Ebola: analisi psicologica della paura

~~“Calma e sangue freddo”. Questo dovremmo ripeterci in questi giorni, in cui l’allarmismo, relativo al virus Ebola, corre il rischio di alimentare paure esagerate e comportamenti insensati.
E’ vero, Ebola è un virus pericoloso, va affrontato con le dovute precauzioni e con un’attenta prevenzione. Ma più di tutto, dobbiamo gestire la nostra paura, che può rivelarsi molto più rischiosa dell’oggetto che la scatena. Ad alimentarla concorrono due fattori importanti: le caratteristiche psicologiche degli esseri umani di fronte ad un pericolo e la cattiva gestione dell’informazione e della comunicazione delle notizie nell’era di Internet, dove “di tutto e di più” circola senza alcun controllo, e soprattutto senza alcun fondamento scientifico.

Che cos’è la  paura?
La paura è un’emozione. Più specificatamente, è un’emozione primaria (o semplice), come la  felicità, la sorpresa, la tristezza, la collera, il disgusto. Queste emozioni primarie hanno la caratteristica di essere, particolarmente, radicate biologicamente, in quanto fondamentali per l’interazione dell’essere umano con l’ambiente in cui vive. Esistono poi emozioni complesse, che risultano dal diverso concorso di alcune delle emozioni primarie e sono più significativamente condizionate e plasmate dall'esperienza, per esempio, la vergogna, il senso di colpa, etc.

Le funzioni della paura
La paura è un segnale di allarme, che spesso ci consente di reagire davanti ad una situazione di pericolo.
La paura, dunque, è una delle emozioni fondamentali con cui nasciamo e, come le altre emozioni, è essenziale per la nostra sopravvivenza e per strutturare la nostra vita.
E’ un’emozione che non appartiene solo all’uomo, ma anche a moltissime altre specie viventi.
Secondo la prospettiva evoluzionistica di Darwin, gli organismi sono disposti lungo una scala gerarchica, che va da quelli più semplici a quelli più complessi. Un organismo complesso, come l'uomo, di fronte ad una determinata sollecitazione ambientale, è in grado di elaborare risposte alternative e sofisticate , che consentono una più attenta valutazione degli eventi e assicurano una maggiore probabilità di sopravvivenza all'individuo e alla sua specie. Questa possibilità è collegata allo sviluppo di una vita di gruppo ed, in seguito, all'acquisizione del linguaggio.

Quando la paura diventa disadattiva
Pur essendo la specie più evoluta, tuttavia, molto spesso, la nostra valutazione delle situazioni non è obiettiva e la paura assume una valenza sproporzionata, anche di fronte a situazioni di vita “normali”: possiamo avere paura dell’ignoto, paura di amare, paura di crescere, paura degli altri, paura di prendere l’aereo, etc. 
In alcuni casi, la paura può diventare una vera e propria malattia, come le fobie (fobia del sangue, degli aghi, di alcuni animali, etc.), gli attacchi di panico, l’ipocondria.

La paura della morte: Ebola
Alla base di ogni paura, c’è quella che accompagna ciascuno di noi e tutto il genere umano: la paura della morte. La morte, nella nostra società, è un tabù, ed è rimossa dalla nostra coscienza: per proteggerci dalla sofferenza, si evita di pensarla e di parlarne. Tale rimozione avviene nell’individuo, ma anche nella cultura e nella società.
Un’altra paura molto diffusa è quella della sofferenza: la maggior parte di noi, se potesse, sceglierebbe di morire in modo istantaneo ed indolore.
La malattia da virus Ebola evoca inevitabilmente l’angoscia della morte, dato che si stima che uccida il 50% delle persone affette. E non si tratta di una morte rapida ed indolore.

Le concezioni “soggettive” (e dunque non oggettive e irrazionali)
Secondo i dati Istat,  rielaborati dall’Istituto Superiore di Sanità, la principale causa di morte nel 2011 in Italia, sono state le malattie del sistema cardio-circolatorio, seguite, subito dopo, dai tumori. Ciononostante, i comportamenti “non sani”, quali fumo, alimentazione sbagliata, mancanza di esercizio fisico, stile di vita stressante, non vengono corretti od eliminati. Molte persone mantengono una convinzione irrealistica di poter controllare comunque gli eventi.
Si spiega così anche l’adozione di altri comportamenti pericolosi per la salute, come l'assunzione di droga,l' abuso di alcool, una guida spericolata, i comportamenti sessuali a rischio (secondo gli ultimi dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia, dal 2010 al 2012 sono state segnalate, rispettivamente, 3.948, 3.752 e 3.583 nuove diagnosi di infezione di HIV).

