"La felicità della maggior parte degli uomini è una finta; la loro infelicità è reale." scriveva Giacomo Leopardi nello Zibaldone, prefigurando forse quella discrepanza tra ciò che mostriamo e ciò che viviamo. Una tensione che oggi prende il nome di FOMO: la paura persistente di essere esclusi da esperienze che sembrano riempire di senso la vita degli altri, mentre la nostra pare restare vuota e immobile.
Il termine è recente, ma il meccanismo è antico: il bisogno di appartenenza. Lo psicologo Abraham Maslow lo aveva collocato alla base della sua piramide motivazionale (1943), subito dopo i bisogni fisiologici e di sicurezza. Essere esclusi — o anche solo percepire di esserlo — attiva gli stessi circuiti neuronali del dolore fisico (Eisenberger et al., 2003). La mente non distingue tra una ferita corporea e una ferita sociale. E i social media, con il loro flusso ininterrotto di connessioni apparenti, rendono questo dolore costantemente accessibile.
Uno studio condotto da Przybylski e colleghi (2013) mostra come la FOMO sia strettamente correlata a bassa autostima, insoddisfazione esistenziale e bisogno compulsivo di controllo sociale. Più una persona percepisce un vuoto interno, maggiore sarà la necessità di monitorare ciò che fanno gli altri, nel tentativo vano di colmarlo. Si tratta però di un’illusione: laltro resta sempre un passo avanti, e l'insoddisfazione si amplifica.
Nelle donne, soprattutto in quelle con elevati standard di prestazione, la FOMO si declina in modo sottile ma penetrante: non è solo paura di essere tagliate fuori da eventi sociali, ma anche da opportunità, relazioni, perfezione estetica, evoluzioni professionali. Si tratta di un’ansia performativa, alimentata da un confronto implicito ma incessante. Non stupisce che il fenomeno sia in aumento proprio nelle fasce più istruite e culturalmente esposte (Alt, 2017).
Come osserva Sherry Turkle, docente al MIT, “siamo soli insieme”: connessi a centinaia di persone, ma scollegati da noi stessi. La presenza costante degli altri — nelle notifiche, nei feed, nei commenti — non fa che acuire la distanza con il nostro sentire più autentico. La FOMO è quindi anche una perdita di intimità con sé, un esilio sottile dalla propria voce interiore.
Le neuroscienze confermano questa interpretazione: l’utilizzo compulsivo dei social media attiva circuiti dopaminergici legati alla ricompensa immediata, ma inibisce i sistemi di riflessione profonda (Meshi et al., 2015). In altre parole, più si cerca soddisfazione esterna, meno si è capaci di ascoltarsi davvero.
Dalla FOMO alla JOMO: una transizione possibile
Controintuitivamente, l’antidoto alla FOMO non è partecipare a tutto, ma scegliere. Nasce così un concetto parallelo: JOMO – Joy of Missing Out, la gioia consapevole di perdere qualcosa, per restare fedeli a se stessi. Non è isolamento, ma intenzionalità. Non è rinuncia, ma presenza selettiva.
Alcuni esercizi per cominciare:
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Ogni sera, scrivi su un quaderno: “oggi ho scelto di perdere…”, trasformando l’assenza in affermazione di sé.
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🧘♀️ Ritaglia almeno 20 minuti al giorno per attività scollegate da qualunque stimolo digitale: un tè bevuto lentamente, un libro di carta, un ricordo custodito.
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🎭 Interrogati su ciò che desideri vivere, non per mostrarlo, ma per abitarlo.
Come scrive Italo Calvino in Palomar (1983): “la vera consistenza delle cose la si coglie solo nella misura in cui si rinuncia a tutto ciò che non è essenziale”. E l’essenziale, oggi, potrebbe essere proprio quello che nessuno vede.
Bibliografia:
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Alt, D. (2017). College students’ academic motivation, media engagement and fear of missing out. Computers in Human Behavior, 92, 141–150.
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Eisenberger, N. I., Lieberman, M. D., & Williams, K. D. (2003). Does rejection hurt? An FMRI study of social exclusion. Science, 302(5643), 290–292.
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Elhai, J.D., Yang, H., McKay, D., & Asmundson, G.J.G. (2020). COVID-19 anxiety symptoms associated with problematic smartphone use severity in Chinese adults. Journal of Affective Disorders, 274, 576–582.
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Meshi, D., Morawetz, C., & Heekeren, H. R. (2015). Nucleus accumbens response to gains in reputation for the self relative to gains for others predicts social media use. Frontiers in Human Neuroscience, 9, 439.
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Przybylski, A.K., Murayama, K., DeHaan, C.R., & Gladwell, V. (2013). Motivational, emotional, and behavioral correlates of fear of missing out. Computers in Human Behavior, 29(4), 1841–1848.
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Turkle, S. (2011). Alone Together: Why We Expect More from Technology and Less from Each Other. Basic Books.
La consapevolezza è il vero lusso che ci cambia la vita!
Dr. Elena De Franceschi
Psicologa clinica
e.defranceschi@psicoaosta.com
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