Analogico e digitale. Due modi di percepire ed esprimere la realtà

ANALOGICO E DIGITALE.
Due modi di percepire ed esprimere la realtà

Digitale ed analogico sono due modi di vedere ed esprimere la realtà, in pratica sono due tipi di linguaggio.
Digitale è quel linguaggio dove la parola ha un significato distinto, quanto più univoco possibile e codificato secondo convenzioni comuni, in modo da evitare i fraintendimenti e da poter essere correttamente interpretato da chi ascolta. Il linguaggio digitale necessita di una sintassi, cioè di una codifica con regole ben precise ed inequivocabili. Il linguaggio digitale usa un metodo descrittivo per esprimere la realtà ed è alla base della reificazione del mondo, cioè quel processo mentale per cui si converte in un oggetto concreto e materiale il contenuto di un'esperienza astratta.
La reificazione, che si basa sul linguaggio digitale, tende a trasformare tutto in significati. Tale processo è anche alla base della simbologia religiosa e della superstizione in quanto non tiene conto della realtà esperienziale dei processi, trasformando un processo (successione di fatti o fenomeni aventi tra loro un nesso più o meno profondo) in un significato univoco (es. gatto nero = sfortuna, crocefisso = Gesù).
Il digitale è il linguaggio per eccellenza delle tecnica, della scienza e della legge, in quanto i significati espressi debbono essere necessariamente universalmente comprensibili ed inequivocabili. Digitale è il linguaggio della logica.
Il linguaggio analogico è quello che connette per analogie, dove le parole hanno significati molteplici, soggettivi ed indeterminati. Il linguaggio analogico usa un metodo evocativo e di somiglianza per esprimere la realtà, non intende spiegare ma esprimere e per questo è il linguaggio che si presta meglio all’arte in tutte le sue forme. Espressione intesa come rivelazione e comunicazione oggettiva di una esperienza individuale. Esprimersi è del resto un fatto che riguarda più noi stessi che il mondo, e infatti il fine dell'arte è fondamentalmente quello di con-muovere, cioè di indurre nell’interlocutore movimento, piuttosto che quella di spiegare qualcosa. Per esempio mentre una fotografia usa prettamente un linguaggio digitale in quanto descrive e ricalca fedelmente la realtà, un ritratto usa prettamente un linguaggio analogico in quanto esprime la realtà per somiglianza (un dipinto può essere somigliante non uguale alla realtà), facendo vedere e mettendo in evidenza alcuni aspetti che altrimenti non sarebbero colti e visti (esempio il temperamento o l'umore della persona ritratta).

Mentre il digitale, per il suo fine di comprensibilità, è un linguaggio tendenzialmente rigido che offre poche via di uscita , l'analogico è fondamentalmente un linguaggio flessibile ed aperto che, a scapito della comprensibilità, offre spazio all'atto creativo. Attraverso il linguaggio analogico dalla più piccola cosa o espressione può aprirsi un mondo intero.
Non c'è un linguaggio migliore dell'altro, non sono antagonisti, ma svolgono funzioni diverse influenzate dal contesto, una cosa che ha senso in un contesto, in un altro contesto può essere completamente insensata ( se una persona ci chiede dove si trova una strada e noi rispondiamo creativamente mandandolo dalla parte opposta è un’assurdità perché non tiene conto del raggiungimento dello scopo, è una risposta priva di senso in relazione al contesto. Se invece una persona a cui stiamo parlando di problemi economici ci risponde con una battuta può essere il modo per passare da una conversazione noiosa a un piano di comunicazione più creativo e piacevole).
Gli insegnamenti Zen sono pratiche orientate soprattutto sul linguaggio analogico che stimola le risposte creative. Il Koan è un quesito che il maestro zen rivolge all’allievo. Una domanda che non ha un precisa ed univoca soluzione e su cui l’allievo deve meditare per trovare una risposta altamente soggettiva che va al di la del razionale e della logica (es. di Koan : “qual è il suono di una mano sola?”)
Espressione e comunicazione non sono sinonimi. Ci sono infatti cose che si dicono praticamente solo per farsi capire ed altre che si dicono quasi solo per esprimersi. La comunicazione tende a spiegare ed ha il fine ultimo di farsi capire/comprendere. L'espressione al contrario vuole esprimere, il suo fine è portare alla luce esterna qualcosa che si ha dentro che si sente. Se camminando urti violentemente un oggetto e gridi di dolore “Haia!!!!”, non lo fai per farti sentire da qualcuno infatti spesso strilli anche se non c’è nessuno che può sentirti. Questa è espressione, una manifestazione di un vissuto personale interno, non codificata in un linguaggio e che si manifesta in maniera autonoma, non strettamente finalizzata ad uno scambio di informazioni ma bensì soprattutto ad alleviare una pressione psichica interna.

Per Freud durante lo sviluppo psichico si possono distinguere due distinti processi mentali, processo primario e processo secondario. Quello primario dà luogo al linguaggio analogico, che consiste in un afflusso di immagini che si ricordano, si alludono, si evocano. Tale fenomeno sembrerebbe avvenire grazie alla debolezza semantica del legame fra parola e significato, a causa di un Io primitivo e non ancora completamente evoluto. Il successivo sviluppo dell’Io, che si attua grazie al processo secondario, porterebbe invece a legami semantici sufficientemente forti da mantenere stabilmente connessi alle parole determinati e specifici significati , permettendo così anche lo sviluppo di un linguaggio digitale. I due processi si affiancano e convivono, svolgendo funzioni diverse entrambe importanti per la sopravvivenza.
Il processo primario è alla base di ogni tipo di movimento fisico e psichico, dell'istintualità e dell'emozionalità.
Il processo secondario, frutto di uno sviluppo successivo, è invece fondamentale per riconoscere e dare un nome a tutte le cose che ci circondano.
Anche in psicoterapia vi è un uso di entrambi i linguaggi analogico e digitale. Ci sono approcci psicoterapici che usano e si basano essenzialmente sul linguaggio digitale, come il cognitivismo, che si basa sulla spiegazione e sulla comprensione, o la stessa psicanalisi che ha come fondamento l'interpretazione (in tedesco Deutung = spiegazione/chiarimento significa infatti “indicare col dito o con gli occhi”) cioè l’esplicazione, mediante l’indagine analitica, del senso latente nei discorsi e nelle condotte di un soggetto, l’interpretazione è quella comunicazione fatta al soggetto che tende a renderlo consapevole del senso latente dei contenuti manifesti prodotti, cioè tende anch'essa a fare capire a comunicare e non ad esprimere, trasportando l'inconscio (analogico) verso il conscio (digitale).
Al contrario ci sono approcci, come quello gestaltico, in cui il linguaggio terapeutico è fondamentalmente analogico. In psicoterapia della Gestalt si tenta di riportare su un piano analogico quei vissuti o processi che su di un piano digitale non trovano soluzione, bloccandoci in situazioni di impasse.
Nella realtà di tutti i giorni digitale e analogico si muovono spesso su un continuum e possono non apparire sempre così distinti.

 

Pierluigi Salvi

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