Mio figlio si blocca davanti alla prospettiva di partecipare a giochi di gruppo

max

buon giorno,ho un unico figlio di 3 anni e mezzo ,sano ben cresciuto e molto intelligente, solo che spesso si blocca davanti alla prospettiva di partecipare a giochi di gruppo con i compagni , addirittura non monta sugli scivoli e preferisce isolarsi ad osservare...tale atteggiamento e' stato segnalato anche la scorsa stagione dalle educatrici del nido che frequentava , classificandolo come ,atteggiamento caratteriale. A casa gioca,corre e salta esigendo pero' il padre ,la madre o la nonna come compagno di giochi. disegna figure incomprensibili e si scoccia subito , in particolare se non c'e' un adulto al suo servizio. E' un po' capriccioso e viziatello a causa forse delle troppe attenzioni da figlio unico , ma quello che mi preoccupa e' quell'atteggiamento timido ed introverso davanti alla prospettiva di giocare con i coetanei , o semplicemente di giocare in loro presenza , preferendo di rifuiarsi in un angoletto con il gioco portato da casa che non molla neanche di notte.Eppure sono certo che lui vorrebbe ad ogni costo giocare e saltare con gli altri , ma secondeo me si blocca per timidezza o ansia della prestazione , questo e' confermato dal fatto che se al parco giochi non c'e' nessuno , lui scatta come una molla e si arrampica ovunque poi quando arrivano altri diventa impassibile , pigro e si isola . Abbiamo provato a spronarlo in vari modi ,anche con le maniere dure , ottenendo poco o niente . Addiritura e' nato un conflitto tra me e la madre , la quale sostiene di metterlo in punizione in una stanza al buio , con qualche sculaccione ogni qual volta che il bambino fa capricci , disobbidisce o si rifiuta di andare alle feste di compleanno dei compagni di asilo. Io all'opposto sono troppo permissivo,nutro un'amore smisurato e morboso nei confronti del bimbo ,concedendogli un po' troppo,assecondandolo nei giochi e non essendo abbastanza duro nei rimproveri . chiedo a voi del settore quele possa essere il giusto modo di affrontare le presunte insicurezze e i capricci del bambino , senza rischiare di peggiorare ulteriormente la situazione . grazie

7 risposte degli esperti per questa domanda

Gent.mo Max,

la rinvio ad un articoletto che scrissi tempo fa ad una domanda simile alla sua, in cui può sicuramente trovare degli spunti di riflessione: http://www.ilariasarmiento.it/giardinetti.html

L'ansia, la fiducia e il senso di compentenza di un bambino così piccolo, risente dell'ansia, della fiducia e del senso di compentenza che gli viene trasmesso dai genitori o chi si prende cura di loro.

Punirlo perchè non socializza, non ritengo sia una strategia efficace. E' difficile darle consigli neglio specifico, ma credo che il vostro bambino debba sentire di "essere all'altezza" di giocare con gli altri bambini, di non essere giudicato nel confronto con gli altri.

Perchè il bambino possa avere fiducia in se stesso, deve essere prima di tutto il genitore che ha fiducia in lui e nelle sue compentenze.

Un caro saluto

Salve,

capisco le sue preoccupazioni e mi sentirei di consigliarle di contattare un professionista, meglio se ad indirizzo sistemico-relazionale, con l'aiuto del quale, poter dare un senso ai comportamenti di isolamento di suo figlio e poter trovare un sostegno, in quanto genitori, per riuscire a gestire la situazione nel migliore dei modi.

Un caro saluto!

Gentilissimo Max,

le sue osservazioni su suo figlio suonano così realistiche che leggendo le sue parole pare quasi di vederlo all'opera... O in disparte, a seconda della situazione descritta.

Direi, a mio modesto parere, che le premesse al discorso sono già nella sua gentile lettera, per cui verrò subito al punto, per altro piuttosto evidente.

Vorrei farla un attimo sorridere, ma senza togliere importanza alla sua situazione: ha presente quello spot pubblicitario di non ricordo che gratta-e-vinci che dice "ti piace vincere facile"? Ecco, sembra che il problema di suo figlio sia non tanto il giocare o meno con i coetanei quanto il mettersi a confronto con loro in quelle attività comuni che caratterizzano la loro età. A quell'età si sa, il gioco è una cosa seria, ma suo figlio preferisce giocare sul sicuro, con accanto un adulto, si badi bene, del suo proprio entourage familiare, che molto probabilmente lo lascerà "vincere" o comunque non ne stimolerà lo spirito competitivo.

