Come riconoscere il Disturbo Ossessivo Compulsivo semplice e di personalità

Il DSM -IV classifica il disturbo ossessivo-compulsivo tra le patologie dell’Asse I (disturbi clinici) e il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità in Asse II tra i disturbi di personalità del Gruppo C (comprendente anche il disturbo evitante e il disturbo dipendente).
Il rapporto tra DOC e Disturbo Ossessivo Compulsivo di personalità è ancora oggi ampiamente dibattuto tra coloro che sostengono si tratti di due condizioni patologiche distinte e quelli invece che ipotizzano si tratti di una stessa condizione che si sviluppa lungo un continuum.
Il DSM IV riporta, tra i criteri diagnostici del disturbo ossessivo compulsivo di personalità, tratti e comportamenti quali: perfezionismo, scrupolosità e cura eccessiva per i dettagli, indecisione, tendenza al continuo controllo, coartazione dell’espressione emozionale e senso di inadeguatezza.
Si tratta di caratteristiche che si riscontrano anche nella maggioranza dei soggetti con diagnosi DOC e che pertanto possono portare a valutare i due disturbi su uno stesso continuum. Ciò che li distingue è principalmente la differenza tra sintomi e tratti di carattere duraturi. Il paziente che soffre di disturbo ossessivo compulsivo è tormentato da pensieri ricorrenti dal contenuto spiacevole ed è spinto a mettere in atto azioni e comportamenti rituali. Queste manifestazioni di sintomi sono egodistoniche, nel senso che il paziente le riconosce come problematiche e desidera liberarsene.
Al contrario i tratti che costituiscono la diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo di personalità sono schemi di comportamento duraturi ed egosintonici,ossia raramente causano disagio e possono anche essere considerati come altamente adattativi.
Come sottolinea Pancheri (1992) “la personalità ossessiva non soddisfa la condizione di egodistonicità delle ossessioni e le idee e i pensieri ripetitivi vengono vissuti come aspetto costitutivo del proprio essere”.
Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è abbastanza comune soprattutto tra i maschi della cultura occidentale. Ciò è imputabile al fatto che la nostra società attribuisce un valore positivo ad alcune caratteristiche di questo stile di personalità come l’autodisciplina, il controllo emotivo, la perseveranza, l’affidabilità e la buona educazione.
La rigidità dei tratti ossessivo-compulsivi viene amplificata dall’immagine di sé che il soggetto ha costruito, di persona coscienziosa, industriosa ed efficiente.
L’ossessivo è “sovrainvestito cognitivamente” e la sua organizzazione personale non sopporta il cambiamento, poiché cambiare significa andare verso l’ignoto e l’imprevisto.
Il paziente con un disturbo di personalità ossessivo – compulsivo simbolizza le sue sensazioni inquadrandole all’interno di schemi predefiniti, è energizzato, ma in maniera rituale e priva di spontaneità. Entra in contatto con gli altri in modo predeterminato e spesso ciò non gli consente di essere empatico. Difficilmente sperimenta il ritiro, in quanto la sensazione di dover fare sempre qualcosa glielo rende fortemente ansiogeno, ma se è depresso, specialmente in terapia, può non essere capace di venirne fuori.
E’ spesso confluente con chi simboleggia l’autorità, introietta solo se percepisce l’ambiente come facente parte di una autorità legittima, e utilizza la proiezione per rinnegare alcune sue caratteristiche che non può accettare. Teme l’errore, per cui utilizza la retroflessione per procrastinare o annullare l’azione, e usa la deflessione per dare un significato razionale ad ogni forma di comunicazione calorosa ed emotiva non prevista.
Perls parla di “introiezione primaria” nell’ossessivo compulsivo: il “devo” permane all’interno senza elaborazione e gli introietti vengono espulsi all’esterno con la proiezione. Gli altri giudicano, criticano e quindi si retroflette per evitare il contatto.
Il suo sistema di sostegno interpersonale è formale e poco intimo; quello biologico è teso e poco suscettibile alla diffusione dell’eccitazione; mentre tutto viene retto da un sovrainvestimento cognitivo che serve a controllare l’imprevedibile e a evitare il cambiamento.
Per aiutare il paziente ossessivo–compulsivo ad aumentare la sua capacità di affrontare i rischi si può lavorare sulla mobilitazione dell’energia: se si riesce a fargli esperire una energizzazione maggiormente basata sulla coscienza di sé e degli altri egli potrà liberare una parte dell’energia sopita in direzioni diverse da quelle abituali sperimentando così un contatto più autentico.
 
 
2.2  La diagnosi del disturbo ossessivo compulsivo di personalità (DOCP) secondo il DSM IV:
 
 
Quadro pervasivo di preoccupazione per l’ordine, perfezionismo e controllo mentale e interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza, che compare entro la prima età adulta ed è presente in diversi contesti, indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

(1)  Attenzione per i dettagli, le regole, le liste, l’ordine, l’organizzazione o gli schemi, al punto che va perduto lo scopo principale dell’attività.

(2)  Mostra un perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti (ad esempio è incapace di completare un progetto perché non risultano soddisfatti i suoi standard oltremodo rigidi).

(3)  Eccessiva dedizione al lavoro e alla produttività, sino all’esclusione delle attività di svago e delle amicizie (in assenza di evidenti necessità economiche).

(4)  Esageratamente coscienzioso, scrupoloso, inflessibile in tema di moralità, etica o valori (non giustificato dall’appartenenza culturale o religiosa).

(5)  Incapace di buttare via oggetti consumati o di nessun valore, anche quando non hanno alcun significato affettivo.

(6)  Riluttante a delegare compiti o a lavorare con gli altri, a meno che essi non si sottomettano esattamente al suo modo di fare le cose.

(7)  Adotta una modalità di spesa improntata all’avarizia, sia per sé che per gli altri: il denaro è qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future.

(8)  Manifesta rigidità e testardaggine.
 

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