Sento di essere una mina vagante che nessuno riesce ad afferrare

Alessia

Mi sento intrappolata in una vita che non riconosco più, e a soli 16 anni mi sembra che non ci sia via d’uscita. A casa, le cose non vanno mai bene. Non è facile vedere la mia nonna in ospedale, non è facile fingere di essere forte quando di notte la solitudine e la preoccupazione mi schiacciano. Mia madre e mio nonno sono sempre ubriachi, e io mi sento invisibile. A volte mi sembra che a mio padre non importi davvero di me, che se non fossi sua figlia probabilmente mi tratterebbe come se non valessi nulla. Mi faccio forza per andare avanti, per cercare di far quadrare tutto con la scuola, ma è come se la mia salute mentale fosse messa in fondo alla lista. Cerco conforto nei miei, ma quando provo a stare con gli amici, mi rinchiudono in casa, come se la mia felicità fosse un lusso che non mi posso permettere. E alla fine mi rendo conto che non c'è nemmeno mia sorella a cui posso parlare. Mi sono rifugiata in vecchi comportamenti, in vecchi schemi di dolore, ma nessuno se ne accorge. Tagliarmi con le forbici è diverso, ma il dolore dentro è lo stesso. Nessuno sembra notare quanto sto male, e la cosa che più mi fa paura è che, forse, nemmeno io merito che qualcuno se ne accorga.

4 risposte degli esperti per questa domanda

Ciao Alessia.

scrivere qui é un primo passo per chiedere aiuto. Continua questo passo e fallo davvero, chiedi aiuto fuori di qui e inizia un percorso per stare davvero meglio. 
puoi farcela 

Dott.ssa Martina Marino

Dott.ssa Martina Marino

Lecco

La Dott.ssa Martina Marino offre supporto psicologico anche online

Cara Alessia,le tue parole arrivano forti, nitide e dolorose. Non sono semplici da leggere, perché sono vere. Ma è proprio questa verità che merita rispetto, e merita qualcuno che ti risponda con altrettanta sincerità. Quando dici che ti senti come “una mina vagante che nessuno riesce ad afferrare”, parli di una solitudine profonda, quella che nasce non solo dall’essere ignorati, ma dall’essere incompresi anche quando urli in silenzio. Eppure… tu stai parlando. Con questa lettera, stai chiedendo aiuto, stai raccontando il tuo dolore. Questo è coraggio. Non un gesto debole, non un lamento, ma un atto di forza reale, anche se non ti sembra. Hai 16 anni, Alessia, e non dovresti portare il mondo sulle spalle.

  • Vedere tua nonna in ospedale, e sentirti impotente.

  • Avere adulti attorno che bevono, che non ti vedono, che non fanno il loro mestiere: proteggerti.

  • Cercare amore e trovarti rinchiusa.

  • Cercare aiuto e sentirti colpevole della tua stessa sofferenza.

Tutto questo non è colpa tua. Mai.
Stai crescendo in un ambiente che ti fa sentire invisibile e sbagliata, e questo lascia ferite che nessuno dovrebbe portare da solo. I tagli: non sono una richiesta di attenzione, sono una richiesta di esistenza Tu scrivi: “Tagliarmi con le forbici è diverso, ma il dolore dentro è lo stesso”.
Chi si fa male non vuole morire, vuole sentire qualcosa, liberarsi, ritrovare un confine tra sé e tutto ciò che fa male. Non devi vergognarti di questo. Ma non devi nemmeno restare sola a combattere.
Perché il dolore, anche se ti sembra familiare, non è l’unica casa possibile. Tu meriti di essere ascoltata. E ci sono persone disposte a farlo Anche se in questo momento la tua famiglia non riesce ad esserci per te, esistono adulti sicuri, persone competenti e disponibili che possono aiutarti a uscire da questa gabbia emotiva.

Ti prego, parlane con qualcuno che può agire:

  • Un* psicolog* scolastic*.

  • Un* insegnante di cui ti fidi.

  • Un consultorio giovani (ce ne sono in tutte le città).

