Non so come andare avanti

Andrea

Buongiorno..non so neanche perché scrivo qui tanto soluzioni non ce ne..Ho 40 anni.. sono sempre stato male..mi sono sempre isolato.. sentito di troppo.. fino a 33 anni sono riuscito a lavorare continuamente poi la crisi.. Mi sono reso conto di avere tendenze omosessuali di cui forse non avevo mai voluto prendere coscienza..nello specifico fantasie e desideri nei confronti di transessuali..ho iniziato un percorso con uno psicoterapeuta per capire..è stato un lungo percorso..ed ho tirato le mie conclusioni..le tendenze omosessuali sono un sintomo di un malessere molto più profondo e non il vero problema..sono collegate ad una fragilità del se importante.. invalidante.. sono collegate ad uno sviluppo identitario patologico..a 36 anni in un periodo di profonda crisi dove ancora non conoscevo bene le mie problematiche ho parlato con un amico..e indovinate dopo pochi giorni tutti sapevano.. parenti amici...da allora l'abisso.. riesco ad uscire di casa a stento.. faccio fatica a realizzarmi lavorativamente...la vergogna ha raggiunto livelli enormi..con ogni persona mi confronto so che hanno questa notizia di me così personale e così disordinata..Non mi dedico alle mie passioni: musica, sport, trekking..in ogni situazione entro sono terrorizzato dal fatto che potrebbe arrivare questa notizia, vivo in una piccola provincia dove molti sanno, quindi se entro in una nuova situazione..l'info prima o poi arriva..non so più cosa fare ho una vita davanti e non vedo luce.. tutto l'entourage di persone che ho conosciuto nella mia vita ha questa info..Sono finito .. sono andato contro la morale..ho dei sensi di vuoto, di disconnessione quando sono in nuovi posti terribili.. dimenticavo: ho provato purtroppo a mettere in atto queste fantasie.. ormai non agisco più da anni..ma la solitudine e la vergogna sono tremendi..ho pensato di trasferirmi, ma mi porto dietro una storia troppo ingombrante, ed una fragilità del se tremenda.. purtroppo che dir si voglia l'omosessualità o le tendenze omosessuali sono realmente la punta di un iceberg..non il vero problema..sono patologiche al 100 per 100.. sono riuscito a capire come funziona la tendenza con questo professionista e a ridurla molto.. però cmq non è bastato ormai sono sputtanato... passo le giornate a capire come risolvere questa situazione irrisolvibile..la vita mi scorre davanti e pensare a quello che mi aspetta mi fa vedere tutto nero..troppa vergogna e pensare che sono stato io ad auto distruggermi parlando con questa persona..non credo che riuscirò a reggere una vita così.. purtroppo abbiamo bisogno di relazioni e io ho compromesso la mia vita relazionale per sempre..troppo pesante Grazie

5 risposte degli esperti per questa domanda

Ciao Andrea,
ti ringrazio per aver scritto un messaggio così profondo, onesto e doloroso. Non è facile mettere nero su bianco il proprio vissuto, soprattutto quando ci si sente così soli e in trappola. Ma hai fatto qualcosa di importante: hai parlato. Questo, anche se adesso ti sembra inutile o "troppo tardi", è un atto di coraggio. Lo è davvero. Quello che descrivi – la vergogna, la solitudine, il senso di essere "sputtanato", la percezione che tutto sia compromesso – è qualcosa che molte persone vivono, anche se in modi diversi. Ma questo non rende il tuo dolore meno autentico o meno grave. 1. Le tue tendenze o desideri non sono "patologici al 100%". Capisco che il tuo percorso terapeutico ti abbia portato a certe conclusioni, ma è importante distinguere tra sofferenza psicologica e orientamento sessuale. Desideri verso persone trans o dello stesso sesso non sono un disturbo mentale. Quello che può essere patologico è il modo in cui ci si sente rispetto a sé stessi – la vergogna, il rifiuto, la difficoltà di accettarsi. Ma i tuoi desideri in sé non sono malati, sbagliati o un sintomo da "eliminare". 2. La vergogna è un'emozione appresa. Non nasce con noi. La si impara in ambienti in cui sentirsi diversi diventa motivo di esclusione, giudizio, dolore. La tua vergogna è reale, sì, ma non è “oggettiva”: è il prodotto di come sei stato visto, ascoltato (o non ascoltato), accolto nella tua vulnerabilità. E ti sta logorando. Ma può cambiare, con il tempo, con le persone giuste, con spazi più sicuri. 3. Non sei finito. Sei ferito. C’è una grande differenza. La ferita non è la fine. È qualcosa che può restare a lungo aperta, infetta di silenzi e umiliazioni, ma può anche trovare aria e luce. Anche se ti sembra tutto nero, anche se l’idea di trasferirti ti spaventa o ti pare inutile: il cambiamento è possibile, e spesso richiede tempi lunghi, ma non è mai precluso. 4. Hai ancora diritto a una vita piena La tua passione per la musica, lo sport, il trekking... non sono spariti. Sono congelati. E la vergogna ha fatto da ghiaccio. Ma non sono morti. Il fatto che tu li citi nel messaggio è già un segnale: dentro di te una parte vuole vivere, nonostante tutto.5. Non sei solo Anche se può sembrarti che nessuno possa capire la tua esperienza, ci sono comunità, professionisti, gruppi di sostegno – anche online, in modo anonimo – che lavorano proprio con persone che vivono esperienze simili alla tua. E trovare anche solo una persona che possa ascoltarti senza giudizio può fare la differenza. Cosa puoi fare adesso?

