Il concetto di sé: un’identità in cammino tra ideali, doveri e realtà

Il concetto di sé rappresenta l’immagine che l’individuo ha di se stesso: un insieme di percezioni, pensieri ed emozioni che una persona sviluppa riguardo alla propria identità. Nella fase evolutiva dell’adolescenza, questo concetto si forma in gran parte all’interno dell’ambiente scolastico, dove i ragazzi iniziano a costruire consapevolmente la propria immagine di sé confrontandosi con coetanei, insegnanti e aspettative sociali.

L’adolescente vive una fase di profonda instabilità, durante la quale si confronta continuamente con le proprie emozioni, i desideri e le aspettative esterne, cercando un equilibrio tra ciò che è, ciò che vorrebbe essere e ciò che pensa di dover diventare. L’autostima – cioè il valore che ciascuno attribuisce a se stesso – può entrare in crisi quando emergono discrepanze tra il “sé reale” (ciò che una persona percepisce di essere) e altre rappresentazioni interne come il “sé ideale” e il “sé imperativo”.

Il sé ideale è l’immagine di ciò che vorremmo essere: i nostri sogni, le nostre ambizioni, il modello di persona che desideriamo diventare. Quando il sé reale non è all’altezza di questo ideale, possono emergere sentimenti di delusione, tristezza e perfino depressione. L’individuo percepisce un fallimento nel raggiungere le proprie aspirazioni, con conseguente abbassamento dell’autostima.

James Hillman, nel suo libro Il codice dell’anima, propone una visione alternativa e profondamente simbolica dell’identità: secondo lui, ogni individuo nasce con un’immagine interiore, una vocazione originaria che dà forma al proprio destino. «Ogni persona viene al mondo con un’immagine che la attende e che cerca di vivere», scrive Hillman. L’ideale, quindi, non è qualcosa da costruire o inseguire artificialmente, ma una guida interna da riconoscere e assecondare.

Il sé imperativo, invece, rappresenta ciò che pensiamo di dover essere, ovvero l’insieme degli obblighi morali e sociali che sentiamo di dover rispettare. È l’immagine che nasce da norme, aspettative familiari, scolastiche e culturali. Quando il sé reale viene percepito come distante da questi doveri, l’individuo può sperimentare sensi di colpa, imbarazzo e ansia. Anche in questo caso, Hillman invita a non interpretare il disagio solo come fallimento o deviazione, ma come voce dell’anima che chiede ascolto: «L’anima non vuole essere salvata, vuole semplicemente essere ascoltata».

Comprendere queste dinamiche è fondamentale nel contesto scolastico. Gli educatori e gli adulti di riferimento devono essere consapevoli che molte difficoltà emotive e comportamentali degli adolescenti derivano da queste discrepanze interne. Un sostegno empatico, l’educazione all’ascolto di sé e la promozione di obiettivi realistici possono aiutare i ragazzi a sviluppare un concetto di sé più equilibrato.

Il concetto di sé non è fisso, ma in continua evoluzione. È compito di scuola, famiglia e società accompagnare gli adolescenti nella costruzione di un’immagine di sé che sia coerente, positiva e in armonia con le proprie possibilità e valori. Solo così l’autostima potrà diventare una risorsa – e non un ostacolo – nel percorso di crescita.

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