Eritrofobia o ereutofobia - Paura di arrossire in pubblico

Michela

Salve...vi scrivo perchè credo, anzi sono certa, di avere un "grave" problema. Non so come mai ma da qualche tempo, più di un anno, soffro di un particolare tipo di paura: quella di arrossire in pubblico. Premetto che non sono mai stata timida, anzi sono conosciuta come la ragazza che dice sempre tutto ciò che pensa senza problemi, ma da qualche tempo arrossisco per ogni minima cosa che mi si rivolge; se qualcuno viene a trovarmi mi sento in imbarazzo, se rivedo persone che non vedo da un pò....insomma di fronte a chi mi porge la minima attenzione, questo succede....anche con i parenti....con tutti....credo di avere qualche problema e non so come fare per sapere cosa c'è che non va in me!! Non ne capisco la fonte e, dopo le innumerevoli figuracce davanti agli altri per arrossamento, mi sto chiudendo sempre di più in me stessa, senza uscire, dialogare... Ho cercato di affrontare il problema....andando in contro alle situazioni più imbarazzanti, ma non riesco a controllare il mio rossore stupido e inutile! Inoltre studio giurisprudenza, ho 25 anni e tra un anno dovrei finire....credo che questo mi causerà troppi problemi...ho sentito dire che non esiste un rimedio..!! Avrei proprio bisogno di parlarne con qualcuno, con un professionista sul campo, ma le sedute costano ed io, purtroppo, non me lo posso permettere. Spero pertanto di ricevere una vostra risposta che possa in qualche modo aiutarmi a capire e soprattutto a sbloccarmi, perchè ho paura di cadere in depressione!! Vi ringrazio anticipatamente per le vostre risposte che attenderò pazientemente!!

10 risposte degli esperti per questa domanda

Gentile utente, la paura di arrossire può essere accomunata al desiderio di essere scoperta rispetto a fantasie inconsce particolari. Sono fantasie che riguardano il desiderio/paura di sottomissione nei rapporti. Sottomissione che può declinarsi ad esempio nel desiderio di apparire una bambina piccola che vuole essere protetta; il fatto che si stia laureando può essere collegato al fatto che lei stia entrando nel mondo lavorativo "adulto" e che si sveli una sua paura/desiderio di starne fuori: infatti si chiede "Come faccio a lavorare?" Ulteriore indizio è quello economico, dove lei dice :non ho soldi per delle sedute. Come per i bambini che non hanno un potere economico personale per farsi carico della propria esistenza. Vede tutto è legato ad una questione di priorità: se per lei è importante risolvere dei problemi ed andare in analisi allora può trovare un lavoretto per pagarsi l'analisi. Naturalmente può trovare situazioni convenienti che le permettano di fare ugualmente un percorso. Ma il punto non è quello eminentemente pratico quanto simbolico, di rappresentazione. Lei, può darsi, è intrappolata in una rappresentazione di se stessa incapace di utilizzare l'aggressività per competere con gli altri, per raggiungere degli obiettivi. Forse per anni è stata adempitiva come una brava bambina, e il sintomo dell'arrossamento le suggerisce una cosa: di interrompere la fantasia di essere nei rapporti attraverso una rappresentazione falsa di se stessa. Le dico questo solo come ipotesi. Cordiali saluti
Gentile Michela, il suo rossore è l'espressione somatica, cioè corporea, di un'emozione che non ha modo di esprimersi in altro modo. E' probabile che in una qualche sfera importante della sua vita (studio-lavoro, famiglia, relazione di coppia, ecc...) lei stia "accumulando" troppo, senza avere una adeguata valvola di scarico per fare fluire liberamente l'eccesso di energia accumulatasi. Il mio consiglio è quello di trovare una via di sfogo per questa energia in eccesso. Potrebbe giovare la palestra, o meglio uno sport come le arti marziali. Ma credo, che il miglior modo di scaricare la sua tensione, possa essere quello di incanalare la sua energia in una relazione di coppia proficua e soddisfacente. Certo, non è facile, soprattutto se (e questa è solo una mia intuizione-ipotesi) manca la capacità di innamorarsi. Il mio augurio è che lei possa trovare in se stessa, questa rinnovata capacità di abbandonarsi con fiducia agli altri, per innamorarsi non solo di nuove persone, ma anche di nuove attività. Auguri
Cara Michela, per fortuna l'hanno informata male. Non è vero che non esiste un rimedio. Ce ne sono, e ce n'è uno in particolare molto efficace: il tempo. Questo tipo di disturbi tende col tempo a sparire (sì, proprio ad andare via!), così come è arrivato se ne andrà. Il lottarci contro paradossalmente ostacola questo decorso naturale, perche continua ad "alimentarlo", sia pure involontariamente. Pertanto la cosa più efficace che può fare per favorire la sua evoluzione naturale è accettarlo, come un temporaneo compagno di viaggio, con umorismo e sorridendogli con simpatia. Anzi, proprio con questo spirito nelle situazioni di relazione con un altro non ci lotti, non cerchi di resistere, ma paradossalmente si sforzi con umorismo e autoironia di impegnarsi ad arrossire ancora di più, non si accontenti, dia il meglio di sè, chi ha di fronte ne ha diritto! So che le sembrerà paradossale, ma le garantisco che se riuscirà a prenderla con questo spirito col tempo il risultato è garantito. Ci sono molti studi al riguardo in letteratura che lo confermano. E allora, Michela, coraggio, mi faccia il suo più bel sorriso e arrossisca impegnandosi più che può! Con simpatia.
