozioni, richieste di aiuto, di affetto e di protezione.

Incoraggiamento davanti alle difficoltà. I genitori dovrebbero affrontare in modo positivo delusioni o insuccessi del figlio (ad es. in ambito scolastico, sportivo, etc.), cercando di infondergli fiducia nelle proprie capacità, sostegno, consigli. Mortificazioni e disprezzo da parte dei genitori, per esempio attraverso derisioni, insulti, etc., possono ripercuotersi molto negativamente sulla sicurezza in sé e sull’autostima del figlio.

Accoglimento e contenimento delle richieste. E’ importante sintonizzarsi sui bisogni espressi dal figlio, rispondendo in modo appropriato e non indiscriminato, con particolare attenzione a non considerare con superficialità le ragioni alla base delle richieste oppure accontentandole esageratamente, anche quando le richieste non corrispondono ad un effettivo bisogno. Soprattutto oggi, i bambini e gli adolescenti chiedono in modo eccessivo: è bene garantire limiti appropriati, spiegando e condividendo le motivazioni con il figlio.

Gestione delle provocazioni. I figli, a qualunque età, possono divenire provocatori: in questi casi è inutile e dannoso rispondere con violenza fisica o verbale, perdendo il controllo, oppure fornendo risposte incoerenti e contraddittorie. Anche se difficile, sarebbe importante capire cosa si nasconde dietro i comportamenti esagerati e provocatori del figlio, reagendo in modo equilibrato.

Supporto affettivo nei momenti difficili. Al bambino e all’adolescente capita spesso di vivere momenti di tristezza, rabbia, sconforto, etc. E’ basilare non trascurare, sottovalutare o colpevolizzare, ma è utilissimo sintonizzarsi con il figlio, creare un clima di ascolto per stabilire un contatto e una comunicazione che permetta la comunicazione del disagio, cercando di comprenderne le ragioni

Calore. Per il bambino è molto positivo poter interagire con genitori espressivi, che sorridono, utilizzano il tatto e il contatto fisico, la parola, lo scambio attivo di sguardi, nonché complimenti ed elogi quando affronta situazione di gioco od altri compiti. Il bambino non va respinto o mortificato, trattato con freddezza e incostanza quando si avvicina per richiedere gesti di affetto. Questo mina il suo senso di sicurezza e di fiducia nei confronti di se stesso e dell’adulto.

Punizioni e frustrazioni. Accanirsi in modo ingiustificato verso il figlio con punizioni e castighi eccessivi e sproporzionati va assolutamente evitato, soprattutto ricorrendo alla violenza fisica e alle offese verbali. Occorre sforzarsi di non rivolgere le critiche al figlio con frasi del tipo: “sei uno stupido!”, “non capisci niente!”, ma considerare l’azione compiuta: “ciò che hai fatto è stupido”, “questa cosa non l’hai fatta bene”, etc. Ciò non significa che le punizioni non siano utili, ma vanno spiegate, così come i rimproveri, che non dovrebbero esser tali da indurre vergogna, soprattutto davanti ad altre persone.

  1. CONFINI

Un aspetto molto importante riguarda la capacità del genitore di riconoscersi come “separato” e distinto dal figlio, e di rispondere ai bisogni del bambino o dell’adolescente senza proiettare i propri o le personali aspettative.

L’invischiamento, ovvero la mancanza di riconoscimento del bambino come diverso da sé da parte del genitore, può interferire con il suo sviluppo, non incoraggia la realizzazione dell’autonomia e dell’indipendenza

Invadenza/intrusività/iper-protezione: comportamenti genitoriali invadenti e manipolativi rispetto al pensiero e ai sentimenti del bambino sono molto dannosi. In questi casi, invece di esprimersi chiaramente e direttamente con il bambino, gli adulti usano suggerimenti indiretti, spesso facendo sentire colpevole il figlio o ritirandosi affettivamente se il bambino rifiuta di compiacerli.

  1. RELAZIONE TRA I DUE GENITORI

E’ importante anche come la coppia genitoriale interagisce. Nociva si rivela la competizione tra i due partner, mentre è auspicabile una buon capacità di cooperare e sostenersi, di riconoscersi reciprocamente, evitando punzecchiamenti, ambigui o chiari, o critiche inequivocabili.

Da evitare

  • Un grande squilibrio di accordo tra i genitori, aggravato ancor più dal tentativo di tirare il figlio ciascuno verso se stesso contro l’altro.
  • Competizione tra i genitori per l’attenzione del figlio.
  • Inversione di ruolo: i genitori si rivolgono al bambino per avere sostegno e assistenza. In questo caso i bisogni emotivi dei genitori vengono soddisfatti a scapito di quelli del bambino. I bambini, naturalmente, sono spesso incapaci di soddisfare queste aspettative inappropriate per l’età, e sviluppano di conseguenza nel figlio sentimenti di auto-colpevolizzazione, insicurezza, incompetenza, e delusione, induzione di colpa o rabbia nel genitore.
  • Sposificazione affettuosa: più frequente tra madre e figlio, le madri si rivolgono al bambino del sesso opposto come fosse un surrogato del partner.
  • Sposificazione ostile: genitori che scaricano la rabbia sul bambino e che vedono il figlio negli stessi termini negativi di come considerano il coniuge (“sei uguale a tuo padre!” “non capisci nulla come tua madre!”).

 

FONTI: Camerini G.B., Volpini L., Lopez G. Manuale di valutazione delle capacità genitoriali, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2011.

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