Può essere solo una fase di crescita?

ilaria

Buongiorno, chiedo un vostro aiuto per cercare di comprendere alcuni atteggiamenti che da qualche mese a questa parte ha nostro figlio, di 5 anni. Intanto è opportuno dire che abbiamo un’altra figlia di 2 anni cosa che, ovviamente, lo ha destabilizzato. Non tanto all’inizio, dove si è dimostrato molto felice, ma più o meno dal compimento del primo anno quando in pratica, ha iniziato a non essere più “un soprammobilino” ma ad interagire attivamente e pretendere i suo spazi “rubandogli”, se così si può dire, la scena. Lui è un bambino molto riflessivo, attento ad ogni parola ed ogni gesto, ed è molto sensibile a come le cose gli vengono dette, se si alza la voce ti dice che non si fa, che ci rimane male, se ti capita un gesto di stizza come strattonare le chiavi di casa dalla borsa perché si sono incastrate ti chiede perché hai reagito così. Sta prendendo consapevolezza del tempo che passa e del significato di vecchiaia e capita a volte che pianga all’idea che i nonni siano anziani perché ha paura di perderli, non possiamo permetterci di dire che io e papà siamo grandi perché va in crisi. Una sera ha fatto una scenata pazzesca perché spiegando a lui che un suo gioco (regalato un anno prima) non era vecchio, abbiamo avuto la brillante idea di dirgli: ma se il gioco è vecchio e ha 1 anno tu che ne hai 5 cosa sei?” apriti cielo… Mi è capitato di sgridarlo perché, litigando con una bambina più piccola le ha dato un pugno (cosa che non aveva mai fatto, non hai mai picchiato un bambino, anzi è sempre molto protettivo nei confronti di tutti, sia a livello fisico che verbale) non l’ho aggredito, gli ho parlato dolcemente cercando di capire il perché del gesto, ha iniziato a piangere disperato arrivando a non respirare più dicendomi che non lo devo rimproverare perché altrimenti lui piange. Ho cercato di spiegargli che è mio dovere fargli capire quando fa qualcosa che non va bene in cosa ha sbagliato, che il mio compito è anche quello, ma non voleva sentir ragioni, non accetta di essere rimproverato. A scuola, ed ultimamente anche a casa, alterna momenti di dolcezza e sensibilità estrema ad atteggiamenti, definiti dalle stesse insegnati, di pre-adolescenza. Ti sfida, fa di tutto per contraddirti, sia a livello verbale, contraddicendoti e sfidandoti che a livello fisico, facendo ad esempio cadere le sedie per arrecare disturbo , non smettendola nonostante le richieste e ridendoti in faccia. A casa, sia con noi genitori che con i nonni le attenzioni non mancano, è sempre coinvolto, facciamo lavoretti assieme, usciamo anche soli, fin da quando la sorellina è nata l’ho sempre coinvolto dal cambio pannolino al bagnetto a qualsiasi cosa. Con lei è dolcissimo, molto attento e protettivo a volte litigano e si arrabbia se lei lo disturba mentre gioca, ma fin qui credo sia la normalità. Non capisco perciò da cosa derivi questa sua alternanza di umore, questa sua sorta di tristezza,che si trasforma in rabbia è come se nei suoi occhi vedessi un velo e nonostante gli sforzi non riesco a capire da cosa sia dovuto. Può essere solo una fase di crescita? Come possiamo ulteriormente aiutarlo a star bene? Io a volte mi sento fin in difetto con la più piccola perché tendo a dare più attenzioni a lui che a lei. Grazie fin d’ora delle risposte, cordiali saluti

8 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Ilaria e grazie per il contatto,

Il problema che presenta è tipico della situazione che descrive, e altrettanto tipica - purtroppo - è l'evoluzione che ne deriva se non si risolve. La sua preoccupazione è già di per sè un'ottimo biglietto da visita come madre attenta e che evita il perdurare di situazioni problematiche. Ritengo che con la Terapia Breve Strategica si possa intervenire verso la soluzione in tempi brevi (circa 5 sedute) mediante un intervento indiretto (ossia con il coinvolgimento esclusivo dei genitori) che consente maggiori probabilità di successo (oltre 85%) rispetto ad interventi diretti sul bambino. In tale intervento genitori collaborano con il terapeuta adottando le manovre educative del caso senza problematizzare il figlio (che peraltro subirebbe un ulteriore problema).

Cordialmente, attendo un Suo eventuale contatto.

