Ricominciare a vivere dopo una separazione

La separazione di coppia rappresenta uno degli eventi più destabilizzanti nella vita di una persona. Come un terremoto interiore, scuote le fondamenta dell’identità, delle abitudini quotidiane, delle certezze affettive. Non si tratta solo della perdita dell'altro, ma anche della perdita di una parte di sé, del progetto condiviso, e spesso della fiducia nel futuro. Eppure, è proprio nella frattura che può germogliare la possibilità di un nuovo inizio. Come afferma Franco Pastore in L’amore e il conflitto, «ogni rottura relazionale è anche un’opportunità evolutiva, se osservata e attraversata con consapevolezza».

La Stanza Vuota"

Quando Laura chiuse la porta alle sue spalle, l'appartamento sembrò più grande. Troppo grande. Dopo dieci anni insieme, il silenzio era diventato assordante.

I primi giorni furono nebbia: colazioni saltate, pianti improvvisi, fotografie riposte nei cassetti. Ma nella quiete forzata, qualcosa cominciò a germogliare. Un giorno, prese un vecchio quaderno e iniziò a scrivere. Solo pensieri sparsi, piccoli frammenti di dolore e speranza.

Poi venne il primo sorriso davanti allo specchio. Un taglio di capelli nuovo. Una camminata al parco, da sola, sotto il sole. Nessuno a cui spiegare nulla. Solo lei, e il vento tra gli alberi.

Iscritta a un corso di ceramica, Laura riscoprì il piacere di creare. Le sue mani modellavano l’argilla con una delicatezza che non sapeva di avere. Ogni vaso era una ferita che prendeva forma e diventava bellezza.

Un anno dopo, la stanza vuota non faceva più paura. Era diventata il suo studio. Le pareti raccontavano chi era diventata: una donna non spezzata, ma riforgiata. Più vera. Più sua.

La separazione come trauma e rinascita

La separazione non è solo un fatto giuridico, ma soprattutto un processo emotivo che può durare mesi, a volte anni. In Up e Down. Solitudine e potere nella coppia, Danilo Solfaroli Camillocci mette in luce come, nella dinamica di coppia, si sviluppino spesso asimetrie di potere che, quando il rapporto finisce, lasciano il singolo disorientato e vulnerabile. «Chi esce da una relazione – scrive – sperimenta un vuoto, ma anche una libertà nuova che, se ben gestita, può diventare potere personale».

La separazione comporta un lutto psicologico, simile alla perdita per morte. Elizabeth Kübler-Ross ha definito cinque fasi del lutto: negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. Attraversare queste fasi, senza bloccarle né forzarle, è un passo essenziale per la guarigione.

Il lutto psicologico: cos’è davvero?

Il lutto psicologico è una risposta emotiva alla perdita di qualcosa di profondamente significativo: una persona amata, un legame, un’identità, una fase della vita. Non riguarda solo la morte biologica, ma tutte le forme di "morte simbolica", in cui una parte del nostro mondo emotivo crolla o cambia per sempre.

Nel caso di una separazione, ciò che si perde non è solo l’altro, ma:

  • il progetto condiviso (“Cosa sognavamo insieme?”),

  • la quotidianità (“Chi sono senza quella routine?”),

  • la sicurezza affettiva (“Mi sentirò mai più amato/a?”),

  • una parte della propria identità (“E adesso, chi sono io?”).

Perché il lutto psicologico è così faticoso?

  • Non è visibile: nessuno porta il lutto per una separazione come si fa per un lutto da morte.

  • La società spinge a “riprendersi in fretta, a "voltare pagina" invece di elaborare.

  • Ci si sente soli: spesso si teme di essere “deboli” a sentirsi ancora così male dopo mesi.

  • Coinvolge il senso di identità: il dolore non riguarda solo “l’altro che non c’è”, ma “me che non so più chi sono”.

Come attraversarlo consapevolmente

  1. Riconosci il dolore come legittimo

    • Non è “troppo”, non sei “esagerata/o”.

    • La tua sofferenza ha diritto di esistere.

  2. Accetta le emozioni che emergono

    • Non giudicare la rabbia, la tristezza, la nostalgia.

