Frequento un ragazzo profondamente insicuro ed anche alquanto orgoglioso

Anita

Salve, da 5 mesi frequento un ragazzo singolare, dalla mente creativa e brillante, ma da una mia analisi più accurata profondamente insicuro ed anche alquanto orgoglioso. Si dichiara restio all'approfondimento del nostro rapporto, prima ancora che all'avvio di una possibile relazione, asserendo di non fidarsi. Mi stupisce il fatto che si dica unilateralmente disinteressato alle relazioni, al di là della possibile partner. La sua è una paura d'abbandono, presumibilmente, dato che la sua prima ed unica relazione si è bruscamente chiusa a causa della decisione della sua ex, una decisione che non è stata corredata da alcuna motivazione. Il che ha alimentato molto probabilmente complessi di inferiorità e quant'altro nel soggetto in questione. Pare che rapporti difficili con le due sorelle e, soprattutto, rifiuti subiti in passato abbiano scolpito nella sua mente un'immagine non poco demonizzata della figura femminile, vista come un individuo che esercita del potere persuasivo sull'uomo per mezzo della propria sensualità, al punto da riuscire a scalare il successo minimizzando gli sforzi che egli sa di dover compiere per emanciparsi da uno status sociale a lui non gradito. Si tratta difatti di una persona assetata di cambiamenti, un giovane uomo all'imbocco di un iter di crescita del proprio “Io“, mirato al raggiungimento del successo professionale, per il quale sarà disposto ad abbandonare l'ambiente in cui vive, spingendosi fino all'estero. -Non c'è nulla che può metterglisi di traverso- penserebbe, specie se si tratta di una donna da cui, dopo essersi affezionato, potrebbe restare inaspettatamente deluso. Ciò che mi chiedo, circa la sua paura inconscia verso l'universo femminile, privo di linearità (di prevedibilità, nel senso che se ne può restare delusi non appena si abbassa la guardia), è se vi possa essere una correlazione tra il suo atteggiamento diffidente e una possibile madre “evitante“, fredda, da cui scaturisce la paura inconscia dell'essere feriti (ho letto ciò in un articolo sul Web). Insomma, quanto il rapporto madre-figlio può condizionare il modo di un uomo di relazionarsi con l'universo femminile?

1 risposta degli esperti per questa domanda

La risposta alla sua domanda è si: il rapporto con la figura materna è la prima esperienza di rapporto significativo della nostra vita e su quello si baseranno poi tutti i rapporti futuri. La relazione con la mamma fin dai primi mesi di vita è quindi determinante per la crescita e la capacità di entrare in relazione con gli altri.

La figura d’attaccamento, la madre, determinerà, a seconda delle sue risposte ai bisogni ed alla sua presenza con il bambino lo sviluppo del legame di attaccamento. Il sistema d’attaccamento è un’organizzazione psicologica basata sulla figura materna come “base sicura” per la crescita: risposte ai bisogni primari di accudimento, presenza che infonde sicurezza dai pericoli, presenza affettiva ed emotiva. Questo sistema d’attaccamento svilupperà a sua volta una cognizione di sé nel rapporto con gli altri che guiderà poi le relazioni nella vita adulta.

Un bambino che ha avuto una madre responsiva e presente, capace di affetto e sostegno, da cui potersi allontanare senza temere l’abbandono, si sentirà capace di entrare in relazione con gli altri avendo un buon esempio alle spalle. Legame d’attaccamento sicuro.

Un bambino cresciuto con una mamma non affettiva, impegnata solo nelle cure formali che lo allontana quando ne ricerca la presenza più calorosa, crescerà con la credenza di non essere degno di amore, di valere poco, e difficilmente si affiderà e fiderà di un'altra persona. Legame d’attaccamento evitante.

Un bambino con una mamma imprevedibile rispetto alle risposte ai bisogni, a volte c’era a volte no, crescerà con una caratteristica ansia e un’insicurezza riguardo agli altri ed ai loro comportamenti di abbandono nei suoi confronti. Legame d’attaccamento ansioso- ambivalente.