  • Continua il percorso terapeutico: ma se senti che il professionista che ti ha seguito ha rinforzato l’idea che i tuoi desideri siano una "patologia", forse è il momento di cercare un terapeuta diverso, più aggiornato sul tema dell’identità e della sessualità.

  • Cerca uno spazio protetto: gruppi di supporto per persone LGBTQIA+ (ce ne sono anche in forma anonima, anche in città più piccole o online). Non per "etichettarti", ma per trovare comprensione umana, reale.

  • Scrivi: se non riesci a parlare con nessuno, scrivere ogni giorno – come hai fatto ora – può diventare uno strumento per non perderti, per mantenere contatto con te stesso.

  • Prendi in considerazione un cambio di ambiente, anche se spaventa. Non per fuggire, ma per darti una nuova possibilità, con spazi e persone che non ti conoscono e non ti giudicano.

Andrea, tu non sei la tua vergogna. Non sei l'etichetta che gli altri ti hanno messo addosso. Non sei "sputtanato". Sei un essere umano, con una sensibilità profonda, con delle ferite, sì, ma anche con un’intelligenza e una capacità di analisi che si leggono tra le righe di ogni parola che hai scritto.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

La Dott.ssa Antonella Bellanzon offre supporto psicologico anche online

Salve Andrea,

La sua è certamente una situazione molto dolorosa e complessa, che necessita di più di qualche riga per essere affrontata.

L'omosessualità è tutt'altro che patologica, è una normale sfumatura della sessualità che può essere vissuta con serenità e libertà, senza vergogna alcuna. Alcuni studi, in passato, hanno addirittura concluso possa avere funzione adattiva di sopravvivenza per la specie umana. E così l'interesse da lei riportato verso le persone transessuali. 

Non posso offrirle un percorso di psicoterapia, ma qualora volesse approfondire il tema della sua sessualità per capirsi meglio, e per capire meglio e superare la vergogna che prova sono a disposizione per dei colloqui.

Cordiali saluti

Dott.ssa Valeria Manni

Dott.ssa Valeria Manni

Roma

La Dott.ssa Valeria Manni offre supporto psicologico anche online

Sei davvero sicuro che le tue tendenze omosessuali siano patologiche? Sicuro che davvero vuoi continuare a frequentare persone che, anziché starti vicine e mostrarsi comprensive per la tua fragilità, hanno deciso di deriderti? Forse amarti e accettarti è il primo passo necessario per poter andare nel mondo a testa alta e crearti una vita con persone davvero amiche e che siano in grado di capirti. Gli amici dovrebbero essere questo, non trovi?

Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

Il Dott. Francesco Damiano Logiudice offre supporto psicologico anche online

Gentile Andrea,

non sono sicura di avere capito quale è la situazione in cui ti trovi, ma di sicuro la vergogna è troppa e paralizza. Cosa vuol dire che sei andato contro la morale? Se, come penso, non hai fatto del male a nessuno, ma solo a te stesso giudicandoti con troppa severità, dovresti parlare con uno psicoterapeuta di questo tuo vissuto di grande vergogna. I segreti, le cose non dette, dette a metà o sospettate possono creare grande vergogna spesso ingiustificata o eccessiva rispetto a ciò che può essere effettivamente successo. I segreti svelati si sciolgono come neve al sole e non c'è più vergogna. La segretezza e la paura aumentano la vergogna e portano a nascondersi per paura di affrontare quello che non si sa se la gente possa sapere o non sapere. Non vergognarti di chi sei e dei tuoi desideri, in questo senso parlarne in psicoterapia può essere utile.

In bocca al lupo

dottoressa Roberta Daminelli 

Dott.ssa Roberta Daminelli

Dott.ssa Roberta Daminelli

Bergamo

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