La società ed i gay

Si potrebbe pensare che nella società moderna, caratterizzata dalla razionalità tecnologica e dalla maggiore accettazione del valore dell’uguaglianza, i pregiudizi e gli stereotipi siano destinati a perdere progressivamente di importanza. Guardarsi intorno permette di scoprire che non è così e che pregiudizi e stereotipi sono tuttora ampiamente diffusi.

Gli stereotipi e i luoghi comuni sull’omosessualità aiutano a comprendere i fenomeni di emarginazione ed esclusione sociale a cui sono sottoposti gli omosessuali. Già la parola «omosessuale» di per sé racchiude una prima stereotipizzazione, vale a dire l’implicita declinazione al maschile, ma nonostante questo l’omosessualità in sè riguarda in uguale misura gli uomini e le donne. Gli stereotipi sulle persone omosessuali sono numerosi, nella maggior parte dei casi sono negativi e attribuiscono agli omosessuali caratteristiche dell’altro sesso. La popolazione omosessuale in realtà mostra aspetti di grande eterogeneità al suo interno, se da un lato alcune persone hanno modi e apparenze «atipici» rispetto alle convenzioni sociali su ciò che è maschile o femminile dall’altro ci sono persone omosessuali con atteggiamenti e comportamenti molto conformi alle norme di genere.

Il disagio espresso per l’esperienza di sentirsi ed essere giudicati “diversi” degli omosessuali sembra derivare dall’orientamento culturale prevalente nella società, in questa l’eterosessualità è percepita come la normalità generando così la persistente e sottile sensazione di essere “sbagliati”. Tutto ciò lo si può vedere nella scuola e negli ambienti di lavoro, istituzioni apparentemente “asessuate”, ma in cui la sessualità eterosessuale è fortemente presente nei modi in cui sono agiti i ruoli di genere, le interazioni quotidiane e le pratiche istituzionali. Più esplicitamente nella scuola, nella misura in cui in essa si apprendono e si confermano i modelli di normalità, inclusa la normalità di genere e di comportamento sessuale. Meno esplicitamente nei contesti di lavoro, non solo perché riguardano età diverse, ma perché la conferma e la disconferma della normalità, così come le attese e gli stereotipi, relativi alle competenze e ai comportamenti propri di ciascun genere, sono lasciate quasi esclusivamente ai rapporti informali, anche se non mancano pratiche istituzionali che operano da filtro potente come il colloquio di lavoro e le forme di allocazione delle mansioni e delle opportunità di carriera. Per questo in tali contesti le persone omosessuali si sentono spesso costrette a decidere se rendere o meno conosciuto il proprio orientamento sessuale e più in generale si sentono vulnerabili al giudizio di pari o di superiori.

Gli stereotipi non si limitano a costituire delle forme di rappresentazione che risiedono nella mente delle persone, ma servono anche a trasmettere delle conoscenze condivise attraverso Il linguaggio. In tal modo all’interno della rete sociale avviene il passaggio di forme di conoscenza e di interpretazione da individuo a individuo. Se pensiamo alle forme linguistiche che esistono per indicare una persona omosessuale, solo alcune sono relativamente neutrali nel significato che veicolano, ma le altre contengono impliciti o espliciti riferimenti negativi. Nell’interazione quotidiana i nomi e le offese non sono solo impiegati per definire una persona omosessuale, ma per derogare comportamenti poco accettabili o rifiutati. Oltre ai discorsi quotidiani, i mezzi di comunicazione di massa come i giornali, i libri, la televisione sono un potente veicolo di trasmissione degli stereotipi. Le scelte di tipo linguistico hanno un impatto notevole sul modo in cui il gruppo sociale così denominato viene percepito. Se un individuo usa un’etichetta linguistica dal marcato valore denigratorio per descrivere una persona è in grado di indurre in maniera automatica associazioni negative ed evocare situazioni spiacevoli influenzando l’interazione sociale. La scelta di un linguaggio neutro non è solo un problema di correttezza politica, ma è anche giustificato dal fatto che le diverse etichette verbali attivano aree semantiche diverse, immagini e conoscenze, ma anche dimensioni di giudizio.

Dalla metà degli anni Settanta cominciò a svilupparsi un’attenzione più critica e consapevole da parte di chi conosce la violenza anti-omosessuale, da allora molte cose sono cambiate nella percezione sociale dell’omosessualità. Il movimento gay cominciò a far sentire la propria voce per rivendicare diritti che la maggioranza delle persone riteneva impensabili. Tuttavia, bisogna attendere il ’68 perché alcuni omosessuali decidano di "uscire fuori" saldando le proprie esigenze di riconoscimento alle parole d’ordine dei movimenti giovanili. Un grande merito del movimento gay è quello di avere imposto all'attenzione generale la questione omosessuale, anche se per arrivare a un lieto fine serve ancora tempo e deve cambiare un intera visione del mondo. La trasformazione in atto è molto grande e chiama in causa la ridefinizione di concetti come maschile e femminile e delle relazioni tra le persone. Giorno per giorno matura un punto di vista per il quale anche l'omosessualità è normale e di conseguenza si fa sempre più insostenibile la pretesa razionalità degli argomenti di chi vuol continuare a definirla come un disordine morale.

 

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