Cosa ne pensate?

Carlo

Buonasera a tutti! Sono legato alla mia compagna da 25 anni, conviviamo da 20 ed abbiamo un figlio di 15 anni. Abbiamo entrambi 45 anni e una vita agiata dal punto di vista economico, ma da qualche tempo purtroppo vedo enorme pigrizia da parte sua in tutto, sia nei lavori domestici che nella sfera sessuale.

Anni fa era più attiva in tutto e non mi spiego questo suo cambiamento nonostante io sia un marito presente, che aiuta e che, come tutti gli uomini, gradirebbe vedere la propria partner un po' 'in tiro' ogni tanto.

Ho così espresso il mio desiderio di vederla con qualche completino intimo, qualche abito da sera ecc. per alimentare qualche mia fantasia, ma puntualmente questi "desideri" vengono meno ed io mi sento frustrato in merito, visto che non sono pretese estreme come sesso anale o bondage e simili. Mi sento di vivere in una sorta di "punizione" per qualcosa che non ho fatto.

I nostri amici di compagnia al contrario vivono la sessualità con giochi, qualche eccesso e con la costante 'sorpresa' intrigante che sicuramente alimenta l'eros della coppia, rendendo il sesso qualcosa di estremamente intenso. Io onestamente sto soffrendo di questa cosa; mi sono imbattuto nel termine "asessuale" che per certi versi la descrive a pieno. Non mi sembra di chiedere la Luna e non capisco questi suoi rifiuti. Io ormai non prendo più nemmeno l'iniziativa per "paura" della sua reazione e sono ormai 4 settimane che non consumiamo.

Come vedete la situazione? Cosa possiamo migliorare ulteriormente, visto che per fortuna abbiamo dialogo, al contrario di altre coppie che non lo hanno? Io ho fatto di tutto per mettere sul piatto alcuni miei desideri parlandole apertamente. Alla lunga credo che il rapporto vada a deteriorarsi nonostante la stimi come compagna e come persona. Sono sicuro di amarla ma, ripeto, questa cosa mi logora anche per la semplicità delle richieste.

Lascio a voi la parola, sperando in una soluzione! Cordiali saluti

7 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno,

La ringrazio per aver condiviso questa situazione — è già un passo importante.

Da ciò che descrive, sembra che la difficoltà non riguardi solo l’ambito intimo, ma che si estenda a una sorta di “pigrizia” o mancanza di energia più generale, che può toccare diversi aspetti della vita quotidiana.

Spesso questa sensazione può avere origini diverse e non sempre facili da riconoscere. Approfittando del dialogo presente nella vostra relazione, le suggerirei di provare ad approfondire questa tematica con serenità e pazienza, senza giudizio, ma con un atteggiamento di ascolto reciproco.

Può essere utile, inoltre, non concentrarsi esclusivamente sulla sfera intima, ma ampliare lo sguardo alla qualità complessiva della relazione e al benessere personale di entrambi. In questo modo si potrà comprendere meglio da dove nasce questa mancanza di energia e come affrontarla insieme.

Inoltre, potrebbe essere utile valutare l’avvio di un percorso di supporto psicologico — sia di coppia sia individuale — per creare uno spazio di confronto e di comprensione più ampio.

Resto a disposizione per ogni ulteriore confronto.

Cordiali saluti,

Roberto Miceli

Buongiorno,

Nel suo racconto lei parla di dialogo e presenza, ma man mano che ci si addentra nella narrazione emerge come la frustrazione domini il racconto: si sente punito, confronta la coppia con altri, teme la reazione della moglie e ha smesso di prendere iniziativa sessuale.

Da quanto descrive, sembra che il fulcro della difficoltà nella relazione con sua moglie sia in realtà centrato sul suo bisogno di sentirsi desiderato e sessualmente appagato, alla stregua di quanto percepisce negli altri. Mi chiedo quindi se la frustrazione che lei giustamente descrive nasca dal fatto che la partner non risponde ai suoi stimoli e alle sue fantasie, oppure dal sentirsi meno uomo rispetto ai suoi coetanei.

Prima di cercare soluzioni concrete, potrebbe essere utile chiarire con lei se si tratta di una fase personale, di un rifiuto strutturale o di aspettative disallineate, evitando colpe e confronti esterni. Questo passaggio può aprire la strada a strategie condivise e rispettose per ricostruire intimità e complicità.