    • Accogli tutto come parte di un processo.

  3. Esprimi il dolore

    • Scrivi, parla con un amico, vai in terapia.

    • L’espressione aiuta a dare forma a ciò che sembra informe.

  4. Dai un significato alla perdita

    • Non cercare subito “il lato positivo”.

    • Chiediti: cosa sto imparando da questo passaggio?

  5. Ricostruisci una narrazione personale

    • Non sei solo la persona lasciata.

    • Sei anche co-creatore della tua rinascita.

L’identità ferita: chi sono senza l’altro?

Una delle domande più dolorose dopo la separazione è: “Chi sono ora?”. Nelle relazioni lunghe, le identità individuali si intrecciano profondamente, e la fine del legame può generare un senso di smarrimento.

Franco Pastore sottolinea come molte coppie restino insieme anche dopo la morte dell’amore, per paura di affrontare proprio questo vuoto identitario. Egli definisce questo meccanismo “copione affettivo”: una narrazione che le persone si costruiscono attorno alla propria relazione, e che rende difficile distinguere l’“io” dall’“noi”. Solo attraversando il dolore del distacco, afferma, è possibile riappropriarsi del sé.

Solitudine: nemica o alleata?

La solitudine è forse l’aspetto più temuto dopo una separazione, ma può essere considerata  come uno spazio generativo, in cui poter riscoprire desideri, passioni, bisogni.

Nel suo libro Up & Down. Solitudine e potere nella coppia, Danilo Solfaroli Camillocci sottolinea un concetto chiave: la solitudine non è solo un sintomo del vuoto relazionale, ma può diventare un territorio fertile, una zona franca in cui ritrovare se stessi dopo essere stati per molto tempo definiti dall’altro.

La nostra cultura associa la solitudine al fallimento, alla tristezza, alla mancanza d’amore. Ma questa è solo una parte della verità. Dopo una separazione, la solitudine iniziale è dolorosa, sì, ma anche inevitabile: è la fase in cui tutto ciò che era “noi” diventa silenziosamente “io”. Quel vuoto, se attraversato con consapevolezza, diventa spazio per la rinascita.

Perché la solitudine fa così paura

La solitudine dopo una separazione non è solo “stare da soli”. È confrontarsi con il proprio mondo interiore spogliato da distrazioni, ruoli, dinamiche abituali. E spesso lì dentro ci troviamo:

  • vuoti affettivi antichi che la relazione copriva,

  • paure abbandoniche che ci fanno sentire “sbagliati”,

  • silenzio che sembra pesare più di mille parole.

Come scrive Solfaroli Camillocci:

“L’amore spesso copre il nostro bisogno di sentirci interi. Quando finisce, ci accorgiamo che quella interezza era delegata all’altro.”

In altre parole: scambiamo l’unione per completezza, e quando l’unione finisce, ci sentiamo mutilati. Ma non lo siamo. Siamo incompleti in modo sano, e possiamo riapprendere a stare con la nostra incompletezza, senza volerla subito colmare con qualcuno o qualcosa.

La solitudine fertile: uno spazio rigenerativo

Solfaroli parla di solitudine fertile come di uno spazio interiore dove il sé può finalmente emergere. Spesso, nella coppia, si rimane ingabbiati in ruoli fissi: il forte, il fragile, il protettivo, il dipendente. Quando questi ruoli saltano, possiamo iniziare a riscoprire chi siamo davvero, oltre l’adattamento all’altro.

Solitudine fertile è:

  • riprendere contatto con i propri bisogni autentici,

  • ascoltare il corpo, i ritmi, il desiderio,

  • tornare a fare cose per sé (camminare, scrivere, cantare),

  • non dover rispondere a nessuno, se non a sé stessi,

  • lasciar emergere memorie e sogni messi in pausa.

Uno degli aspetti più belli della solitudine fertile è che risveglia desideri dormienti, quelli che magari nella coppia erano stati messi da parte.

Forse amavi leggere, ma ti eri adattata a guardare serie tv.
Forse amavi viaggiare sola, ma avevi imparato a “mediare”.
Forse avevi bisogno di più silenzio, di meno compromessi.

