Ossessionati dalle serie tv

Qualcuno spasima per le vicende amorose dei dottori del Seattle Grace, altri seguono con ansia la soluzione del casi di CSI, ci sono fan dei vampiri e quelli dei nerd di Pasadena, insomma esistono personaggi che incontrano i gusti più disparati. E poi ci sono i grandi classici: i medici di E.R. e le ragazze di Sex and the City, i giovani di Dawson’s Creek gli investigatori di X Files. Stiamo parlando di serie tv, ma soprattutto degli appassionati che le seguono. La giornalista Chiara Poli, esperta di fiction, definisce questo il mondo dei “maniaci seriali”.

Per i fan queste serie tv diventano un universo parallelo, fatto di amici che seguono con passione, di personaggi odiosi cui si augura una brutta fine, salvo poi trovarsi a rimpiangerli. I fan esistevano già nell’antica Roma e Grecia e seguivano con passione le gesta o le imprese di atleti, gladiatori e combattenti. Oggi, invece, in primo piano non ci sono più persone reali bensì personaggi. Le persone seguono infatti le vicende di Carrie più che di Sarah Jessica Parker, del dottor House più che di Hugh Laurie.

Ci sono diversi meccanismi che portano un fan a diventare tale:

  • uno è personale, identitario: soprattutto per gli spettatori più giovani la visione di una serie è vista come un elemento di costruzione della propria identità personale;
  • il secondo riguarda l’appartenenza ad un gruppo sociale: la serie tv, come la musica, agisce da legante all’interno di un gruppo. Nascono, così, community e forum su internet in cui scambiare opinioni e commenti sulle varie puntate e sui singoli personaggi.
  • Il terzo meccanismo riguarda le persone particolarmente empatiche, ovvero per chi ha più facilità nel mettersi nei panni dell’altro. In questo modo la visione della serie tv si traduce nel “piacere di piangere”, il gusto per la partecipazione empatica alle vicende, spesso melodrammatiche, dei protagonisti.

Le regole della teleamicizia

Rispetto ai film, le serie tv hanno maggiori spazi di manovra: si sviluppa quella che il sociologo Joshua Meyrowitz definisce teleamicizia. I personaggi finiscono così col diventare persone reali che conosciamo a fondo. Li vediamo invecchiare o crescere e li seguiamo con passione sempre maggiore. E, ad ogni svolta narrativa importante ci chiediamo: ritorneranno? Che succederà?  Alcuni studiosi sottolineano, inoltre, che la trama è solo una delle componenti del fascino di queste storie, che offrono vari livelli di lettura: Buffy, ad esempio, non è solo una storia di vampiri ma racconta anche l’angoscia della crescita, del corpo che cambia, insomma le ansie dell’adolescenza.

Per non parlare delle serie mediche, inevitabilmente alle prese con dilemmi etici e in cui si raccontano, puntata dopo puntata, storie di persone malate e di come affrontano la malattia o la morte.

Ma perché gli appassionati guardano le serie con atteggiamento quasi ossessivo?

Semplice: perché cercano emozioni! Se una serie propone allo spettatore un livello di lettura che lo coinvolge, va avanti. Oggi, comunque, si gioca molto sulle modalità di fruizione: attraverso la tv ma anche computer e tablet, con la possibilità di seguire le serie o registrarle, scaricarle, guardarle nel momento desiderato. In questo modo la fruizione diventa facile e personalizzata. Non si aspetta più la puntata successiva in onda la settimana prossima, perché è possibile vederne 15 di fila. Questo aspetto è però quello più pericoloso e che può creare dipendenza. Dipendenza da un mondo fittizio, che non esiste. Utilizzare la fantasia e le serie tv in maniera massiccia può essere sintomo di qualcosa che non va nella vita dello spettatore e, se protratto nel tempo, è bene che la persona si prenda cura di questo aspetto.

E alla fine?

Alla fine i personaggi diventano amici, quindi quando se ne vanno si è tristi. Secondo uno studio della Ohio State University, la fine della propria serie tv preferita può scatenare sintomi depressivi e un senso di angoscia e smarrimento simile a quella generata dalla fine di un amore.

Perciò ben vengano le serie tv che apportano ricchezza emotiva e rafforzano l’empatia quando prese alla leggera, ma attenzione a non confondere le persone con i personaggi e la vita vera con la vita da telefilm!

A cura di Eleonora Rinaldi – psicologa

Tratto dall’articolo “Maniaci seriali” di Paola Emilia Cicerone, Mente & Cervello n97, gen 2013

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