Un saluto 

Dott.ssa Giovanna Padalino

Dott.ssa Giovanna Padalino

Bologna

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Gentile Carlo,
La ringrazio per aver condiviso la Sua esperienza con tanta sincerità. Dalle Sue parole emerge quanto tenga alla relazione e quanto desideri ritrovare un equilibrio di vicinanza e complicità con la Sua compagna.

Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, situazioni come la Sua possono essere comprese alla luce di schemi relazionali che, pur partendo da buone intenzioni, finiscono per alimentare la distanza. Ad esempio, la Sua frustrazione e il ritiro dall’iniziativa — del tutto comprensibili — potrebbero, senza volerlo, confermare nella partner l’idea di “non essere all’altezza” o di “dover evitare per non deludere”, mantenendo così il circolo della difficoltà.

Nelle relazioni di lunga durata è naturale che il desiderio sessuale cambi nel tempo. Entrano in gioco fattori biologici, ma anche pensieri, aspettative e stati emotivi: stress, senso di stanchezza, vissuti di inadeguatezza o il timore di non essere più desiderabili possono incidere più di quanto si immagini.

Può essere utile provare a spostare il focus dal “fare” al “capire”: più che chiedersi “perché non vuole?”, può diventare costruttivo domandarsi “cosa sta vivendo lei in questo periodo?” o “cosa rappresenta oggi per lei la sessualità?”. Questo tipo di curiosità empatica può aprire uno spazio di dialogo diverso, meno centrato sulla prestazione e più sulla connessione emotiva.

Allo stesso tempo, può essere utile per Lei lavorare sulla gestione dei pensieri legati al rifiuto o alla prestazione, così da ridurre la frustrazione e mantenere un atteggiamento più flessibile e accogliente, verso sé stesso e verso la partner.

Se la difficoltà dovesse persistere, un percorso di terapia di coppia ad orientamento cognitivo-comportamentale può essere di grande aiuto per comprendere meglio i reciproci bisogni e costruire nuove modalità di comunicazione e di intimità.

Un caro saluto,

Dr.ssa Anna Fontemaggi  Psicologa Psicoterapeuta Vicolo San Gregorio 1 - Rimini www.annafontemaggi.it info@annafontemaggi.it

 

Dott.ssa Anna Fontemaggi

Dott.ssa Anna Fontemaggi

Rimini

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Buonasera,

dalle sue parole si percepisce chiaramente quanto ci tenga alla sua compagna e al legame costruito in questi 25 anni. Nelle sue righe si sente l’affetto, il rispetto e anche la sofferenza di un uomo che non si limita a lamentarsi, ma che cerca sinceramente di capire e di trovare una strada per ritrovare la complicità perduta.

Le dico subito che ciò che sta vivendo è molto più comune di quanto possa immaginare. Dopo tanti anni di convivenza, la coppia cambia inevitabilmente. Il desiderio non sparisce, ma si trasforma, e spesso si scontra con la routine, con la fatica quotidiana, con l’abitudine che anestetizza un po’ la fantasia e l’attenzione reciproca. Non è un segnale di mancanza d’amore, ma un campanello che dice che forse qualcosa nel modo di “stare insieme” va rinnovato, non solo a livello fisico, ma anche emotivo.

Quando lei scrive di “pigrizia” o di “rifiuto”, è chiaro che si sente escluso, forse non desiderato. Ma dietro quel calo di desiderio della sua compagna potrebbe esserci molto più di una semplice disattenzione. Le donne, spesso, vivono la sessualità in modo fortemente legato al benessere psicologico, all’immagine di sé e al sentirsi viste e valorizzate al di là dell’aspetto erotico. Una stanchezza profonda, un calo dell’autostima, cambiamenti ormonali, o anche un senso di disconnessione affettiva (nonostante l’amore resti) possono rendere difficile ritrovare la stessa spontaneità e curiosità di un tempo.

Lei mi sembra un uomo sensibile e rispettoso, lo si capisce dal fatto che non ha imposto nulla, ma ha espresso i suoi desideri apertamente, con delicatezza. Questo è già un punto di forza: il dialogo. Ora, però, forse occorre fare un piccolo passo in più: passare dal “chiederle di fare qualcosa per lei” al “provare a capire insieme cosa oggi potrebbe farla stare bene come donna”, non solo come compagna.
Può sembrare un dettaglio, ma spesso il desiderio femminile si riaccende non tanto con l’erotismo esplicito, quanto con la sensazione di essere di nuovo scelta, vista, ammirata, ma senza aspettative.

