La paura di volare

La paura di volare - tecnicamente "aerofobia" - rappresenta oggi una delle nuove ansie maggiormente diffuse e socialmente amplificate a causa del verificarsi dei drammatici episodi di dirottamento e, più recentemente, di terrorismo suicida. E', senza dubbio, una paura tipica dell'essere umano contemporaneo per il semplice, ma fondamentale, fatto che l'aereo ed il volare costituiscono dei "contenitori ideali" per una significativa miscela di angosce e paure irrazionali (oltre a costituire un'esperienza obiettivamente atipica e del tutto innaturale per l'essere umano).

Che cosa è la paura di volare? Come si manifesta? Quando, e soprattutto come, è possibile ed utile affrontarla?

L'aereo ed il volo possono essere vissuti con grande piacere e curiosità così come anche con enorme paura e terrore, finendo con attrarre e condensare le principali paure dell'uomo moderno e presentando nel contempo all'essere umano un'esperienza oggettivamente particolare nella quale egli è sollecitato da innumerevoli punti di vista. Dal punto di vista fisico, non meno che dal quello psichico, dal punto di vista sociale ed ambientale, non meno che da quello esistenziale. Ma, sicuramente, vi è una grande differenza tra chi prova un semplice, lieve e spesso non consapevole disagio nello stare in aereo e - all'estremo opposto - chi non può nemmeno pensare all'ipotesi di effettuare un pur breve volo.

Gli eventi degli ultimi decenni hanno avuto l'effetto di acuire o scatenare la paura di volare in fasce molto ampie di persone e in tipologie di persone diverse. Al di là dei ruoli professionali esercitati dall'aerofobico, dei motivi per i quali egli (vuole o deve) prendere l'aereo, e della presenza o meno di altre forme di malessere psicologico, la necessità di risolvere il problema o, almeno, di contenerlo in limiti ragionevoli richiede delle risposte valide. Cosa fare?

La persona che teme il volo ha bisongo di un valido supporto alla presa di coscienza globale e ricevere indicazioni utili sul cosa evitare di fare (e di pensare) e sul come programmare un percorso di cura al fine di superare o contenere il disagio. A fronte di numerose pubblicazioni (soprattutto in lingua inglese) che promettono miracolosi quanto improbabili risultati sulla base della sola lettura di consigli e suggerimenti, la psicoterapia specifica ha lo scopo di fornire un supporto globale alla situazione ansiosa ed un panorama delle possibilità di risoluzione, oltre a riflettere minuziosamente su cosa accade all'aerofobico - prima, durante e dopo il volo - alla ricerca di ulteriori ipotesi esplicative.

L'assunto di base è che la presa di consapevolezza e l'ampliamento delle proprie capacità mentali di contenimento dell'ansia del volo possano essere di aiuto e di sostegno solo se basate su tentativi seri ed approfonditi di comprensione della genesi di tale fobia.

Sono molte e differenziate le manifestazioni dell'angoscia e si potrebbe addirittura affermare che vi sono numerose tipologie di angoscia diverse ed altrettanto differenti modi soggettivi di sperimentarla, viverla e contenerla.

L'ansia può essere definita come uno stato emotivo contraddistinto da apprensione e tensione interiore così come da tensione somatica nel quale la persona anticipa mentalmente pericoli e drammatiche catastrofi. La paura che si prova nel proprio animo è spesso una "paura-senza-nome", vaga ed indifferenziata, sorda o acuta, esplodente o sempre presente, che nel complesso getta una luce sinistra sia sul presente, sia sul futuro.

La persona ansiosa può essere caratterizzata da numerosi tratti differenti e porsi di fronte alla vita in mille modi diversi. Alla base, però, vi è spesso la trilogia composta da: apprensione, inibizione ed eccitabilità.

Il carattere apprensivo è tipico delle persone che guardano alla vita ed al futuro in modo timoroso, pessimistico, anticipando difficoltà e problemi, ed anche ricordando soprattutto le situazioni che non sono andate a buon fine.

L'inibizione si manifesta in specie sul piano delle relazioni (inibizione sociale) e dell'affettività, con la conseguente difficoltà ad esprimere i propri sentimenti e ad entrare in risonanza con gli altri.

Infine, l'eccitabilità è la caratteristica di chi, colloquialmente, viene etichettato come "troppo sensibile", troppo acutamente rispondente - in modo non costruttivo - alle stimolazioni esterne.

Nel complesso tali elementi rendono la persona iper-vigile, spesso contratta caratterialmente ma anche a livello fisico (della muscolatura), sbilanciata in avanti (verso il futuro) o verso il passato, instabile emotivamente, agitata all'interno ma frequentemente percepita come immobile all'esterno

Nel momento in cui si parla di "fobia", e di "fobia specifica", si intende una sorta di angoscia concentrata che ha come fulcro (a) una specifica situazione, (b) un oggetto (animato o inanimato), o (c) un luogo.

L'angoscia che prende la persona può essere mitigata dalla considerazione della sua irragionevolezza - ad esempio, temere gli spazi aperti, oppure non riuscire ad entrare in un cinema anche quando esso non è affollato ed è dotato dei normali sistemi di sicurezza - oppure può essere rafforzata dall'idea che si corre realmente qualche rischio.