Perché Ebola fa più paura?
Eppure la malattia da virus Ebola incute più timore di altri eventi rischiosi o di altre malattie. Questo succede, percè è percepita come “non controllabile”, al pari di minacce, quali attacchi terroristici, armi biologiche, bomba atomica, etc.
Inoltre, la paura del virus Ebola è influenzata da fattori sociali e culturali: evoca i fantasmi di una nuova peste, di una pandemia,  portata dagli  “stranieri”. La globalizzazione ci espone a situazioni minacciose che, in altre epoche, potevamo tranquillamente osservare a distanza, in una zona franca, o che tendevamo ingenuamente ad attribuire unicamente a sottogruppi specifici (vedi il virus dell’HIV e la popolazione omosessuale).

La paura è contagiosa
La paura è contagiosa, poiché l’uomo è un animale sociale, che vive in gruppo: se qualcuno percepisce una minaccia, la trasmette agli altri. Scatta un allarme che, invece di essere elaborato allo scopo di trovare una soluzione adeguata per fronteggialo, si trasforma in panico incontrollabile (pensiamo, per esempio, a cosa succede nel caso di un incendio in uno spazio chiuso ed affollato).
Nella massa, l’individuo pensa ed agisce in modo molto diverso da quello che da lui ci si potrebbe attendere: la personalità singola cosciente si affievolisce, l’emotività diviene intensa e volubile, aumenta la suggestionabilità, le valutazioni diventano superficiali, i giudizi avventati, i ragionamenti semplici, la capacità intellettuale è ridotta in maniera considerevole.
Si ha dunque un’amplificazione dell’emozione e un’inibizione della ragione e del pensiero. 
Pensiamo a quanta paura eccessiva ed immotivata hanno generato l’influenza Aviaria (la vendita di pollame è crollata con gravi conseguenze economiche), la SARS, la Suina. Oggi non se ne parla più. Si parla di Ebola. 

La corretta informazione
Il rischio, a cui tutti siamo esposti, è quello di una errata gestione della comunicazione ed una scorretta informazione, soprattutto attualmente, nell’era di Internet, dove “di tutto e di più” circola senza alcun controllo, e soprattutto senza alcun fondamento scientifico.
Inoltre, sempre più, oggi si diffida della comunicazione ufficiale, scivolando in atteggiamenti “paranoici” e complottistici, basati sulla convinzione irrazionale di macchinazioni dei governi, per tenerci all’oscuro della realtà delle cose.
Quindi, per concludere, ecco alcune informazioni sintetiche (e razionali) sul virus Ebola. 

La malattia da virus Ebola
La caratteristica che rende temibile il virus Ebola è quella di essere un virus a RNA.
Cerchiamo di capire meglio cosa significhi; partiamo dalla descrizione dei virus e nello specifico dei virus a RNA.

Cosa sono i virus?
I virus sono particelle molto semplici, costituite da acido nucleico (DNA o RNA – il materiale di cui sono fatti i anche i nostri geni) racchiuso da un rivestimento proteico (il capside) e qualche volta ulteriormente avvolto da un involucro membranoso.
Ogni tipo di virus può infettare una gamma limitata di cellule ospiti che vengono identificate tramite un meccanismo tipo “chiave-serratura” tra le proteine sul rivestimento del virus e specifiche molecole recettrici presenti sulla superficie della cellula.
Dopo essere entrato nella cellula, il DNA o l’RNA del virus si serve del materiale dell’ospite per replicarsi. Nuove particelle virali saranno così in grado di attaccare altre cellule ospiti diffondendo così l’infezione virale.

Il virus Ebola
Il virus Ebola è un retrovirus, cioè un virus a RNA. Retro significa “in senso inverso” e fa riferimento alla direzione opposta nella quale fluisce l’informazione genetica in questo tipo di virus.
Senza entrare troppo nel dettaglio, diciamo che una delle caratteristiche principali di un virus a RNA come Ebola è la sua variabilità genetica inter e intra-individuale: nel corso dell’infezione si generano in ciascun individuo, ad ogni replicazione virale, delle microvarianti, mentre si possono generare delle macrovarianti durante un’epidemia in diverse regioni geografiche.
Da un punto di vista clinico, questo rapido cambiamento nell’assetto genetico, ha notevoli implicazioni sulla capacità della risposta immunitaria, favorendo così la progressione dell’infezione.
Ad oggi, sono stati identificati cinque diverse specie di virus Ebola.

Trasmissione
La trasmissione avviene attraverso il contatto interumano diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici (es. saliva, urina, vomito) di soggetti infetti (vivi o morti) e  indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi. La trasmissione per via sessuale può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione, a causa della prolunga permanenza del virus nello sperma (Epicentro – Istituto Superiore di Sanità).

Prevenzione
Si affida al rispetto delle misure igienico sanitarie, alla capacità di una diagnosi clinica e di laboratorio precoci e all’isolamento dei pazienti.

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