Cara Ilaria, nel corso della crescita il carattere dei bambini si modifica molto, tutto è in formazione e niente è definitivo. Sicuramente queste manifestazioni aggressive sono comparse come modalità del bambino di far fronte ad una sua esigenza, che ritengo in questo caso sia da attribuire alla necessità di attirare l'attenzione. I bambini, a differenza di noi adulti, non posseggono strumenti maturi, come la capacità di esprimere in modo strutturato i propri bisogni, ma adottano delle strategie comportamentali per ottenere ciò che desiderano. Suo figlio non sta facendo altro che richiamare l'attenzione, sentendosi messo da parte per la nascita della sorellina. Le consiglio di agire in modo da non rafforzare i suoi comportamenti negativi, non cadendo nel tranello di starlo a guardare quando si comporta male, ma piuttosto togliere l'attenzione in quei momenti, ed essere invece molto affettuosa e premurosa quando l'atteggiamento diviene dolce e adeguato. A volte essere troppo affettuosi dinanzi ad un comportamento aggressivo del bambino non è positivo, non dico di punirlo, ma nemmeno di coccolarlo. Piuttosto, come dicevo poc'anzi, non guardarlo, evitare ogni reazione, o al massimo esprimere disapprovazione e allontanarsi.

Spero di esserle stata d'aiuto.

Dott.ssa Gloria Baisini

Dott.ssa Gloria Baisini

Brescia

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Gentile Ilaria,

la prima domanda che vorrei porle riguarda eventuali lutti che sono avvenuti in famiglia negli ultimi anni, perdite che magari non sono state delle figure più vicine a suo figlio ma che hanno coinvolto qualche familiare, se pensa che possa aver sentito parlare di lutti o aver assistito a situazioni emotivamente forti collegate a una perdita o a una separazione.

Detto ciò, mi domando come mai questo bimbo possa avere difficoltà a tollerare la frustrazione (da qui le esplosioni di rabbia) così come emerge dal suo racconto, e come mai si esprima attraverso pianti tanto disperati da togliere il fiato.

Per quanto riguarda l’atteggiamento di sfida, spesso capita che i bambini cerchino di capire quali sono i limiti che non si possono oltrepassare e fino a che punto i genitori riescano a tollerare rimanendogli accanto. Sono comportamenti frequenti, ma che potrebbero essere da indagare qualora fossero molto intensi o estremamente impegnativi da sostenere.

Le suggerisco di rivolgersi, insieme al papà del bimbo, a un professionista della sua zona per iniziare a comprendere la situazione grazie a uno sguardo esterno e per farvi sostenere nell’aiuto a vostro figlio, nel supporto verso una bimba che non deve rimanere marginale rispetto alle attenzioni rivolte al fratellino e per essere guidati verso una nuova armonia familiare. Le propongo di fare una richiesta come genitori perché siete sicuramente le persone più competenti per aiutare vostro figlio, nonostante questo non escluda la conoscenza diretta di suo figlio da parte del professionista che sceglierete.

Cordiali saluti.

Cara Ilaria ho letto con attenzione quello che hai scritto. Prima di tutto dobbiamo uscire dalla figura di bambino che abbiamo avuto fino a questo momento. Oggi i bambini sono i perstimolati già dal grembo materno , quindi quando nascono lo fanno come direbbero i nostri nonni " con gli occhi aperti" , cioè sono un po più avanti.

Hanno un forte senso critico e questo ci mette in difficoltà perché siamo chiamati a dare , ogni giorno , il Buon esempio. Ci guardano , ci imitano , ci studiano ed avvertono anche la più piccola emozione Buona o cattiva che sia.

Questa coscienza però può portare ad un'esperienza precoce del dolore quando perdono una persona cara. Non si può più dire i nonni vanno in cielo, perché loro sanno che sono anziani e moriranno , quindi basta " bugie  bianche" e tanto dialogo. 

I bambini non sono più quelli che " non capiscono" , ma quelli capiscono troppo, quindi tanto dialogo fatto quasi con un pari. 

Non devi essere amica di tuo figlio, ma essere madre che comunque mantiene l'autorità per la sua credibilità e on per uno schiaffo in più.  

DIALOGO e' la parola d' ordine, poi PAZIENZA con una generazione nuova tutta da scoprire ed AMO RE che non può essere sostituito da alcun cellulare, computer o video giochi. I genitori non si sostituiscono , ma si amano perché sono quelli che " ci sono ". 

Spero di aver risposto alle tue domande contrariamente resto a tua disposizione.

Cara Ilaria,

comprendo la sua preoccupazione per suo figlio ed il suo desiderio di ridimensionare questi comportamenti che descrive. Credo che suo figlio possa in questo frangente sentire che la sorellina si prenda l'amore dei genitori, con il timore di essere rifiutato o abbandonato nonostante tutti i vostri sforzi per evitare proprio che si senta così. 

Tuttavia i suoi 5 anni non gli permettono di vedere le cose così lucidamente, ed i comportamenti che mette in atto sono finalizzati ad attirare l'attenzione (anche se negativi). 

Probabilmente questo nuovo concetto (vecchio-giovane-nuovo) è stato destato dalla nascita della sorella: improvvisamente c'è qualcuno più piccolo di lui, che necessita di maggiori cure e difese, e forse c'è in lui il desiderio di ritornare a quella fase, attirando l'attenzione su di sè come può. 