Forse, invece di concentrarsi su ciò che manca (i completini, i gesti sensuali), potrebbe provare a creare momenti di leggerezza, di contatto fisico e di vicinanza senza necessariamente mirare al rapporto sessuale. Una cena fuori, un weekend da soli, un gesto gratuito e inaspettato, cose che non “pretendono”, ma riaccendono la curiosità. A volte serve disinnescare la pressione per far riemergere il desiderio.

Detto questo, non c’è nulla di sbagliato nel suo bisogno. Anzi, il suo modo di esprimerlo è maturo e sano. Ma il rischio, dopo anni, è che il tema della sessualità diventi terreno di frustrazione invece che di gioco, e che ogni approccio venga percepito come una richiesta di “prestazione”.
Il consiglio che le darei è di affrontare l’argomento in un momento neutro, senza tensione, magari con una frase sincera e disarmata come:“ Mi manca la nostra complicità, non tanto per il sesso in sé, ma perché era il modo in cui ci sentivamo vicini, vivi. Mi piacerebbe capire insieme come ritrovarla.” Può sembrare una sfumatura, ma cambia tutto: da “vorrei che tu facessi qualcosa per me” a “vorrei che ci riscoprissimo insieme”.

E se sentisse che da soli non riuscite a sbloccare questo nodo, non ci sarebbe nulla di male nel chiedere un aiuto esterno, un terapeuta di coppia, anche solo per qualche seduta. Non per “curare” qualcosa di rotto, ma per ritrovare il linguaggio comune dell’intimità.

Lei ha ancora una base preziosa: amore, rispetto e dialogo. Ora si tratta solo di riaccendere la fiamma sotto le ceneri della quotidianità, e questo, le assicuro è possibile, con delicatezza e tempo.

Un caro saluto

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

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Salve,

La situazione che descrivi è comune a molte coppie che attraversano fasi di cambiamenti nella dinamica del desiderio e nell’espressione della sensualità, specie dopo una lunga storia e una solida routine familiare. Dal punto di vista fenomenologico, non si tratta solo di analizzare “il sintomo”, la perdita di iniziativa o di fantasia erotica, ma soprattutto di ri-conoscere, senza giudizio, il vissuto soggettivo di ciascuno e la storia della relazione stessa. Un cambiamento che parla di voi nonostante la solidità del vostro rapporto e la stima che nutri per tua moglie, il cambiamento nella sua energia, inclusa la sfera erotica, può essere il riflesso di fatiche quotidiane, stati emotivi non espressi, nuove priorità o semplicemente di una diversa fase evolutiva. Il calo del desiderio raramente rappresenta “punizione”: spesso segnala un bisogno di ascolto, nuovi spazi, di essere riconosciuta oltre che desiderata. La routine, la fatica, la monotonia o piccoli “non detti” si accumulano e possono anestetizzare la voglia di stupire o di lasciarsi andare. È prezioso che tra voi ci sia dialogo: questa è già una risorsa fondamentale. Invita tua moglie a condividere, senza pressioni, le sue difficoltà, esplorando insieme il senso di questa fase di “pigrizia”. Cosa sente rispetto al suo corpo, al tempo che dedicate a voi come coppia, quali paure o stanchezze porta con sé? L’approccio fenomenologico suggerisce domande aperte, ascolto attivo e uno spazio sicuro dove poter essere sinceri senza sentirsi in dovere di “difendere” una posizione o soddisfare aspettative. Per riavvicinarsi, può essere utile spezzare la routine e favorire esperienze nuove anche fuori dalla sfera strettamente sessuale: una serata fuori, attività condivise, semplici gesti di tenerezza, ricordi valorizzati. A volte il desiderio si riattiva non tanto attraverso la richiesta diretta, ma rigenerando la curiosità e la connessione emotiva. Attenzione però alla pressione: “chiedere la Luna” o “non chiederla” spesso non è il punto. In una fase delicata, è più efficace offrire tempo e spazio, valorizzare la complicità, lasciare che il gioco e la sorpresa possa tornare spontanea.

