Il ciclo della violenza. Il vortice mostruoso di un “amore” distorto.

Il 22 Novembre 2019 è stato presentato l’ultimo report della Polizia di Stato, denominato “Questo non è amore”, sulla violenza di genere e i dati emersi sono sconcertanti: sarebbero ben 88 al giorno le donne che, in Italia, subiscono violenze di diverso genere, dalle percosse, allo stalking, alla violenza sessuale fino anche all’omicidio: una donna maltrattata ogni 15 minuti. Nel 60 % dei casi i principali autori di stalking, violenze e femminicidi avviene per mano di compagni ed all’interno delle mura domestiche. Nel 1979 Walker individuò quello che oggi è noto come “Ciclo della violenza”, definito dall’autrice stessa come il progressivo e rovinoso vortice in cui la donna viene inghiottita dalla violenza continuativa, sistematica, e quindi ciclica, da parte del partner (Walker, 1979).

Il ciclo della violenza si articola in quattro fasi:

· Crescita della tensione;

· Esplosione della violenza;

· Luna di miele;

· Scarico della responsabilità.

La prima fase è caratterizzata da un aumento della tensione all’interno della coppia. Spesso i motivi dell’innalzamento della tensione riguardano cose futili, spesso legate al movente della gelosia. Questa fase è caratterizzata da una tendenza dell’uomo di sminuire, mortificare e insultare la vittima, la quale, temendo uno scoppio di ira, cerca di evitare lo scontro mostrandosi amorevole. Ciò però non si verifica, al contrario, nella maggior parte dei casi, avviene un’escalation della violenza, sia fisica che verbale. La vittima a questo punto può reagire in diversi modi: può provare a difendersi, fuggire o, molto spesso, subisce passivamente l’assalto dell’uomo violento. In questa fase tutte le vittime sono accomunate dalla paura, dalla sensazione di aver perso il controllo e dalla sensazione di essere inermi. Al termine della violenza, la donna oltre ai lividi sul corpo porta con sé anche i lividi nell’anima. Dal punto di vista psicologico si può andare incontro allo sviluppo di un vero e proprio disturbo da stress post-traumatico.

Cosa fa sì che la vittima non denunci e non vada via dopo la violenza subita? Ecco che entra in scena la terza fase, la cosiddetta “luna di miele”. L’uomo si mostra pentito nei confronti della vittima e le promette un cambiamento. La vittima cede e crede al cambiamento dell’uomo. L’uomo, inoltre, tende a scaricare la responsabilità del proprio gesto o su cause esterne, per esempio l’alcool, il lavoro, lo stress o l’eccessiva ingerenza dei familiari di lei, che magari cercano di farle aprire gli occhi, o colpevolizzando la vittima, sostenendo che questa lo avrebbe provocato e, nella maggior parte dei casi, riesce a far credere alla partner di essere davvero la colpevole dei suoi gesti atroco.

La donna è "responsabile", l’uomo si divincola da ogni colpa ed il ciclo della violenza è pronto a ricominciare.

Quali sono quindi i fattori che non permettono alle donne vittime di violenza di uscire dal ciclo della violenza? Possono, in realtà, essere diversi: i momenti belli della coppia, la promessa da parte del partner che cambierà, la paura che lasciare il partner o denunciarlo possa acuire la violenza di questo, essere economicamente dipendenti dal partner o la presenza dei figli.

Diversi studi (BMFSFJ 2004; Killias 2004, Wetzels 1995) confermano che l’esperienza personale con la violenza nell’infanzia, sia subita che assistita, possa aumentare il rischio di sperimentare nuovamente in futuro la violenza. In particolar modo per le donne scegliendo partner violenti e per gli uomini usando violenza sulle loro partner. Il ciclo della violenza, quindi, appare come una riproposizione del modello patriarcale: molti uomini attuano le fasi della violenza per soggiogare la partner.

Come scardinare questo fenomeno? Bisogna partire dall’educazione dei propri figli, sia all’interno del contesto famigliare che delle istituzioni scolastiche, insegnando loro innanzitutto la parità tra i sessi, senza perpetrare degli stereotipi che quotidianamente vengono portati avanti dai media, come ad esempio, nella scelta dei giocattoli: macchinine, armi per i maschietti e bambole, cucine e prodotti per la casa per le femminucce. Ma soprattutto, dando l’esempio all’interno delle nostre case, dove mamma e papà si gestiscono alla pari le faccende domestiche e dove gli atti di amore, come il bacio e la carezza, debbano essere l’unico atto comunicativo possibile.

 

Bibliografia

· “Questo non è amore”. Report Polizia di Stato. 22 Novembre 2019.

· Walker Lenore,The Battered Women, 1979, Harper and Row, New York.

· Killias Martin, Dati statistici sulla violenza domestica in Svizzera, 2004 Amnesty International.

· Ministero federale della famiglia, degli anziani, delle donne e della gioventù (BMFSFJ), La violenza nelle relazioni di coppia In “Situazione della vita, sicurezza e salute delle donne in Germania. 2004. Bonn.

· Wetzels Peter, Violenza sessuale contro le donne negli spazi pubblici e privati, 1995, Hannover.

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