Mentre lo mette in ansia, e a quest'ultima egli reagisce con il ritiro sociale, il dover dimostrare qualcosa agli altri, quegli altri cui - essendo suoi coetanei - egli non può ovviamente chiedere di lasciarlo vincere.

Più che un atteggiamento "caratteriale" la vedrei come una scelta in realtà, ben chiara, per altro. E, se mi consente, a nulla valgono litigi coniugali sulla posizione da prendere in merito al suo atteggiamento. Perché probabilmente suo figlio ha così tanta "paura" del confronto - della possibile perdita dell'idea vincente (e comoda) che ha di se stesso - che non si lascerebbe convincere nemmeno, probabilmente, dai più severi castighi.

Fin qui, immagino sia già tutto chiaro, come situazione, non ho fatto altro che tradurre in concetti le sue informazioni. Ma come comportarsi, giustamente, lei chiede? Suppongo che agire direttamente su di lui non avrebbe alcun riscontro, è sicuramente trincerato sulle sue posizioni che per lui sono non capricci, si badi bene, ma questione di sopravvivenza sociale: evitare il confronto coi pari per poter continuare a sognarsi il Superman o Reuccio che dir si voglia, della situazione. La stessa differenza che potrebbe esserci - a livello adulto - tra chi si crede un atleta ma non ha mai fatto una flessione in vita sua e chi si dedica all'allenamento con costanza affrontando lo sforzo e la fatica che questo richiede. O tra chi pretenda di avere buoni voti a scuola senza mai toccare libri e chi invece si applica.

Sarebbe semplicistico e riduttivo, ritengo, "inquadrare" (brutto termine, per altro!) in questo senso il bambino, che dopo tutto ha solo 3 anni e mezzo e ha tutto il tempo di imparare che al confronto con l'altro, per amichevole che sia, difficilmente si sfugge.

Mi permetterei quindi di suggerirle, in maniera più operativa e meno concettuale, di "smantellare" pian piano, non di colpo, il mondo comodo di suo figlio: passi per il video gioco, che alla lunga non da poi tutta questa gratificazione, ma se gli adulti che gli stanno intorno cominciassero a non collaborare, a non rispondere alle sue richieste di presenza nei suoi giochi, ma al contrario gli tenessero ben aperta la porta verso il mondo dei pari (asilo, parco giochi, ecc.) forse le cose cambierebbero e sarebbe "costretto" a rivolgersi di più ai suoi pari. E non preoccupatevi se per un pò dovesse continuare ad isolarsi, stando tra i coetanei, è una paura che deve imparare pian piano a vincere. Semplicemente. Come abbiamo fatto tutti, alla sua età.

Oh certo, c'è da aspettarsi una sonora protesta, nel caso, per questa assenza dell'adulto ai suoi comandi, ma non dobbiamo dimenticare che lui che gli "altri" non siano al suo servizio, sotto sotto lo ha già capito, proprio attraverso quei coetanei che per questo motivo tende ad evitare.

Non abbiate timore di essere più genitori che fanno i genitori e meno compagni di gioco, fa parte del crescere questo genere di frustrazioni, e sono certo che, se facesse mente locale sulla sua, di lei padre intendo, infanzia e adolescenza, troverebbe che la competizione tra pari è sicuramente stata un buon motore di maturazione.

Purtroppo sono molte le sfumature di comportamento che suo figlio potrà avere ma a cui una mail difficilmente può rispondere in anticipo.

Spero solo di esserle stato almeno d'aiuto nel mostrarle la situazione che state vivendo in famiglia da un diverso punto di vista. Rimanendo quindi a disposizione, per eventuali ulteriori chiarimenti, porgo i miei più

Cordiali saluti

Buongiorno sig. Max,

leggo nella sua domanda un po' di preoccupazione per il comportamento del bambino. Mi sentirei di dirle che il bambino è ancora piccolo e ha ancora bisogno di acquisire una maggiore sicurezza per adattarsi ad un ambiente nuovo e relazionarsi con altri coetanei. L'ambiente familiare è altrettanto importante, come quello scolastico, per aiutarlo in questa crescita personale per raggiungere una certa autonomia. I bambini hanno bisogno di un ambiente familiare il più possibile stabile dal punto di vista educativo nel quale entrambi i genitori seguano la stessa linea educativa con poche regole ma chiare e condivise, così come le conseguenze per i propri comportamenti scorretti. Potreste provare, entrambi, ad ignorare i capricci del bambino e premiarlo maggiormente quando mette in pratica comportamenti positivi anche minimi. Il rinforzo positivo è sempre preferibile ad una punizione, se non in casi gravi. In ogni caso è consigliabile che voi troviate un accordo, confrontandosi e cercando di adottare una linea comune per il bene del bambino.