Se la situazione resta fonte di sofferenza o si cronicizza, un percorso psicoterapeutico di coppia può facilitare lo sblocco degli automatismi, aiutandovi a vedere con sguardo nuovo ciò che vi mette in difficoltà e a ricostruire nuove modalità di incontro, senza colpe o rimproveri. La terapia, soprattutto con un’impostazione fenomenologica, accoglie la vostra storia personale, valorizza l’empatia e guida all’esplorazione dei bisogni e delle risorse della coppia

Dott. Raffaele La Tosa

Dott. Raffaele La Tosa

Milano

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Ciao Carlo

Quello che racconti è un tema molto comune nelle relazioni di lunga durata, ma non per questo meno doloroso. Dopo 20 anni di convivenza e un figlio adolescente, è normale che la sessualità cambi forma, ma la tua sofferenza è legittima: il desiderio di sentirsi ancora scelto, visto, desiderato, è un bisogno profondo, non solo fisico ma anche affettivo.

Quello che interpreti come “pigrizia” — nel fare, nel desiderare, nel curarsi — spesso nasconde stanchezza emotiva, stress, perdita di autostima o carico mentale.
Le donne, in particolare dopo molti anni di relazione, possono sentire che la quotidianità, la gestione domestica e il ruolo di madre abbiano “fagocitato” la parte sensuale e spontanea. Non è disinteresse verso di te, ma può essere una forma di disconnessione da se stesse. In questi casi, più che cercare di “riaccendere” direttamente l’erotismo, può aiutare riconnetterla alla propria energia vitale — quella che passa anche dal sentirsi leggera, apprezzata, non giudicata.

Il fatto che tu voglia una complicità più viva, giochi erotici, fantasia — non è affatto “chiedere la luna”.
In realtà, la sessualità di coppia ha bisogno di essere nutrita.
Hai fatto bene a parlarne, perché la comunicazione aperta è fondamentale. Tuttavia, è importante capire come ne parli. Se lei percepisce (anche involontariamente) che ti senti “privato” o “punito”, può sentirsi in colpa o sotto pressione, chiudendosi ancora di più. A volte, dietro la sua resistenza, c’è paura di non essere all’altezza o di non riuscire più a “recitare quel ruolo” che un tempo le riusciva spontaneo

Prima ancora di parlare di lingerie o di rapporti, prova a recuperare momenti di intimità semplice: una cena, una passeggiata, un abbraccio lungo senza secondi fini.
Il desiderio nasce spesso da prossimità emotiva, non solo fisica.
Se il dialogo è buono, potreste pensare a qualche seduta di terapia di coppia o consulenza sessuologica. Non perché ci sia un problema “grave”, ma per riaprire la curiosità e la comunicazione.
Spesso bastano pochi incontri per far riemergere la voglia di riscoprirsi.

Non siete “in crisi” nel senso drammatico del termine, ma siete in un punto di svolta:
dopo tanti anni insieme, la coppia ha bisogno di reinventarsi.
Lei può aver perso la connessione con la sua parte sensuale, e tu puoi aver perso un po’ la leggerezza nel proporre il desiderio, trasformandolo (senza volerlo) in un peso.

C’è spazio per ritrovarvi, ma il cambiamento richiede pazienza, ascolto e assenza di giudizio reciproco.

Dot.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Buonasera,
quello che descrivi è un tema molto sentito nelle coppie di lunga durata: dopo anni di convivenza, anche in relazioni solide e affettuose, può emergere una progressiva diminuzione del desiderio, spesso non per mancanza d’amore, ma per un insieme di fattori psicologici, relazionali e pratici.

Nel vostro caso, da ciò che racconti, sembra che la tua compagna stia attraversando una fase di rallentamento generale — non solo sul piano sessuale, ma anche in altri ambiti quotidiani. Questo può avere molte cause: stress, affaticamento, alterazioni ormonali, o un vissuto interiore di “saturazione” che porta a una perdita di energia e di eros.

Il fatto che tra voi ci sia dialogo è un punto di forza importante. Tuttavia, perché la comunicazione sia davvero efficace, è utile che si sposti dal piano del “desiderio non accolto” a quello del vissuto emotivo reciproco: non tanto “vorrei che tu facessi questo”, quanto “mi fa sentire distante quando non riesco a percepire il tuo desiderio”. Allo stesso modo, può essere importante capire cosa accade in lei quando si chiude o rifiuta, senza interpretarlo subito come disinteresse.

Un percorso di consulenza di coppia, anche breve, può aiutare entrambi a riconnettervi sul piano del desiderio e della complicità, lavorando non solo sugli aspetti erotici ma anche su quelli emotivi e relazionali che li sostengono.

Resto a disposizione
dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Dott. Giovanni Noè

Cosenza

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