Proprio non capisco

Daniele

Buona sera, mi chiamo Daniele 58 anni e da tre anni frequento una donna che amo molto di sei anni più giovane di me con la quale abbiamo vissuto un rapporto speciale fatto anche di normali discussioni a mio avviso di crescita dove anche per delle stupidate ci siamo spesso scontrati. Ma non è mai successo nulla di grave. Premetto che ho capito che lei è di stile di attaccamento evitante se questo può servire è una persona che tendenzialmente basta a se stessa e che nel suo motto Di Vita dice sempre che vuole vivere serena e tranquilla, come darle torto! Dopo due anni e mezzo il suo ex, pur sapendo che lei era felice guardando spiando i nostri profili social ha deciso di contattarla da lì ne è nata una relazione durata due mesi dopodiché lei è tornata da me, dicendomi che aveva sbagliato chiedeva perdono e che aveva nell’anima me e che aveva fatto un clamoroso errore forse di rabbia nei confronti del suo ex che quattro anni prima l’aveva lasciata. Io nelle settimane successive ho chiesto di capire cose che a mio avviso mi sembrano normali doverle chiedere, ma lei non ne vuole parlare e mi ha chiesto di voltare pagina, io a questa cosa non ero assolutamente d’accordo. Ho manifestato il mio disappunto perché penso che parlare in modo costruttivo possa anche far capire a me perché sono successe certe cose. Concludo dicendo che lei tre settimane fa mi ha voluto telefonicamente neanche di persona telefonicamente dirmi che si fermava e che preferiva rimanere da sola. Cosa devo pensare dopo che due mesi prima mi ha detto che ero l’uomo della sua vita e che nell’anima aveva me perché ha deciso di comportarsi in questo modo. Se riuscite a darmi una risposta, vi ringrazio molto. PS dall’ultima volta che ci siamo sentiti sono passati quasi due mesi escludo categoricamente perché ho verificato che lei non sia tornata col suo ex Per come lo ha lasciato penso che non si vedranno mai più o perlomeno lo spero.

8 risposte degli esperti per questa domanda

Daniele, la sua ex compagna probabilmente tende a fuggire da una comunicazione/relazione sana, che sappia gestire anche gli aspetti di conflitto.

Potreste fare una terapia di coppia, ma per la signora vorrebbe dire riuscire a mettersi in discussione e non so se è pronta e/o intenzionata. 

 