  • Un centro anti-violenza o un servizio sociale: anche se non subisci violenza fisica, vivi una forma di trascuratezza grave che va presa sul serio.                                              

 Il fatto che tu abbia scritto dimostra che dentro di te c’è ancora una parte che crede, anche solo un po’, che potresti meritare qualcosa di meglio. Ed è proprio a quella parte che voglio rivolgermi: non smettere di cercare aiuto.
Non perché sei debole. Ma perché hai diritto a stare bene.                                                   Alessia, non sei sola, anche se ti ci fanno sentire ogni giorno.
Tu esisti, tu conti. Anche in questo buio, c’è un’uscita. E c’è qualcuno pronto ad ascoltarti davvero

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Cara Alessia

mi dispiace molto di come ti senti. Tagliarsi non basta a far emergere l'enorme dolore e delusione che porti dentro, lo so bene. Ma tu dici una cosa davvero importante, segno che dentro di te c'è una parte che desidera riscattarsi e stare bene. Ovvero ti sei accorta che la tua salute mentale è stata messa in fondo alla lista. Forse dagli altri, ma non da te. Il tuo benessere psicologico è importante Alessia, fondamentale, soprattutto nei tuoi meravigliosi 16 anni, anche se ora tanto meravigliosi non ti appaiono.

Fai in modo che i tuoi genitori ti permettano di seguire un percorso psicologico che ti sostenga e ti aiuti, che diventi un momento esclusivamente tuo dove poterti sfogare e nutrire di nuovi pensieri positivi.

Se ti dovesse interessare, puoi contattarmi sono disponibile anche online.

Un sincero abbraccio

Dott.ssa Paola Schizzarotto

Dott.ssa Paola Schizzarotto

Padova

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Cara Alessia,

hai fatto bene a scrivere di te e della tua famiglia. É una prima apertura importante per non continuare a trattenere dentro di te un peso così grande per una giovane donna di 16 anni. La situazione familiare che descrivi è molto difficile per i vari aspetti che racconti, dalla malattia di tua nonna, alla dipendenza da alcool di tua madre e tuo nonno e in un contesto dove non riesci ad avere un rapporto affettivo e comunicativo con tuo padre e tua sorella. Certamente, anche loro, in modo diverso, sono nel dolore, nella preoccupazione e nella solitudine e non riescono a volgere lo sguardo verso di te. Dalla tua lettera si evince lo sforzo che fai di volere aiutare, di cercare di far quadrare tutto con la scuola. Il tuo impegno è lodevole. Per i problemi in casa, occorre che comprendi che non puoi caricarti di responsabilità più grandi di te e che non sono tue, e che la loro soluzione non è nelle tue capacità di fare qualcosa, perché non è semplice allo stato delle cose. Con chiare immagini

descrivi ciò che vivi, quando usi le parole come: mi sento intrappolata; la solitudine e la preoccupazione mi schiacciano; mi sento invisibile. Non permanere in questo stato, agisci per farti visibile! Puoi rivolgerti ad un parente vicino? Ad un amico/a di famiglia? Puoi chiedere a scuola come fare per utilizzare il servizio di psicologia scolastica; puoi informarti se nella tua città è attivo un servizio o un centro per la famiglia e gli adolescenti; puoi rivolgerti alla tua parrocchia. Tutte azioni che inizialmente, possono aiutarti ad uscire da un isolamento che bisogna superare. Operatori esperti del territorio possono trovare il modo di aiutare te e la tua famiglia, e in particolare, per tua madre e tuo nonno, esistono i gruppi di autoaiuto per alcolisti anonimi. Passa dalla lettera all’azione e fallo con speranza e fiducia! Sono certa che altri adulti, sono pronti ad ascoltarti, accoglierti ed essere vicina a tutta la tua famiglia. Se proprio continui a trovare difficoltà nel chiedere e ricevere aiuto, puoi usare il mio servizio: ti ascolto qui ed ora! Lasciati salutare

con un invito: comincia ad aiutarti, da subito, anche cambiando pensieri e schemi mentali che ti fanno stare male e puoi dirti in modo nuovo: - merito di essere felice e di essere amata-. Verifica l’effetto che ha. É solo un piccolo passo verso un altra te con la vita che c’è anche se complicata. Per poter vivere al meglio la tua giovanissima vita e il tuo futuro di donna, affidati all’aiuto di cui hai bisogno, e che ti auguro di trovare quanto prima.

Grazie per aver condiviso la tua storia.

Per approfondimenti e domande non esitare a contattarmi.

Cordiali saluti

 

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Dott.ssa Leopoldina De Varti

Avellino

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