Le poche informazioni contenute nella sua domanda non permettono che ipotesi azzardate. L'insorgenza di questa difficoltà di tipo relazionale e, in particolar modo, la fase di ciclo vitale in cui essa si presenta, sembra essere legata allo svincolo dalla famiglia di origine. L'approssimarsi della laurea comporta il dover uscire di casa, l'iniziare a camminare da soli senza il sostegno della nostra famiglia di origine. E' un problema comune a molti giovani, per non dire a quasi tutti i giovani che si trovano nelle sue stesse condizioni. Non tutti arrossiscono, ma ognuno presenta un proprio segnale di disagio. Se fosse vera questa ipotesi, il suo sintomo si inserirebbe in un contesto relazionale più ampio che la vede coinvolta insieme a tutta la sua famiglia. In tal caso, bisognerebbe capire come mai non si vuole abbandonare il proprio nido, operazione peraltro difficoltosa a tutti gli esseri umani. Quest'ultimi assomigliano alle aquile, che rispetto a tutti gli altri volatili, tendono ad abbandonare il nido tardi, tanto da costringere la mamma ad artigliarli e portarli in alto nel cielo e poi liberarli all'improvviso costringendoli a volare. I nostri genitori non sono così crudeli da lasciarci se non sono estremamente sicuri che ce la facciamo a volare. Il problema allora non è l'arrossamento che costituisce solo la punta dell'iceberg, ma l'abbandono di un posto caldo e sicuro come il nostro nido. In questa operazione dobbiamo essere aiutati a farcela. Se per un attimo pensiamo che il nido possa rompersi, ecco allora che ci rintaniamo in casa e l'arrossamento potrebbe essere un buon motivo per farlo. Io consiglio una terapia familiare ad indirizzo sistemico-relazionale. Non è vero che le terapie costano troppo, dipende invece solo della durata. Se vuole saperne di più può andare al sito www.dottindelicato.it dove può avere accesso anche ad una consulenza gratuità.
Il tuo disturbo ha un nome: si chiama "eritrofobia", ovvero sei affetta dalla paura di arrossire. E' un disturbo piuttosto comune, che instaura un circolo vizioso di mantenimento del sintomo. La paura che provi quando devi affrontare situazioni in cui ti esponi agli altri, fa scattare un meccanismo a livello del sistema nervoso autonomo che di per sé facilita la possibilità che tu arrossisca. Il problema non è il tuo rossore, ma il significato che gli attribuisci. Gli evitamenti conseguenti (non uscire, evitare gli altri, ecc.) sono fattori di mantenimento. Se non puoi ricorrere a uno specialista ti resta un'altra strada da percorrere: quella di informarti bene sul meccanismo del tuo disturbo e su cosa lo mantiene. Ci sono dei manuali che puoi leggere e che ti potrebbero molto aiutare. Se vuoi che te ne suggerisca qualcuno mandami la tua email, sarò lieta di poterti aiutare.