Dott.ssa Silvia Andreetto

Dott.ssa Silvia Andreetto

Milano

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Buonasera Daniele, ti ringrazio per il modo profondo e rispettoso con cui hai raccontato la tua storia — si sente quanto tu abbia investito in questa relazione, e quanta fatica ci sia ora nel cercare di dare un senso a ciò che è accaduto. Provo ad aiutarti a leggerla e provare a chiarire alcuni passaggi emotivi e relazionali che sembrano “incomprensibili”.
Tu descrivi te stesso come una persona che cerca chiarezza, che ha bisogno di parlare per capire, integrare, e in fondo anche per rassicurarsi sul legame. Lei, invece, sembra avere — come tu stesso intuisci — uno stile evitante: tende a chiudersi quando il rapporto diventa emotivamente intenso, percepisce le discussioni o le richieste di spiegazioni come minacce alla propria libertà o tranquillità.
E' come se nel momento di incertezza, la tua parte bambina, che ha bisogno di rassicurazioni, cerca conferme, ha bisogno di capire per sentirsi sicuro, mentre lei probabilmente si allontana (“non voglio parlare, voglio solo stare tranquilla”). In questo modo, il dialogo si interrompe e si entra nello schema: tu cerchi, lei sfugge; più tu insegui, più lei si chiude.
E' comprensibile che tu abbia il bisogno di capire e fare chiarezza. Tu chiedi di parlare per dare senso e chiudere in modo consapevole. Lei, invece, chiede di non parlare — non per cattiveria, ma perché non ha gli strumenti emotivi per reggere il confronto. Per lei, parlare significherebbe riaprire un dolore o un senso di colpa che non sa gestire; per te, invece, il silenzio è come una ferita che resta aperta. È come se lei volesse “dimenticare” per proteggersi, mentre tu vuoi “capire” per guarire. Due strategie diverse per affrontare la stessa paura.
Adesso, al di là delle motivazione che spingono lei a prendere delle decisioni, forse in questo momento ti è utile capire cosa è importante per te, per farti affrontare questo momento e stare bene.
Da quello che scrivi, Daniele, sembra che la tua parte bambina — affettuosa, bisognosa di reciprocità e di risposte — sia rimasta molto ferita. E il tuo Adulto, che cerca di capire, si scontra con la realtà di una donna che non sa o non può dare le spiegazioni che vorresti.
Il lavoro, ora, potrebbe essere quello di spostare l’attenzione da “cosa pensa o farà lei” a “cosa ho imparato io da questa relazione e cosa voglio per me, d’ora in avanti”.
Può essere utile chiederti: Quali parti di me sono rimaste inascoltate in questa storia? In quali momenti ho smesso di sentirmi libero di essere me stesso? Cosa mi spinge a cercare di “salvare” chi si allontana, invece di proteggere me stesso?
Se vuoi, posso aiutarti a vedere più chiaramente come si sono intrecciate le vostre dinamiche relazionali e perché oggi senti questo vuoto. Credo inoltre che in questo momento possa essere importante per te entrare in connessione con ciò che senti e cosa questa relazione ti ha lasciato dentro. Se per te va bene posso accompagnarti in questo percorso di consapevolezza e crescita personale.

Dott.ssa Chiara Sberna

Dott.ssa Chiara Sberna

Milano

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Buongiorno Daniele,

Lei parla di “attaccamento evitante” riferendosi alla partner: questa è una deduzione personale, basata sui comportamenti che osserva, come distanza emotiva, rifiuto di confrontarsi su questioni dolorose o bisogno di autonomia.

Che si tratti di un vero stile evitante o di un coinvolgimento non pieno, il risultato pratico è lo stesso: lei regola il suo coinvolgimento emotivo, ma il perché lo faccia non lo possiamo sapere.

Tuttavia, capire se la partner sia davvero evitante o meno non è compito suo: non deve modulare il suo comportamento o la sua presenza in funzione delle ragioni di questa donna.

Ciò che conta ora è chiedersi cosa vuole davvero da questa persona, quali sono i suoi bisogni emotivi e relazionali, e se la situazione attuale li soddisfa o li frustra. Riflettere su questo può aiutarlo a decidere come tutelarsi emotivamente e se continuare, aspettare o prendere le distanze.

Dott.ssa Giovanna Padalino

Dott.ssa Giovanna Padalino

Bologna

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Buonasera Daniele,

capisco bene il dolore che sta vivendo. Dopo anni di legame sincero e affettuoso, ricevere un distacco così improvviso lascia confusione e ferite profonde. Si sente chiaramente che lei ha amato in modo leale e maturo, e che non cerca colpe, ma comprensione.

La sua compagna, da come la descrive, ha probabilmente uno stile di attaccamento evitante: tende a chiudersi quando l’intimità diventa troppo intensa o la mette davanti a emozioni che non sa gestire. Il ritorno con l’ex, anche se breve, e la successiva fuga da lei sembrano proprio il riflesso di questa difficoltà: non è mancanza di amore, ma paura di affrontarlo fino in fondo.

Quando lei ha provato a parlarne, lei ha preferito scappare, non perché non le volesse bene, ma perché non sapeva reggere il peso del confronto. Il suo silenzio è una difesa, non una risposta.

