Correlazione tra ansia e sport
L'ansia e lo sport comunque insieme
Il coronavirus, in quanto virus respiratorio, si diffonde principalmente tramite il respiro (saliva, starnuti, tosse), ma anche tramite il contatto con chi ha già contratto il virus, quindi è opportuno evitare di toccare mani, bocca, naso e occhi.
L’avvento del Coronavirus ha cambiato, non solo la percezione del pericolo, ma ci ha anche resi più intolleranti all’incertezza e al rischio.
Gli esperti che lavorano nell'ambito della “psicologia dell'emergenza” hanno ipotizzato un aumento dei casi di Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) al termine di questa pandemia.
Si renderà opportuno un aiuto psicologico e psichiatrico specialistico in tutte le zone colpite, soprattutto rivolto a pazienti già affetti da disagi psichici.
Un disturbo che il virus ha esacerbato è la “Rupofobia” (o fobia dello sporco): la parola deriva dal greco “rupos” che significa “sudiciume”.
Si tratta della “paura irrazionale” di entrare in contatto con qualcosa di contagioso o contaminato, e la conseguente necessità di pulire superfici, indumenti, oltre a quella di lavarsi e disinfettarsi continuamente.
Ad oggi, di fronte alla pandemia, il timore del contagio virologico è giustificato: quasi nessuno di noi è esente dallo sperimentare emozioni di ansia e di paura, o da pensieri catastrofici sulle conseguenze della possibilità di contrarre il virus.
Nel caso di un disturbo mentale (come la rupofobia), l'ansia è eccessiva e invalidante tanto da diventare patologica: la persona si ritrova ad agire in maniera rigida, ad avere ossessioni e compulsioni, mette in atto rituali di pulizia che danno la percezione di un forte bisogno di controllo.
I pensieri ossessivi possono riferirsi alla paura incessante di contrarre una malattia: sono pensieri intrusivi e persistenti che, spesso, ma non sempre, sono seguiti da compulsioni, come i rituali di pulizia messi in atto in modo inflessibile e ripetitivo, proprio per contrastare la paura della contaminazione.
Questo stile comportamentale porta ad una riduzione dell'ansia e a sensazioni di sollievo transitorie poiché, in realtà, queste azioni non fanno altro che rinforzare una “credenza” errata: la persona trova conferma del rischio (intollerabile) di poter essere infettata.
In quest'ultimo periodo, è fondamentale prendere precauzioni per evitare possibili contagi, ma questa necessità potrebbe portare alcune persone a sviluppare vere e proprie forme psicopatologiche.
Viene naturale chiedersi come sarà la nostra vita una volta che ci troveremo fuori dal pericolo della pandemia. Per qualcuno di noi potrebbe essere difficile ritornare a comportarsi come in passato; alcuni potrebbero avere il timore di tornare ad abbracciarsi o a stringersi la mano; altri, potrebbero mettere in atto strategie di evitamento (ad es., non frequentando più luoghi affollati).
Di sicuro, dopo questo evento, sicuramente traumatico, tutti noi avremo delle difficoltà a riprendere una vita adattiva e serena.
Di fronte a disturbi psicopatologici, come nel caso di una rupofobia, lo scopo primario della psicoterapia sarà quello di aiutare il paziente a formulare una risposta di adattamento allo stress, cercando di aiutarlo ad approfondire le proprie credenze disfunzionali e a sostituirle con pensieri adattivi, oltre ad offrire delle tecniche per ridurre ed eliminare i comportamenti di evitamento e le strategie protettive.
Il percorso psicoterapico mira a promuovere la consapevolezza del paziente dei propri meccanismi interni, a validarne profondamente la sofferenza, per arrivare, infine, all'accettazione del rischio di potersi ammalare.
Salve, sono una ragazza di 25 e sto avendo dei problemi con i miei genitori da un po’. Quasi 4 ...
Non so più cosa fare della mia vita. Ho 33 anni ed una laurea non spendibile alle spalle...
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