Se credete sono disponibile ad un primo colloquio gratuito per parlarne più diffusamente di persona. A presto

Salve in risposta alle sue domande in base al suo racconto, sembra che suo figlio sia un bambino "precoce" molto intelligente, questo può essere una fase transitoria dovuta al fatto come lei scrive che la piccola cresce ed incomincia ad interagire con lui e questo può essere una novità rispetto al fatto che prima veniva vista come una "bambolina" da accudire e adesso invece risponde alle interazioni e si prende i suoi spazi, come lei racconta. Le relazioni tra fratelli sono relazioni specifiche nelle quali il genitore a volte non c'è bisogno che intervenga, nel senso che se tra fratelli giocano, litigano ed hanno discussioi il genitore meglio se non prende le parti di uno o dell'altro figlio, ma resta neutro. Quello che un genitore può fare in questi casi è lasciare che la relazione tra fratelli sia tale senza gelosie dell'uno nei confronti dell'altro. Per quanto riguarda la puaura di suo figlio della morte e del tempo che passa può essere una fase normale per un bambino "precoce" di come scrive lei di presa di consapevolezza e di crescita. Spero di esserle stata di aiuto cordiali saluti.

Buongiorno Ilaria

risulta difficile dare risposte con queste brevi informazioni; sicuramente si attraversano nello sviluppo delle fasi in cui è necessario per il bambino "testare" il limite dato dal genitore. Occorre capire quale sia il disagio che vostro figlio sta portando. In primo luogo sarebbe utile trovate una linea comune (mamma,papà, nonni, insegnanti) rispetto alle risposte da dare al bambino quando si presentano questi comportamenti di "sfida".

E' importante che ci sia accordo rispetto al come rispondere a determinati comportamenti del bambino e su questo credo che sia molto utile il confronto con le insegnanti.

Vi consiglio inoltre di rivolgervi ad un professionista per poter comprendere al meglio il disagio del bambino e la vostra fatica possa trovare uno spazio di riflessione utile.

Buongiorno Ilaria,

ogni nuovo avvenimento, come la nascita di un fratellino, richiede al bambino il passaggio da una situazione conosciuta ad una nuova situazione, ossia un nuovo adattamento. L'adattamento, così come ben descritto da Jean Piaget, è l'equilibrio tra due processi dello sviluppo mentale, l'assimilazione e l'accomodamento. Mentre attraverso l'assimilazione il bambino integra delle nuove conoscenze in strutture cognitive già esistenti,  attraverso l'accomodamento il bambino è costretto a modificare lo schema cognitivo in suo possesso per poter affrontare situazioni nuove. La capacità di adattarsi, però, varia da bambino a bambino e un valido aiuto viene offerto dall'adulto di riferimento. Il rendimento dei bambini appare fortemente condizionato dalle aspettative che gli adulti (insegnanti, genitori, etc.) nutrono nei loro confronti. È il cosiddetto fenomeno della "profezia che si autoavvera", conosciuto anche come "effetto Pigmalione", ben descritto dallo psicologo tedesco Rosenthal. Ciò che si pensa e si dice al bambino, influenza il suo comportamento e la sua crescita personale.

I bambini non amano essere rimproverati, in quanto il rimprovero rappresenta una ferita narcisistica difficile da mandar giù. Contemporaneamente, però, la presenza di regole e divieti, meglio se accompagnati da un buon dialogo, offrono al bambino l'opportunità di effettuare il passaggio dall'amore assoluto di se all'amore verso gli altri, ossia il passaggio dall'egocentrismo all'altruismo.
E' molto probabile che suo figlio percepisca la  sua "fragilità" nei confronti di comportamenti come il pianto, e che abbia di conseguenza compreso che il pianto "annulla" il rimprovero. A scuola, così come a casa, alterna momenti di tranquillità a momenti di agitazione, normale in tutti gli individui, sia piccoli che grandi.
Un comportamento normale, però, può diventare patologico se interferisce con il normale funzionamento, nel suo caso, ad esempio, se suo figlio rischia di causare danni ai compagni di classe o a se stesso.
Riguardo il rapporto con la sorellina, è giusto che lui ne accetti la presenza ma trascorra anche dei momenti in "solitudine". Potrebbe essere positivo scoprire che alla sua età può iniziare a fare delle cose "da grande", come aiutare il papà in qualche lavoretto, per poi divertirsi da solo o in compagnia. Non deve avere dubbi di essere amato ma non deve neppure pretendere di essere amato incondizionatamente e come se fosse figlio unico.
Le fiabe sono un valido supporto per la crescita dei bambini (e un valido aiuto anche per l'adulto), poiché attraverso la fiaba il bambino esprime emozioni che potrebbe avere difficoltà ad esprimere normalmente. Provi a raccontargli delle fiabe, lasciando da parte l'interpretazione. Sarà il bambino a trarre le sue conclusioni (inconsce) riguardo il loro significato profondo.
 
Un caro saluto.