Ora, più che cercare spiegazioni da lei, provi a rimettere il centro su di sé. Non ha sbagliato a chiedere chiarezza: ha solo amato una donna che non era pronta a sostenere un amore così profondo.
A volte il rispetto di sé nasce proprio dal saper fermarsi, dal non rincorrere chi sceglie il silenzio. Se un giorno tornerà, dovrà farlo non solo per amore, ma con la volontà di affrontare la verità.
Nel frattempo, si conceda di guarire. Non è stato “non abbastanza”: è stato semplicemente autentico, e questo, in sé, è un valore enorme.

Un caro saluto

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

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Buongiorno Daniele.

Quello che racconti riflette un’esperienza emotiva intensa, fatta non solo di dolore ma anche di domande legittime su quanto accaduto. Da quanto descrivi, la persona che hai amato mostra tratti di un "attaccamento evitante" : tende a gestire le relazioni tentando di mantenere una zona di comfort e autonomia, rifuggendo momenti che, in termini emotivi, vengono percepiti come troppo “densi” o potenzialmente conflittuali. Non è raro, in questi casi, che cercare spiegazioni o un confronto possa attivare nell’altro la necessità di allontanarsi ancora di più: per chi vive un attaccamento evitante, anche il dialogo su ciò che fa soffrire può far scattare la reazione di chiusura. La tua richiesta di chiarezza e di parola è comprensibile, anzi, umanissima. Porsi domande e cercare un senso è anche un modo di prendersi cura della propria parte ferita e di dare valore a ciò che avete condiviso. Tuttavia, mettersi in ascolto degli stili e dei limiti dell’altro talvolta significa accettare che alcune risposte forse non arriveranno mai dall’esterno, ma potranno emergere solo dentro di te attraverso un percorso di rielaborazione personale.Da prospettiva fenomenologica, può essere utile domandarsi: quali sono, oggi, i tuoi bisogni più autentici nei confronti di questa relazione e, più in profondità, nei confronti di te stesso? Quali parole, azioni, distanze o presenze ti aiutano realmente a stare bene? L’invito sarebbe quello di lasciar sedimentare il dolore e di ascoltare cosa emerge, senza fretta di trovare subito un perché definitivo. La scelta dell’altra persona di “fermarsi” probabilmente dice più di ciò che lei riesce (o non riesce) ad affrontare rispetto all’intimità di coppia, che non di un giudizio sul tuo valore personale o sulla relazione stessa. In una situazione simile, può essere importante restare presenti a se stessi: coltivare la propria quotidianità, nutrire relazioni e interessi, dando spazio alla possibilità che ciò che è accaduto venga integrato nella propria storia senza doverlo forzatamente risolvere o capire fino in fondo. A volte, infatti, il senso più profondo di alcune esperienze può arrivare col tempo, quando la ferita inizia a cicatrizzarsi. Se senti che il peso emotivo della situazione diventa troppo faticoso da portare da solo, può essere altrettanto prezioso pensare a uno spazio di ascolto psicoterapeutico in cui poter raccontare i tuoi vissuti senza giudizio, esplorandoli con rispetto per ciò che per te è stato e continua ad essere importante.

Un caro saluto

Dott. Raffaele La Tosa

Dott. Raffaele La Tosa

Milano

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Ciao Daniele

Da ciò che racconti, la tua compagna mostra tratti tipici di un attaccamento evitante: persone di questo tipo tendono a sentirsi soffocate quando il rapporto diventa troppo intenso o quando vengono chiamate ad affrontare emozioni profonde (come il dolore, la colpa o il conflitto).
Quando tu hai chiesto spiegazioni — cosa più che legittima — lei probabilmente ha vissuto la tua richiesta non come un tentativo di ricostruire, ma come una pressione che la obbligava a rivivere una colpa che non riusciva a gestire. Il suo bisogno di “tranquillità” e “serenità” non è un modo per sminuire ciò che avete vissuto, ma un meccanismo di difesa: evitare i conflitti e le emozioni forti per non sentire dolore o vulnerabilità- Il fatto che sia tornata da te dopo la parentesi con l’ex mostra che il legame affettivo con te era reale. Probabilmente si è resa conto di quanto contassi, ma allo stesso tempo non ha saputo reggere il peso delle conseguenze delle sue azioni e della tua legittima esigenza di capire. Dire “voglio stare da sola” può essere un modo per fuggire dalla tensione interna, non per dire che non prova più nulla. Tuttavia, questo tipo di persone spesso scelgono la distanza come unico modo per sentirsi al sicuro.