Ora puoi chiederti:

  • “Cosa mi manca veramente, al di là della presenza dell’altro?”

  • “Cosa desidero per me, ora che sono libera da richieste esterne?”

Scrivili. Falli esistere. Trasformali in piccoli passi quotidiani. La passione per la vita non torna da sola: si semina, poco a poco.

La solitudine dopo una separazione non è un deserto sterile, ma una stanza interiore che da tempo aspettava di essere abitata. All’inizio può far paura: è nuda, silenziosa, immobile. Ma lentamente, se vi entri con rispetto, scopri che ti somiglia. Ti ascolta. Ti rigenera.

Ricostruire: un nuovo senso, un nuovo equilibrio

Ricominciare a vivere non significa “tornare come prima”, ma trasformarsi. Le relazioni ci cambiano, e anche le loro rotture. Il punto non è dimenticare l’altro, ma riappropriarsi della propria narrativa.

Solfaroli Camillocci invita a dare un senso nuovo all’esperienza vissuta: non come fallimento, ma come passaggio. «Le storie finiscono, ma non si cancella ciò che hanno prodotto in termini di crescita personale».

La rinascita parte da piccole cose: un gesto quotidiano, un nuovo rituale, una nuova amicizia. La guarigione è processo, non evento.

Esercizi pratici per la ricostruzione emotiva

Di seguito alcuni esercizi ispirati al lavoro terapeutico e agli approcci suggeriti dai due autori.

1. Diario del lutto

Tutti i giorni per due settimane, rispondi a queste domande:

  • Cosa mi manca davvero della mia relazione?

  • Cosa non mi manca affatto?

  • Cosa sto imparando da questo dolore?

Obiettivo: aiutarti a distinguere l’idealizzazione dal ricordo reale e iniziare a costruire significato.

2. La mappa dell’identità perduta e ritrovata

Disegna un cerchio e dividilo in spicchi. Scrivi in ogni spicchio una parte di te che hai “perso” nella relazione. Poi, accanto, scrivi come puoi recuperarla o trasformarla oggi.

Esempio:

  • “Avevo smesso di suonare il pianoforte” → “Posso riprendere con 10 minuti al giorno”.

3. Meditazione sul distacco

Ogni mattina, per 5 minuti:

  1. Chiudi gli occhi, respira.

  2. Visualizza l’ex partner come un’immagine lontana.

  3. Ripeti a te stesso: “Ti lascio andare. Mi riprendo la mia energia. Scelgo di tornare a me”.

Conclusione

Il lutto psicologico non è un errore, è una reazione sana a una perdita reale.
Attraversarlo è faticoso, ma è l’unico modo per ritornare a vivere, non come prima, ma forse meglio, con più verità, profondità e libertà.

Ricominciare a vivere dopo una separazione non è solo un atto di sopravvivenza, ma un processo di rigenerazione personale profonda. È il momento in cui, costretti a guardarci allo specchio, possiamo finalmente vedere chi siamo senza le sovrastrutture del “noi”.

Come ricorda Franco Pastore, «ogni amore finito porta con sé il seme di un amore più maturo: quello per sé stessi». E come sottolinea Danilo Solfaroli Camillocci, il potere personale non nasce dal controllo sull’altro, ma dalla libertà di stare bene da soli.

Non esiste una formula magica per guarire, ma esiste il tempo, la cura, l’ascolto, e la possibilità di scegliere di nuovo.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

 

Bibliografia

  • Pastore, F. (2009). L’amore e il conflitto. Psicologia della relazione di coppia. Franco Angeli.

  • Solfaroli Camillocci, D. (2010). Up & Down. Solitudine e potere nella coppia. Edizioni Borla.

  • Kübler-Ross, E. (1969). On Death and Dying. Macmillan.

  • Norwood, R. (1991). Donne che amano troppo. Feltrinelli.

  • Yalom, I. D. (1989). Loves Executioner and Other Tales of Psychotherapy. Basic Books.

  • Tolle, E. (1997). Il potere di adesso. MyLife.

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