ipnosi di Bernheim

La "fase scientifica" si manifestò con il contributo di Bernheim (1837-1919), il quale a Nancy trattò migliaia di casi, mediante l'ipnosi con finalità terapeutiche ed espose il suo lavoro nelle opere "De la suggestion" e "La terapeutique suggestive".                                    

L'ipnosi fu per Bernheim "una peculiare condizione psichica che potenziava la suscettibilità alla suggestione", intesa come influenza su un'idea suggerita sulla mente". Si poteva indurre in ogni individuo, risultava terapeuticamente utile e non era dannosa. Se essa veniva usata correttamente, secondo lui, non si determinava una vera perdita di coscienza. Questi concetti entrarono in contrasto con quelli di Charcot, docente della Salpètriere, il quale sosteneva che l'ipnosi era una "nevrosi" in cui si potevano riconoscere tre fasi specifiche: letargica, catalettica e sonnambulica, ciascuna caratterizzata da fenomeni specifici e, pertanto, non si poteva considerare terapeutica. Contemporanea alla figura del neurologo Charcot, vi era Liebault che, per molto tempo, condivise il pensiero e la tecnica di Bernheim e, si scostò da quest'ultimo per l'accento che egli pose sulla suggestione nella produzione dei fenomeni ipnotici.                                          

Nel XIX secolo si andò affermando, sempre più, la teoria del neurologo che considerava l'ipnosi come "una condizione fisiologica alterata dal sistema nervoso" e lo stesso sonnambulismo non poteva considerarsi come un sintomo di "isteria", quindi, le tre fasi descritte da Charcot non erano indispensabili e potevano essere sostituite con la semplice suggestione verbale e la chiusura delle palpebre.            

L'influsso determinante sull'evoluzione degli studi sull'ipnosi fu dato dalla teoria di S. Freud e di I.P. Pavlov. Freud, a suo tempo, era stato al seguito sia di Charcot che di Bernheim ed usò questa tecnica per rimuovere sintomi e per far ricordare esperienze emotive passate, represse nell'inconscio e ritenute responsabili di una malattia. Freud impiegò il metodo definito "catartico" ed appreso da Joseph Breuer, pubblicando l'opera "Studi sull'isteria". La "rimozione diretta" da lui usata consisteva in energetiche suggestioni che negavano l'esistenza del sintomo e ne vietavano la possibile ricomparsa.

Successivamente, detto metodo, induceva nell'esplorazione in "ipnosi" verso le esperienze dimenticate, la cui rimozione forzata aveva portato alla formazione del sintomo. La scoperta di implicazioni sessuali nel rapporto ipnotista-paziente, determinò l'abbandono anche di questo metodo ed iniziò lo sviluppo delle libere associazioni e dell'interpretazione dei sogni. La concezione freudiana dell'ipnosi si soffermava su questo rapporto duale che generava il "transfert"; la stessa suggestione suggerita da Bernheim, altro non era che la capacità di investimento libidico oggettuale, cioè l'inclinazione al "transfert". Nel 1921 Freud scriveva che l'ipnosi era uno "stato regressivo" mantenuto dalla relazione primaria con l'ipnotista, la cui figura veniva introiettata dal paziente e prendeva il posto ideale dell'Io. Nello stesso periodo, in Russia, Pavlov conduceva esperimenti sugli Stati di sonnolenza parziale "ipnotica" negli animali, proponendo la più importante interpretazione fisiologica a tutt'oggi, dei fenomeni ipnotici. Gli esperimenti furono condotti sui cani e si poté osservare che se la somministrazione di cibo all'animale veniva distanziata rispetto alla precedente di 30 secondi, la conseguente secrezione salivare, anziché seguire immediatamente- come era accaduto prima - la stimolazione acustica o visiva, se ne distanziava progressivamente fino a comparire dopo 30 secondi. In tali intervalli di tempo, alcuni cani entravano in uno stato ansioso che cessava un attimo prima della secrezione salivare. Tale stato definito "inibizione" in quanto il circuito condizionato (fibra acustica-centro nervoso-ghiandola salivare) era come addormentato, più precisamente non era disponibile al passaggio dello stimolo nervoso. Di conseguenza, Pavlov interpretò l'ipnosi come un "processo di inibizione corticale diffusa che si accompagnava ad uno stato di eccitazione concentrato di una zona che si può indurre con stimoli sia ritmici che violenti o deboli". Per l'esistenza di questo processo , il soggetto mentre diventava insensibile agli stimoli che gli provenivano dall'ambiente, riceveva maggiormente quelli derivanti dall'ipnologo, grazie alla presenza di alcuni punti vigili nella corteccia, era possibile effettuare la suggestione. Tale suggestione era così potente in quanto la zona su cui agiva era estremamente ridotta e non poteva essere inibita dall'attività di altre zone corticali. Essa si presentava proprio come un riflesso condizionato ed era la parola con la sua eccezionale potenza suggestiva ciò che differenziava l'ipnosi umana da quella animale.    

Con la morte di Charcot (1893) e la nascente teoria psicoanalitica, l'interesse nei confronti dell'ipnosi diminuì notevolmente. L'attenzione ritornò sulle teorie ipnotiche, quando, durante la prima guerra mondiale, esse si utilizzarono nelle "nevrosi da guerra" e fu Hadfield che, nel 1920, coniò il termine "ipnoanalisi" per indicare la tecnica da lui adottata per rimuovere le emozioni legate a situazioni belliche traumatiche. Tuttavia, il primo a tentare l'applicazione dei metodi della moderna psicologia sperimentale fu Clark Hull, il quale presenò una rigorosa analisi dei fenomeni ipnotici, definendo l'ipnosi uno stato di ipersuggestione, la cui essenza consisterebbe nella modificazione della normale suggestionabilitá. Ciò accadde in quanto il ritiro da parte del soggetto dell'attività simbolica (idee), ha permesso una stimolazione continua (suggestioni) fatta dai processi simbolici dell'ipnotista, al fine di dirigere e controllare i movimenti del paziente. Altri autori come Ferenczi, Rapaport, Gill hanno dato il loro contributo.                                                                               Attualmente, nel nostro paese l'ipnosi va indotta rispettando gli articoli 613 e 728 del codice penale. Il primo prevede "pene per coloro che, non medici e (non psicologi) al di fuori di uno scopo scientifico o di cura provocano pericolo per incolumità di una persona da essi posta in stato di ipnosi". L'art. 728 recita che esistono "pene per tutti coloro che, anche se medici o psicologi, pongono in stato di ipnosi persone senza averne ottenuto il valido consenso". Tale articolo, proprio in difesa della libertà mentale, prevede un aumento delle pene quando l'ipnosi viene indotta con il fine di far commettere un reato.

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