Accetta che forse il suo modo di amare non è compatibile col tuo.
Tu sembri avere un attaccamento più “ansioso” o “coinvolto”: hai bisogno di connessione e chiarezza. Lei, al contrario, si chiude. Questo crea un circolo vizioso: tu cerchi spiegazioni → lei si sente invasa → si allontana → tu soffri e insisti → lei fugge ancora di più. Due mesi di silenzio sono un tempo sufficiente per capire che lei ha bisogno di spazio. Se la cerchi ora, probabilmente riattiveresti la sua paura.
Lascia che il tempo faccia il suo corso — se ci sarà una riapertura, deve partire da lei. Spesso, dopo relazioni così intense, si resta in uno stato di “attesa congelata”. Ti può aiutare iniziare a riprendere la tua vita, anche senza una chiusura definitiva.
Parlare con uno psicologo, anche per qualche seduta, potrebbe darti strumenti per elaborare il dolore e leggere meglio i tuoi bisogni affettivi. Ora la cosa più saggia che puoi fare è proteggere te stesso, non aspettando una spiegazione che forse non arriverà, ma restando aperto alla possibilità di ritrovare te stesso — e, in futuro, forse anche un amore più equilibrato.

Dot.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Buonasera Daniele, è evidente che molto probabilmente c'era qualcosa di irrisolto nella precedente relazione che ha avuto un certo peso o che comunque ha influenzato il comportamento di questa sua partner e le dinamiche relazionali e di coppia. Tutto ciò ha creato molta confusione in voi e soprattutto nella sua partner la quale a mio avviso non mostra uno stile di attaccamento evitante ma molto probabilmente ambivalente per cui entra spesso in confusione nelle relazioni e forse ha delle difficoltà nel processi decisionali. Capisco che l'indecisione da lei mostrata possa aver avuto un forte impatto sulla sua psyche e resto a disposizione per un consulto anche online. 

Cordialmente dott.ssa Cuttone 

Dott.ssa Maria Eleonora Cuttone

Dott.ssa Maria Eleonora Cuttone

Catania

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Caro Daniele,
la tua storia riflette un grande coinvolgimento emotivo e un desiderio autentico di capire ciò che è accaduto. È del tutto comprensibile che tu ti senta confuso e ferito: dopo anni di relazione e un riavvicinamento carico di promesse, la scelta di lei di interrompere il rapporto “telefonicamente” lascia inevitabilmente un senso di smarrimento e incompiutezza.

Da ciò che descrivi, sembra che la tua compagna viva una difficoltà nel gestire la vicinanza emotiva: alterna momenti di forte coinvolgimento a fasi di chiusura e distacco. È tipico di uno stile di attaccamento evitante, come hai intuito tu stesso. Queste persone faticano a sostenere relazioni in cui sentono di poter perdere autonomia o di dover affrontare temi emotivamente intensi (come chiarimenti, richieste di spiegazioni, ecc.). Quando si sentono “invase” da troppa emotività, tendono a interrompere per recuperare un senso di controllo.

Nonostante questo, il tuo bisogno di capire e di dare senso agli eventi è legittimo. Tuttavia, insistere su una comunicazione che lei non è pronta a sostenere può portarla a irrigidirsi ulteriormente. In questi casi, la cosa più utile è spostare l’attenzione su di te: comprendere come questa relazione ti ha toccato, cosa ti ha insegnato e quali bisogni affettivi desideri veder riconosciuti in futuro.

A volte il silenzio dell’altro non è una risposta, ma un limite che va accettato per poter iniziare un proprio percorso di elaborazione.

Resto a disposizione
dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Cosenza

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