Mobbing: 10 elementi per riconoscere la violenza lavorativa per il risarcimento del danno

Il Mobbing: cos’è e come si manifesta

Il mobbing rappresenta una delle forme più insidiose di violenza psicologica nel contesto lavorativo, spesso sottovalutata o scambiata per semplici conflitti tra colleghi. In realtà, si tratta di un insieme di comportamenti ostili, sistematici e ripetuti nel tempo, che hanno come obiettivo l’emarginazione, la svalutazione o l’annientamento psicologico della vittima. Non si tratta quindi di episodi isolati o tensioni occasionali, ma di un vero e proprio processo di aggressione che si sviluppa nel tempo, danneggiando profondamente l’equilibrio personale e professionale del lavoratore coinvolto.

Il mobbing può assumere forme molto diverse, spesso subdole: critiche continue, ironie pungenti, esclusione dai momenti di confronto, assegnazione di mansioni inutili o degradanti, sabotaggio del lavoro svolto o pressioni costanti e sproporzionate. Si parla di mobbing verticale quando l’autore degli atti persecutori è un superiore gerarchico e di mobbing orizzontale quando avviene tra pari grado. In entrambi i casi, ciò che accomuna le situazioni di mobbing è la reiterazione degli attacchi e il loro effetto cumulativo sulla psiche della vittima.

Inizialmente, questi segnali possono apparire ambigui o di scarsa rilevanza, ma col passare del tempo il lavoratore comincia a percepirsi come escluso, non riconosciuto o sistematicamente umiliato. La quotidianità professionale si trasforma in un campo minato, dove anche i compiti più semplici diventano fonte di tensione e malessere. Spesso, le persone colpite dal mobbing iniziano a dubitare delle proprie capacità, a sentirsi inadeguate, a colpevolizzarsi o a sviluppare una crescente difficoltà nel relazionarsi con l’ambiente lavorativo.

Come riconoscere il Mobbing

Riconoscere il mobbing non è semplice, perché può svilupparsi lentamente e mascherarsi dietro dinamiche apparentemente “normali”. Tuttavia, esistono segnali precisi che possono aiutare a identificarlo. Uno dei primi campanelli d’allarme è la trasformazione del clima lavorativo: la persona avverte un senso crescente di disagio, teme il giudizio dei colleghi o dei superiori, comincia a sentirsi invisibile o bersaglio di continue critiche. Le riunioni diventano occasioni di umiliazione, le comunicazioni si fanno fredde o sarcastiche, i momenti informali vengono evitati.

Dal punto di vista psicologico, il lavoratore può sperimentare una diminuzione progressiva dell’autostima, un senso costante di ansia, tristezza o rabbia, fino a sviluppare forme di depressione. Nei casi più gravi, si manifestano disturbi da stress post-traumatico o somatizzazioni come disturbi del sonno, cefalee, gastriti, tachicardie, stanchezza cronica. La mente, sotto pressione costante, finisce per trasferire il dolore sul corpo.

Anche sul piano pratico si osservano conseguenze evidenti: calo della produttività, difficoltà a concentrarsi, aumento delle assenze per malattia o richieste di ferie frequenti. Chi subisce mobbing può arrivare a temere il lunedì mattina, a sviluppare una vera e propria fobia per il lavoro, o a desiderare con insistenza di cambiare sede, settore o azienda, pur di trovare sollievo.

I comportamenti di mobbing si articolano in più aree: possono comprendere attacchi personali (come insulti, derisioni, pettegolezzi o minacce velate), isolamento sociale (non coinvolgimento nelle decisioni, esclusione da eventi aziendali), delegittimazione professionale (attribuzione ingiusta di errori, critiche ingiustificate, negazione dei meriti), oppure veri e propri ostacoli operativi (mancanza di strumenti, sabotaggi, compiti incoerenti con il ruolo).

Per poter agire legalmente o tutelarsi, è fondamentale documentare ogni episodio: email, messaggi, testimoni, date e contenuti delle conversazioni. Costruire un dossier preciso è spesso il primo passo per uscire dal silenzio e per avviare un percorso di tutela.

Il Risarcimento del Danno e il ruolo della Consulenza Tecnica di Parte

Il nostro ordinamento riconosce il diritto alla dignità, alla salute e all’integrità psicofisica del lavoratore come principi fondamentali, tutelati dalla Costituzione italiana, dallo Statuto dei Lavoratori e dalla normativa europea. Il mobbing, pur non essendo ancora definito da una legge specifica, viene inquadrato dalla giurisprudenza come una condotta illecita, idonea a generare un danno risarcibile.

Il lavoratore vittima di mobbing può quindi agire in sede civile per ottenere un risarcimento del danno, che può comprendere:

  • Il danno biologico, relativo alle conseguenze sulla salute psicofisica;

  • Il danno morale, legato alla sofferenza e al senso di umiliazione subiti;

  • Il danno patrimoniale, riferito a eventuali perdite economiche o compromissione della carriera.

Perché il risarcimento venga riconosciuto, è però necessario dimostrare l’esistenza del mobbing, la sua continuità nel tempo e il nesso causale tra le condotte subite e il danno psicologico riportato. Questo richiede prove dettagliate e una valutazione tecnica accurata, che spesso viene affidata a una Consulenza Tecnica di Parte (CTP).

La CTP è uno strumento fondamentale in questo tipo di procedimenti. Si tratta di una relazione redatta da un professionista esperto, solitamente uno psicologo forense, incaricato dalla parte offesa per valutare gli effetti psicologici delle vessazioni lavorative e fornire al giudice elementi clinici e argomentativi solidi. Il lavoro del CTP si basa su colloqui clinici, test psicodiagnostici, analisi documentale e confronto con la normativa e le evidenze scientifiche disponibili.

Questa figura svolge un ruolo cruciale non solo in sede processuale, ma anche nel sostenere la persona nel difficile percorso di rielaborazione dell’esperienza. Attraverso la perizia, la sofferenza psicologica viene riconosciuta, inquadrata e tradotta in linguaggio giuridico: ciò restituisce valore e legittimità al vissuto della vittima, che spesso si è sentita inascoltata o colpevolizzata.

Infine, è importante ricordare che non bisogna attendere che la situazione diventi insostenibile per chiedere aiuto. Molte persone si rivolgono a uno psicologo dopo mesi – o anni – di silenzio, quando la loro salute mentale è già compromessa. Invece, intervenire precocemente, anche solo per un confronto o una consulenza informativa, può fare la differenza tra una ferita profonda e una riorganizzazione positiva.

Conclusioni

Il mobbing è una realtà dolorosa, ma affrontabile. Nessuno dovrebbe vivere il proprio lavoro come un luogo di paura, umiliazione o silenziosa sofferenza. Esistono strumenti psicologici, legali e relazionali per uscirne, e figure professionali in grado di accompagnare la persona lungo il percorso di riconoscimento, tutela e riscatto.

Se hai il sospetto di subire mobbing o vuoi confrontarti su una situazione lavorativa che ti provoca disagio, non restare solo. Un colloquio con uno psicologo esperto può offrirti una prima lettura della tua esperienza e aiutarti a comprendere quali passi compiere per proteggere te stesso e la tua salute.

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