Capire l’origine della solitudine, per accettarla e per poter star meglio

Una delle problematiche più comuni che mi trovo spesso ad affrontare con le persone che incontro, è il dolore che si prova nel sentirsi soli. La pandemia ha acuito notevolmente questa sensazione, tanto che ora, è diventato ancora più complicato uscirne, c’è chi si è abituato a questo stato e per paura di affrontare il mondo esterno, nonostante le difficoltà provate, vi si rifugia e chi invece in modo opposto, cerca di evitarla, cercando di stare in mezzo alla gente e a volte pur di non star solo, arriva a circondarsi di persone, di cui non ha particolare stima o a vivere situazioni non sempre piacevoli, pur di non stare solo. La parola solitudine, deriva dal latino “solus”, che significa , “solo, cioè, essere senza qualcuno accanto”; questo stato può avere delle connotazioni sia positive che negative, in base a come lo si viva, ovvero se lo si cerchi intenzionalmente o si senta di subirlo. Nell’immaginario collettivo, la connotazione più frequente è quella negativa, l’uomo essendo un animale sociale ha bisogno di stare in compagnia, per questo è portato a partecipare a delle attività collettive e a stare in coppia per poter interagire meglio col mondo esterno. Quando le situazioni di interazione vengono meno, perché non ci sono più le condizioni che le avevano create, ad esempio, ci si allontana o si è costretti per condizioni di forza maggiore all’isolamento, emergono, tutta una serie di emozioni, che ci costringono a confrontarci con le sensazioni che le genera. Una cattivo rapporto con la solitudine, è solitamente collegato a dei vissuti negativi, già provati in altre fasi della vita, e se mal affrontati e non superati, quando ci si ritrova soli, riemerge quel malessere e un forte senso di impotenza, provato nel viverlo. Spesso per non sentire il malessere creato dalla solitudine, si mettono in atto delle strategie che tamponano temporaneamente questo vissuto negativo, come l’uso di alcol o droghe, l’assunzione compulsiva di cibo, il giocare d’azzardo, l’iniziare una nuova storia sentimentale, appena se ne è conclusa un'altra, o la ricerca costante di attività da svolgere con gli altri, etc…pur di non stare in contatto, con questa emozione.

Tutte queste strategie, non sono altro, che un metodo provvisorio, utile a coprire momentaneamente una sensazione dolorosa, che se mai affrontata, non potrà esser superata. L’unico modo per superare la solitudine, non è combatterla o evitarla, ma capirla e accettarla. Per capire la solitudine è fondamentale imparare a star soli, ovvero, “a stare in compagnia di noi stessi”…solo allora potremo sperimentare come ci si sta, e magari, scoprire che non è così negativa, perché ci darà l’opportunità di ascoltarci, di capirci e aiutarci a scegliere e decidere cosa è meglio per noi. Naturalmente, imparare a star soli, non significa, che dobbiamo sempre star soli, ogni esperienza va vissuta nelle giusta misura, è importante anche il contatto sociale; come si può diventare attivi, nell’accettazione della solitudine, lo si può fare anche nel cercare persone e situazioni di interazione, che ci facciano star bene, come partecipare attività ludico ricreative, coltivare degli hobby, andare a trovare amici o parenti, viaggiare etc.. Qualora, nonostante gli sforzi fatti, la sensazione di solitudine, continui ad essere costante e generi malessere, può esser utile, consultare uno psicoterapeuta, che possa aiutare a capire l’incastro in cui si è finiti e a trovare internamente le risorse per poter vivere meglio la propria vita.
La solitudine è una questione mentale che richiede un cambiamento del modo di solitudine è una questione mentale che richiede un cambiamento del modo di sentire e dunque di pensare. Qualunque trucco fallisce se non c’è una modificazione a trucco fallisce se non c’è una modificazione a livello della Una delle struttura del pensiero

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