Narcisismo: uno sguardo dietro la maschera

Introduzione

Il narcisismo è un tema molto dibattuto di recente, attraverso reels, post instagram e articoli che ne trattano in un’ottica superficiale e colpevolizzante, per cui “i narcisisti sono cattivi, bisogna scappare”. Ma è davvero così? Sono davvero tutti cattivi?

Ci sono diverse forme di narcisismo, tra cui il narcisismo maligno, in cui vi è una combinazione tra tratti narcisistici ed antisocialità. È in questo caso che il soggetto è “cattivo” e pericoloso. Ma negli altri casi le cose sono ben diverse, e con questo articolo si cercherà di capire il perché, andando oltre i criteri diagnostici del DSM V (2013), ed immergendosi di più in cosa provano i soggetti con narcisismo.

L'esperienza soggettiva

Spesso rimproverata per la sua rigidità e astrusa interpretazione della realtà, la psicoanalisi ci offre uno sguardo profondo e ricco di calore umano sul narcisismo, permettendoci di entrare in contatto con la sfera più intima e delicata di questa condizione.

Parlando di un narcisista ci si riferisce ad una persona la cui personalità è organizzata intorno alla necessità di mantenere una buona stima di sé tramite conferme costanti che provengono dagli altri.

Dietro la maschera di ipertrofica autostima, grandiosa idea di sé come perfetto ed onnipotente, dalla bellezza e dal potere illimitato, il narcisista nasconde inadeguatezza, vergogna, invidia, inferiorità, debolezza. Il tutto dovuto ad una ferita profondissima che risale all’infanzia.

Sono diverse le spiegazioni rispetto allo sviluppo di una struttura narcisistica di personalità, ma in generale si può dire che nella relazione caregiver-bambino, quest’ultimo è stato trattato come un’ “estensione narcisistica”, ha percepito che l’amore e l’approvazione del caregiver sarebbero arrivati solo se avesse soddisfatto dei suoi bisogni. Ed ha imparato, così, che i suoi personali bisogni e sentimenti vanno nascosti, che se la figura di attaccamento scoprisse le sue emozioni, soprattutto quelle ostili, non sarebbe amato. Il messaggio implicito che il bambino ha appreso è “sei valido solo se soddisfi i miei bisogni”.

E’ un bambino che non è mai stato amato davvero, che non sa cosa significhi esperire un amore incondizionato, essere apprezzato genuinamente negli aspetti positivi ed in quelli negativi. Ed esso stesso, da adulto, non potrà farlo, ragion per cui metterà in atto difese e comportamenti che lo terranno lontano dallo sperimentare la propria fallibilità ed il proprio essere bisognoso.

Tali difese sono l’idealizzazione, la svalutazione ed il perfezionismo. (Si ricorda che i meccanismi di difesa sono inconsci, il soggetto non è consapevole di avvalersene).

L’idealizzazione può riguardare il sé, oppure l’altro: il soggetto si può percepire come perfetto, onnipotente, grandioso e superiore per contrastare quella vergogna e inferiorità che prova; oppure può idealizzare l’altro ed indentificarsi con lui, assorbendo “vicariamente” la sua perfezione.

La svalutazione, di contro, è espressione dell’invidia. Queste persone provano invidia per coloro che appaiono perfetti, completi e soddisfatti come esse stesse non sono. Percepiscono nell’altro qualcosa che non hanno, e allora nel tentativo di distruggerlo lo svalutano attraverso critiche e disprezzo.

Infine il perfezionismo: questi individui si percepiscono così tanto manchevoli, deficitari, non abbastanza che l’unica cosa che può compensare il loro essere difettosi è la perfezione.  E allora ci saranno due traiettorie: nel narcisismo over ci si illuderà di aver raggiunto questa perfezione, nel narcisismo covert si avvertirà il fallimento ed il dolore ad esso annesso, sperimentando stati depressivi.

Ma allora perché il narcisista è cattivo con un partner?

Il bisogno di essere amato, ammirato ed apprezzato è un bisogno viscerale, da cui non si può fuggire. Il soggetto narcisista sceglierà di avere accanto persone che svolgeranno quel ruolo di “oggetto-se” (Kohut, 1971) che non ha avuto da piccolo, persone che lo idealizzeranno facendolo sentire perfetto ed onnipotente, al contrario di come si era sentito durante l’infanzia. Soddisfare questi bisogni sarà molto più importante che essere amati in modo non idealizzato o dell’ intimità emotiva, e per questo saranno messi da parte. E’ qui che nasce la difficoltà che queste persone sperimentano nelle relazioni: il loro bisogno di essere idealizzato è più forte di quello di amare l’altro. Non è cattiveria, è una difficoltà.

Quando si ritroveranno dinanzi a persone che saranno disposte a vederli per come sono, pregi e difetti compresi, proveranno paura: in primis, il bisogno di idealizzazione non verrà soddisfatto e questo li confronterà con la loro imperfezione, qualcosa che non possono accettare; in secundis, dovranno interfacciarsi con una forma d’amore incondizionata e sincera che non sanno come affrontare. Svalutare l’altro e fare in modo di allontanarlo sarà una “scelta obbligata” che useranno non per ferire l’altro, ma per proteggere se stessi da qualcosa o qualcuno che potrebbe fargli vedere ciò che di sé non possono accettare.

La risposta alla domanda iniziale dunque è…

 …No, non sono tutti cattivi. Sono persone in difficoltà che per timore di essere ferite, feriscono. Come nella risposta di “attacco e fuga”, il loro è istinto di sopravvivenza.  Sono soggetti che "anticipano ogni possibile attacco con un proprio attacco", come disse W.Reich in Analisi del carattere (1993).

E allora certo che è importante preservarsi, stabilire i propri confini e proteggersi da questi attacchi, ma colpevolizzare queste persone etichettandole con la propria psicopatologia o descrivendoli come mostri è disumanizzante.

Conclusione

Questo breve viaggio nel disturbo narcisisitco di personalità restituisce qualcosa di molto importante: parlando di "narcisisti" parliamo di persone e non di sole etichette, ed esattamente come non ci rivolgeremmo mai ad una persona con disabilità con il termine "handicappato", identificandola con la sua condizione, non dovremmo farlo neanche in questo caso.

Si parla di persone con Disturbo Narcisistico di Personalità, individui con una storia e dei sentimenti che meritano rispetto e comprensione, esattamente come si farebbe per qualsiasi altra forma di dolore. Perchè sì, il narcisismo non è una moda né un scelta, è il frutto di un intensissimo e radicato dolore a cui il soggetto tenta di sopravvivere utilizzando gli strumenti che ha a disposizione.

Bibliografia

Kohut H. (1971), Narcisismo e analisi del Sé. Bollati Boringhieri, 1976.

McWilliams, Nancy, et al. La diagnosi psicoanalitica. 2. ed. riv. e Ampliata, Astrolabio, 2012.

Reich, W. (1933), Analisi del carattere, Sugar, Milano, 1973.

Steiner, J. (2006), Seeing and being seen: Narcissistic pride and narcissistic humiliation, International Journal of Pyshcoanalisis, 87,pp.935-951.

 

 

 

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