Madre con disturbo di personalità borderline

Bodini

Buongiorno, sono incappata sul vostro sito per caso facendo una ricerca su come comportarsi e/o segnalare una persona con disturbi di personalità come mia madre. Sono anni che io e mia sorella tentiamo di trovare una soluzione per poterla aiutare perché passa da uno stato calmo ad uno stato cattivo e violento (a parole) anche solo durante una telefonata. Durante le sue "sfuriate" parla sempre degli stessi argomenti e più ne parla e più si arrabbia alzando la voce. Ogni tanto sento la necessità di consultarmi con una psicologa per cercare di mantenere un distacco emotivo ma soprattutto di mantenere un mio equilibrio per non rischiare di trasferire qualche emozione negativa ai miei figli. Negli ultimi tempi questi episodi sono aumentati ma il problema è che queste reazioni le ha solo nei miei confronti e di quelli di mia sorella. Lei non vuole farsi aiutare e quando proviamo a dirglielo ci risponde che siamo noi quelle "matte". Vorrei sapere se esiste una strada da percorrere per poter rendere questa situazione più vivibile per tutti. Grazie, cordialmente Laura

4 risposte degli esperti per questa domanda

Buongiorno Laura,

non so se sua madre abbia un  disturbo di personalità borderline diagnosticato da un professionista.

L' importante è la relazione, l'effetto che ha su di Lei e su sua sorella.

Sicuramente vi è la possibilità di poter gestire meglio la situazione.

Confrontarsi con un professionista può aiutare a capire meglio le dinamiche relazionali e a trovare delle strategie/idee per cambiarle.

Cordiali Saluti

Dott. Filippo Arnoldi

Dott. Filippo Arnoldi

Bergamo

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Buon giorno, capisco che la vostra situazione sia frustrante e che sentiate la necessità di un supporto esterno. Aiutare qualcuno che non vuole essere aiutata è difficile ed è facile incappare in un vortice dove non si trova una via d'uscita. Portare qui le sue difficoltà è utile ma ci sono molte dinamiche in gioco. Per esempio, lei parla di disturbo di personalità borderline, ma mi pare di capire che non è mai stato diagnosticato nulla nè con test specifici o con una consulenza psichiatrica. Lei parla di anni in cui si manifesta questa problematica ma prima non esisteva? L' età di mamma è un fattore importante nel caso in cui fosse compatibile con altre patologie neurodegenerative. in oltre, è importante capire se c' è una comunicazione giusta dove far capire i bisogni sia di sua madre che vostri. Sua madre ha paura di un etichettamento e voi siete preoccupate che abbia questi atteggiamenti che vi fanno male. Magari proprio un professionista che vi faccia da parte esterna, per trovare la giusta comunicazione per ritrovare un equilibrio sereno dove insieme potersi aiutare potrebbe essere un punto di partenza. 

Dott.ssa Raffaella Metelli

Dott.ssa Raffaella Metelli

Mantova

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Le dinamiche che descrive — l’alternanza tra calma e rabbia, la ripetizione ossessiva degli stessi argomenti, l'aggressività verbale mirata solo verso lei e sua sorella, il rifiuto di qualsiasi aiuto esterno — sono segnali che possono effettivamente far pensare alla presenza di un disturbo della personalità, come quello borderline. Tuttavia, è importante ricordare che solo un professionista della salute mentale può fare una diagnosi accurata, e questa può avvenire solo con la collaborazione della persona interessata. Capita spesso, purtroppo, che chi manifesta questi comportamenti non riconosca la propria sofferenza, attribuendo invece la colpa agli altri. Questo può essere molto frustrante per i familiari, che si trovano a gestire reazioni sproporzionate, sensi di colpa e un costante stato di allerta emotiva.

Cosa può fare ora?

1. Proseguire il suo percorso personale di supporto
Il fatto che lei senta il bisogno di confrontarsi con una psicologa è già un passo fondamentale. Il lavoro su se stessi, soprattutto in questi contesti familiari così complessi, aiuta a creare confini emotivi sani e a proteggere il proprio benessere — e, come ha scritto, anche quello dei propri figli. È un atto di grande responsabilità e amore.

2. Stabilire e mantenere confini chiari
Quando il dialogo diventa tossico o aggressivo, è legittimo — e a volte necessario — interrompere la conversazione o allontanarsi momentaneamente, spiegando in modo fermo (ma non aggressivo) che non si è disposti ad accettare determinati toni. Questo non risolverà il problema alla radice, ma può ridurre l’intensità dei conflitti.

3. Cercare un sostegno familiare strutturato
Potreste valutare, insieme a sua sorella, un percorso di mediazione o consulenza familiare, anche se sua madre non volesse partecipare. A volte è sufficiente che i familiari diretti inizino un lavoro congiunto per modificare in parte le dinamiche relazionali.

4. Informarsi sul “parent training” o gruppi di supporto
Esistono percorsi pensati proprio per i familiari di persone con disturbi della personalità. In questi contesti si imparano strategie per affrontare meglio le crisi, comunicare con maggiore efficacia e tutelare la propria salute mentale. Molti centri di salute mentale (CSM) e associazioni ne offrono, anche gratuitamente.

5. Valutare la possibilità di coinvolgere i servizi sociali o sanitari
Se il comportamento di sua madre dovesse diventare pericoloso per sé o per gli altri, o se dovessero esserci episodi di violenza più gravi, può essere necessario un intervento esterno. In questi casi è possibile rivolgersi al medico di base, ai servizi sociali o al CSM del territorio per richiedere una valutazione.

Affrontare tutto questo è molto faticoso, ma il fatto che lei stia cercando risposte e strumenti per gestirlo è già un enorme passo verso il cambiamento. Non può “salvare” sua madre se lei non vuole, ma può scegliere di salvarsi lei stessa da un legame che la consuma, senza per questo rinunciare all’affetto o al rispetto.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Dott. Francesco Damiano Logiudice

Roma

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