Quest'ultimo è il caso della fobia dell'aereo, angoscia che trova una sua base per così dire logica nella constatazione degli incidenti aerei avvenuti nel tempo: l'asettica informazione circa il fatto che, in ogni caso, l'aereo è il mezzo di trasporto più sicuro non toglie minimamente dalla mente della persona questa forma di ansietà globale. Se, dunque, la fobia specifica si propone come un'angoscia localizzata e strutturata - quindi facilmente evitabile, a meno che la persona non sia costretta ad avvicinarsi all'oggetto o alla situazione fobica - nondimeno essa penalizza fortemente il soggetto delimitando il suo spazio vitale e la sua possibilità di scelta, di azione e di movimento. Ciò è soprattutto visibile nella agorafobia (angoscia per gli spazi aperti) e nella claustrofobia (angoscia degli spazi chiusi).

Pensando alla normale vita che una persona svolge, diviene evidente che le fobie specifiche ne limitano l'aerea di attività nei vari contesti nei quali la vita si concretizza: nella scuola, nel lavoro, nella dimensione del tempo libero e nella dimensione della famiglia.

Ad esempio, una fobia specifica molto diffusa è l'ansia sociale: essa comporta il fatto che la persona, in ognuna delle situazioni di vita sopra indicate, non riesce a manifestare il proprio pensiero e, in definitiva, non riesce ad esprimere se stessa, rimanendo frustrata e inibita, insoddisfatta e bloccata, subendo inoltre danni concreti nello sviluppo e nel riconoscimento sociale delle proprie abilità e competenze.

La limitazione che la fobia sociale produce nella vita di scuola e nelle professioni è facilmente immaginabile. Altre fobie specifiche sono meno diffuse e/o meno appariscenti: tra queste le fobie che hanno come oggetto specifici animali, le angosce che emergono di fronte alle ferite e/o al sangue, l'ansia che assale la persona durante forti temporali o in mare, e così via.

E' anche necessario inquadrare le ansie e le fobie di oggi nel loro contesto storico e nella situazione globale attuale. Se qualcuno, cinquanta anni fa, si fosse presentato all'imbarco di un volo affermando di "avere paura di un dirottamento!" probabilmente sarebbe stato preso per un soggetto un po' matto… Oggi, i timori di dirottamenti e di attentati sono diffusi e colui che pensa dentro di sé a tali possibilità e ne prova un po' paura non può certo essere ritenuto fuori dal mondo. Diverso sarebbe il caso se tale idea divenisse talmente tanto presente e quasi persecutoria da indurre il blocco nel volare o, più in generale, un evitamento del prendere i mezzi di trasporto (dato che un attacco di quel genere è virtualmente possibile dovunque, in metropolitana come su un autobus, in una piazza come in un teatro).

E' questo il tema della relatività delle paure e delle ansie dell'uomo moderno, cosa che induce a vedere tali aspetti in prospettiva storica ed evolutiva, pur sempre cercando di tenere ben distinte preoccupazioni, timori e paure razionalmente fondate da un lato, da ansie, angosce e fobie dall'altro.

Collegato a ciò vi è il discorso di cosa, oggi, possa essere ritenuto normale e cosa, invece, segnali l'esistenza di una, chiamiamola, "disfunzione" negli apparati psichici di una persona. Sicuramente è più facile procedere verso tali distinzioni occupandosi di fobie classiche che hanno come focus oggetti specifici. Prendendo come esempio la fobia dei gatti, si può affermare che una situazione decisamente fobica si ha quando non è possibile sopportare la vicinanza di un gatto, la sua presenza nell'ambiente, ed altri generi di "contatti" indiretti, come lo sguardo. Una situazione di fastidio o di timore, invece, non provoca tale stato di agitazione, né provoca scatti fisici ed esclamazioni nel corso dell'evitamento del micio, o ancora non provoca la richiesta di non essere posti in contatto con l'oggetto.

Nello specifico della fobia dell'aereo ciò che causa lo stato di allarme interno che poi si tramuta (o può tramutarsi) nello scoppio di angoscia sta anche nell'impossibilità di attivare quel meccanismo di base degli organismi viventi noto come flight-or-fight response, cioè la risposta di attacco o di fuga. Immobilizzati necessariamente a causa della situazione fisica ed ambientale, si attiva allora quella spirale dell'ansia costituita dal reciproco rinforzarsi di sintomi fisici e di sintomi psichici.

Dall'indifferenza, alla fobia, passando per l'antipatia e l'avversione, vi sono innumerevoli gradi di passaggio. Se passiamo dall'esempio della paura dei gatti alla situazione dell'aereo, dello stare in aereo, un certo timore e il pensiero che qualcosa potrebbe anche andare male si può ben comprendere nel momento in cui il passeggero, ad esempio, si accorgesse della presenza armata di un vigilante a bordo.

Allo stesso modo, non è piacevole vedere i piloti che si rinchiudono nella loro cabina di comando utilizzando portelli blindati che sono finalizzati ad evitare l'intrusione di soggetti pericolosi nell'area di pilotaggio del velivolo. Chi potrebbe poi criticare una persona se prova qualche timore nel prendere l'aereo il giorno dopo aver avuto la notizia di un disastro aereo?

E' anche vero pensare che vi sono persone che - a fronte di questo identico fatto - si sentono "sollevate": in base alle probabilità statistiche, in prossimità di un incidente aereo è difficile, pensano, che ne possa avvenire un altro. Ma forse non sanno che vi sono, nel merito, anche altre opinioni: qualcuno ha notato che c'è una sorta di "effetto contagio" per cui, ad esempio, ad un incidente avvenuto nell'Africa meridionale è facile che poi ne segua un altro in chissà quale parte del mondo… Alla fine, è l'incertezza che regna sovrana, mentre l'unica certezza è possibile reperirla soltanto dentro di sé!

per approfondimenti:

Andrea Castiello d'Antonio, "LA PAURA DI VOLARE". Franco Angeli editore, Milano, 2011.

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