Per qualsiasi chiarimento rimango a sua disposizione.

Cordiali saluti

Salve,

dalle informazioni che Lei fornisce e dalla descrizione dettagliata si evince che Suo figlio è un bambino molto seguito e questo è positivo talvolta però il Suo vostro essere "presenti" può far sentire il bambino insicuro nell'esplorare il mondo quando voi non ci siete. Detto questo a carattere molto generale, sarebbe utile valutare il bimbo in sede psicodiagnostica (3-4 incontri) per capire meglio il suo disagio ed escludere la presenza di altre patologie. Se volete sono a Vostra disposizione.

Dott.ssa Elena Palatresi

Dott.ssa Elena Palatresi

Perugia

La Dott.ssa Elena Palatresi offre supporto psicologico anche online

Se  le educatrici del nido hanno segnalato come atteggiamento caratteriale, significa che il bambino ha un'indole introversa, come molti adulti possono essere timidi o estroversi. Si tratta da una parte di accettare come genitori le caratteristiche dei propri figli, in modo da non obbligarli ad essere come noi li vogliamo. Dall'altra si tratta di mettere confini, quindi dare regole chiare e precise. Ad esempio in merito al giochino che porta da casa, cercare di stimolarlo a giocare con i giochi dell'asilo. Bisogna inoltre tener presente che i bambini hanno delle loro fasi di crescita, bisogna come genitori rispettarle e non forzare la mano se non sono pronti. Spero di esserle stata utile.

Cordiali saluti

Gentile Max,

descrive un bambino di tre anni e mezzo che ha difficoltà a entrare in relazione con i bambini della sua età, credo che come genitori siate turbati dal non avvertirlo gioioso e spensierato, capace di godere delle possibilità offerte dallo stare con gli altri bambini.

E’ figlio unico e quindi ha attorno molte figure di adulti dei quali è sicuramente il centro dell’attenzione, anche in un modo che sembra venire percepito da voi genitori come un po’ dispotico, o perlomeno poco tollerante delle frustrazioni, mentre nel gruppo dei coetanei è lui a dover trovare il modo di interagire facendosi accettare. Forse è solo un po’ indietro nello sviluppo delle attitudini sociali che richiedono pazienza, capacità di percepire lo stato emotivo degli altri in modo da adattarsi, fiducia in sé tanto da sentire di potersi esporre, capacità di sopportare l’eventuale frustrazione di un rifiuto. Naturalmente tutto questo non è facile da acquisire, è un processo maturativo che anche in molti adulti non è pienamente conquistato. 

Dice anche che si è creato un disaccordo tra lei e la mamma, e lascia intuire un’ansia di voi genitori rispetto ad alcuni aspetti del carattere del piccolo che il bambino sicuramente avverte e non è la cosa migliore per aiutarlo a sviluppare la fiducia in se stesso. Di sicuro le maniere forti in certe circostanze, come costringerlo ad andare alle feste di compleanno dei compagni, quasi la pretesa che il bambino risponda come noi vorremmo per rassicurarci, non può che sortire degli effetti controproducenti, il bambino non si sente capito, sente di non essere come dovrebbe per piacere ai genitori; per contro, anche la mancanza di limiti chiari non aiuta il bambino a mettersi alla prova e a scoprire le proprie potenzialità sentendo di essere contenuto e sostenuto dall’attenzione fiduciosa dei genitori. E’ importante, poi, sottolineare che l’accordo tra i genitori nel condividere regole chiare e costanti è molto rassicurante per il bambino.

Non so se queste poche e sicuramente superficiali considerazioni possano esservi utili, se avvertite che le difficoltà del bambino persistono e la vostra ansia non si placa, varrà sicuramente la pena di cercare di comprendere meglio con l’aiuto di un osservatore esterno, l’ansia eccessiva, infatti, non aiuta i genitori a vedere com’è davvero il loro bambino e soprattutto cosa può davvero aiutarlo a crescere. 

Dott.ssa Laura Garau

Dott.ssa Laura Garau

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