Cara Michela, leggendo la tua lettera ciò che mi ha colpito sono le seguenti frasi: ... credo, anzi sono certa di avere un "grave" problema. ... insomma a chi mi porge la minima attenzione. ... andando in contro (forse incontro?) alle situazioni più imbarazzanti... ... (termine studi) credo che questo mi causerà troppi problemi... ... (sedute) non me le posso permettere... I segnali che il ns. corpo ci dà sono sempre significativi e ci aiutano a iniziare un percorso di consapevolezza rispetto al proprio mondo emotivo e affettivo. Sono quindi estremamente importanti. Il rossore è come se fosse una bella spia luminosa che avvisa che è necessario apportare dei cambiamenti. Nel tuo caso, sembra che la relazione con gli altri (amici e parenti) debba essere sottoposta a "revisione". Sembra che hai già deciso che quello che stai vivendo è un grave problema, che non puoi essere soggetta alla minima attenzione da parte altrui, come se, da un anno a oggi, non sei più "meritevole" di suscitare negli altri interesse, sentimenti e emozioni e quindi ti stai "defilando" da qualsiasi rapporto. Prima della spia luminosa (rossore) la tua relazione con gli altri era un incontro o uno scontro? Il termine degli studi conclude un ciclo della vita e apre una nuova fase in cui la persona inizia a farsi carico di tutte le problematiche che la quotidianità impone, operando delle scelte che vanno a condizionare tutta la vita. Questo può spaventare e rendere più evidenti e pressanti vissuti di inadeguatezza e di autosvalutazione. Attribuisci a problemi economici la possibilità di confrontarti con un professionista in merito a quanto stai vivendo. Se realmente il problema è di tipo economico, forse ti è utile sapere che ogni Asl e forse anche il tuo Comune, hanno al loro interno un servizio psicologico, a cui tutti i cittadini possono rivolgersi e con costi accessibili (ticket). Se non è questo il problema, è come se tu dicessi che non possiedi le risorse interne necessarie per far fronte alle tue attuali esigenze. Mi sembra che ti senti molto sola e non più certa dei tuoi punti di riferimento. Dici che hai paura di fare delle figuracce e hai paura di cadere in depressione. La prima paura fa parte della vita e dopo un po’ di tempo “ le figuracce”possono essere ricordate con divertimento e...rimpianto! La paura di cadere in depressione è invece un altro segnale di cambiamento e quindi è necessario che tu possa condividere questo timore con le persone per te affettivamente insostituibili. Un cordiale saluto.
L’eritrofobia può derivare da insiemi o fattori diversi, ansia sociale, fobia sociale, aggressività repressa, aurosal elevato eccetera, sarebbe opportuno si rivolgesse a uno psicologo per conoscere la causa principale della sua eritrofobia su cui potrà intervenire.
Cara Michela, penso che tu sappia che comunque il tuo rientra in un disturbo legato all'ansia. Come tale se "curato" nel modo adeguato può essere completamente superato. L'approccio può utilizzare anche farmaci, ma non può prescindere da una qualche psicoterapia, che, dal mio punto di vista, dovrebbe essere di tipo cognitivo comportamentale. Non credo giusto che si possa immaginare qualcosa di "velocissimo" con il quale uscire da una problematica psicologica. Certo non si tratta di affrontare percorsi di anni, ma insomma qualche incontro è sicuramente necessario. Cordiali saluti,
Cara Michela, spesso pensare di avere "un grave problema" è più "grave" del problema stesso. Mi spiego. Nella vita a volte ci capitano situazioni inaspettate che mettono in crisi un sistema di vita spesso controllato e, pertanto, illusoriamente certo e sicuro. L'uomo infatti tende a costruirsi una struttura di personalità che gli permetta di adattarsi alle continue richieste che nel corso della sua vita gli arrivano dalla realtà esterna. Questo adattamento a volte, però, produce uno scollamento tra ciò che appariamo e ciò che sentiamo veramente. Generalmente non permettiamo a queste nostre emozioni di esprimersi perchè, per vari motivi, le censuriamo, ma esse non possono rimanere inespresse e così è il nostro corpo (soma ) a farlo, attraverso varie manifestazioni psico-fisiche. Così il suo arrossire in determinate situazioni può significare che in quel momento sta facendo tacere i suoi più profondi desideri o le sue emozioni, quelle che la "ragione" non vuole riconoscere. Il mio consiglio è che dovrebbe dare ascolto a queste emozioni, anche se negative, e capire, magari facendosi aiutare da una persona esperta, cosa non permette loro di esprimersi liberamente. Lei, quindi, non è malata, ma sanissima, visto che il suo corpo le sta segnalando che deve prendersi cura di una parte di se stessa che ha trascurato fino ad ora. Auguri e cordiali saluti.
Il rimedio esiste.... ci sono psicologi alle usl perchè non provi? C'è un conflitto che si nasconde dietro questo sintomo, bisogna analizzarlo, altrimenti ti diventerà un meccanismo fobico, sempre che non lo sia già. un abbraccio