Quanto è realmente autostima?

Focalizziamo l’autostima come l’insieme dei giudizi valutativi che l'individuo dà di sé stesso. Ogni singola esperienza di vita sommata a tutte le altre, andrà a formare e consolidare quella specifica autostima presente in ogni persona.
Osserviamo come da queste poche righe diventi fondamentale la qualità con la quale ogni persona realizza le proprie esperienze, o detto in altri termini come il contesto di vita presente sin dalle prime fasi di vita, si strutturi per generare positivi momenti. Sarà proprio sulla base di questi che ogni persona andrà a rafforzare la propria autostima. Diciamo che in una prima fase di vita ognuno interiorizza esperienze più o meno positive, e sulla base di queste andrà a creare un proprio credo, una propria valutazione di sé.

Tengo a sottolineare che questa credenza su di sé è una “visione soggettiva” relativa a sé stessi, basata su ciò che è stato sperimentato e vissuto emotivamente nel corso degli anni. La “visione oggettiva” di sé stessi la possiamo considerare come la reale consapevolezza di tutte quelle potenzialità che ognuno di noi ha e che possono essere realmente viste solamente se stimolate al massimo e non trascurate o represse dall’ambiente esterno nel corso degli anni. Riconoscere e stimolare le capacità di ogni essere umano, significa in primis non porre limiti alla “sperimentazione” ed in aggiunta trovare il canale migliore per svilupparle al massimo. Tante persone pensano di non essere in grado o non essere portate nel fare una determinata attività (disegno, musica, attività sportiva, culturale) senza però aver mai forzato in modo significativo lo sviluppo di quella stessa capacità, o addirittura senza mai aver provato. Diamo una sentenza definitiva su ciò che riusciamo e non riusciamo a fare, solamente dopo aver realmente lavorato al massimo per far maturare le nostre capacità, perché ognuna di esse se lasciata ferma, non avrà mai modo di esprimersi esternamente venendo da noi riconosciuta.
Oltretutto teoricamente e anche in pratica, non possiamo mai essere certi di aver realmente investito e fatto sviluppare al massimo una nostra capacità.
Ritorniamo maggiormente all’autostima e vediamo come diventi fondamentale trasmettere a un bambino il vissuto che si possa “riuscire nella vita” (positiva autostima). Per fare questo diventa vitale trasmettere la non importanza di quanto e fin dove si arriverà, bensì credere di poter riuscire ad andare oltre il punto di partenza per poi andare ancora oltre. Non far maturare questo modo di pensare spegne i motori motivazionali nell’andare avanti e nell’investire su sé stessi, detto in altro modo riduce la propria autostima.

Ho dato ad inizio articolo una definizione di autostima. Vorrei però proporne un'altra che ha un taglio maggiormente psicologico, e che ci darà modo di ampliare una differente analisi della stessa. L’autostima è l’insieme delle credenze che una persona ha di sé e che crea autonomamente sulla base di passate e presenti esperienze di vita. Focalizziamo come queste credenze possano essere positive o negative. Come mai il bisogno di questa ulteriore definizione? Perché spesso la stima che molte persone hanno di sé stesse, non è creataquotidianamente da proprie credenze, bensì da come l’esterno riconosce quella persona. Nel momento in cui non vi è più quel positivo riconoscimento esterno, la persona crolla e non riesce più a sentirsi stabile e sicura di sé. In questo caso non stiamo propriamente parlando di auto-stima, bensì di una stima che arriva per la maggiore dall’esterno e non auto-creata per ciò che una persona sente di valere. Potremo chiamarla ironicamente non “auto-stima” ma “loro-stima di noi” (la stima che le altre persone hanno di noi).

Focalizzare questo importante punto, permette di capire quanto la nostra stima sia realmente prodotta da noi o solamente riflesso di quanto l’esterno ci riconosca.


Conclusioni

Vediamo come la creazione di esperienze positive nel corso della vita diventerà in futuro la base di un riconoscersi positivamente in tutto ciò che si andrà a fare.

Sviluppare fin da piccoli le capacità in un bambino, gli consentirà di avere un alta consapevolezza sui propri punti di forza e di debolezza.
Strutturare la propria autostima unicamente su quello che è il riconoscimento esterno, non andrà a creare una solida base in sé stessi, bensì una finta autostima.

In ultimo consideriamo sempre che la valutazione che diamo di noi stessi relativamente a quanto riusciamo e non riusciamo, con alte probabilità non considera realmente le nostre potenzialità, bensì la credenza di noi stessi che abbiamo appreso nel corso delle esperienze. Questo può essere differente da “ciò che realmente siamo in grado di fare”.

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