La rabbia all’interno della persona

Iniziamo col rappresentarci le emozioni come un carburante dentro di noi che ci tiene continuamente vivi e reattivi per guidarci verso una direzione. Esse sono presenti sin dalla nascita, si evolvono e prendono differenti forme sulla base di come il contesto interagirà con loro. Ci rendiamo conto di quanto diventi importante “una sana interazione tra individuo e ambiente”, non soffocante, come detto nei precedenti articoli, bensì rispettosa di entrambe le parti in gioco. Enfatizzo questo punto perché ciò che diventiamo in un futuro va a generarsi da una moltitudine di esperienze passate e presenti. Esse saranno fondamentali nell’andare a creare il nostro mondo/linguaggio emotivo.

Le emozioni esistono come bagaglio evolutivo, e per tale ragione dobbiamo considerarle continuamente presenti e a lavoro dentro di noi. In aggiunta, questo bagaglio emotivo viene modellato nell’incontro con l’esterno. Esse sono un termometro, e come tale ci danno indicazione di come noi stiamo funzionando in relazione con l’ambiente. Nel corso degli anni sviluppiamo uno specifico linguaggio emotivo come spesso avrete letto nei libri. Questo linguaggio emotivo consideratelo però come una vera e propria lingua con la quale comunichiamo ed entriamo in relazione, utilizzando quella specifica modalità che ci renderà unici.

Andiamo maggiormente in profondità nelle emozioni per soffermarci su una specifica emozione, la vergogna.

Abbiamo avuto già modo di analizzare l’importanza che assume il “confine” nella relazione e come in esso avvenga il “contatto” con l’altro. Riprendiamo questo punto perché è proprio qui che possiamo vedere e sperimentare la vergogna.

Il messaggio che quest’emozione trasmette può essere descritto come: non voglio farti vedere qualcosa di me. Proviamo a tradurre ogni comportamento “legato alla vergogna” come il non voler far accedere l’altro dentro di noi o non voler portare fuori qualcosa di particolarmente delicato per noi. In modo divertente potremmo anche immaginarci come quella dolce emozione (la vergogna) che trasmette tanto bisogno di protezione, sia in realtà dentro la persona un esercito schierato pronto a partire qualora qualcuno osasse avvicinarsi troppo o varcare i confini.

Il motivo del bisogno di non far accedere qualcuno dentro di noi lo ritroviamo:
1. sia in una non sufficiente consapevolezza e manegevolezza di ciò che c’è nel nostro mondo emotivo e sia

2. nel non voler rendere l’altro partecipe di un qualcosa di tanto importante per noi.

Tutto ciò, in un percorso di crescita personale (ossia ciò che la vita richiede quotidianamente), ci pone maggiormente a confronto con quelle parti a noi maggiormente sconosciute che, improvvisamente all’interno di una relazione, possono emergere e farci trovare lievemente disorientati non capendo cosa ci stia succedendo. Potremmo dire che diventi necessario un maggior grado di confidenza con esse.

Insomma possiamo focalizzare la vergogna nel momento in cui qualcosa di intimo emerge troppo per i nostri gusti e diviene accessibile all’altro.

Come mai si genera la vergogna? Focalizziamo due semplici risposte:

Nella prima vediamo il crearsi di essa conseguentemente all’apprendere che determinati modi di pensare e agire non sono ammessi. Metterli in atto corrisponde all’essere visti dagli altri con occhi diversi. Pensiamo a questo aspetto e applichiamolo a come il contesto “ci abbia fatto sentire” quando realizzavamo qualcosa che un po' si discostava da ciò che il nostro ambiente di vita voleva. In quel momento i nostri vissuti hanno incominciato a farci sentire parzialmente inadeguati se portati all’esterno
Nella seconda risposta semplicemente focalizziamo il suo generarsi perché qualcosa di emotivamente nostro sta emergendo generando un senso di pericolo e troppa esposizione nei confronti del contesto.

Conclusioni

Le emozioni creano una fluidità unica nel funzionamento di una persona, e portano la stessa ad un sano contatto con l’ambiente.

La vergogna è una delle emozioni che possiamo viverci in quel confine di contatto con l’altro. Essa ci comunica che esista qualcosa di maggiormente delicato dentro di noi e come tale bisognoso di essere protetto.

Maggiore sarà il nostro grado di confidenza verso le emozioni, più comoda sarà la nostra relazione con le stesse se portate al confine di contatto con l’ambiente.

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