Il paziente ossessivo in ottica gestaltica

I primi contributi psicoanalitici (Abraham, 1921; Freud, 1908; Jones, 1948; Menninger, 1943), mettono in relazione certi tratti del carattere, in particolare l’ostinatezza, la parsimonia e l’ordine, con la fase anale dello sviluppo psicosessuale.
I pazienti con queste caratteristiche di personalità, spinti da un Super-Io rigido e punitivo, usano particolari meccanismi di difesa (quali l’isolamento affettivo, l’intellettualizzazione, la formazione reattiva, lo spostamento) e regrediscono dall’angoscia di castrazione associata con la fase edipica dello sviluppo alla sicurezza della fase anale.
Secondo contributi più recenti gli individui con disturbo ossessivo compulsivo di personalità “soffrono di un alto grado di dubbio riguardo a se stessi. La loro esperienza di bambini è stata di non essere sufficientemente valorizzati o amati dai loro genitori. Il trattamento di questi pazienti rivela un forte ed inappagato desiderio nostalgico di dipendenza ed una riserva di rabbia verso i genitori per non essere stati più disponibili emotivamente. Poiché i pazienti ossessivo-compulsivi trovano sia la rabbia che la dipendenza consciamente inaccettabili, si difendono da questi sentimenti con difese come la formazione reattiva e l’isolamento dell’affetto.” (Gabbard, 1995).
Le relazioni intime vengono vissute con molta difficoltà.  I sentimenti inerenti alle relazioni di intimità sono minacciosi perché contengono la potenzialità di “far perdere il controllo” e le relazioni interpersonali sono spesso conflittuali perché gli altri non corrispondono alle richieste e agli standard irrealistici di questi pazienti.
Il bisogno di controllare gli altri nasce dalla preoccupazione relativa al fatto che le fonti di nutrimento nell’ambiente possono scomparire da un momento all’altro.
In ogni ossessivo-compulsivo c’è un bambino che non si sente amato. Anche l’alto livello di aggressività e gli intensi desideri distruttivi presenti possono contribuire alla paura di perdere gli altri.
Inoltre questi bambini spesso crescono con la convinzione di non essersi impegnati a sufficienza e come adulti sentono cronicamente di non fare abbastanza. Il genitore sempre insoddisfatto è interiorizzato come un Super-io esigente che si aspetta sempre di più. Ecco perché vi è una continua ricerca della perfezione, per ricevere finalmente la stima e l’approvazione che ad essi è sempre mancata.

Nel ciclo di contatto tutte le personalità ansiose sono bloccate all’apice, poiché attivano energie ma sono ripetitive nell’azione che in passato ha portato effetti positivi.
Agiscono, cercano di ottenere risultati, ma non c’è mai un ritiro, una presa di consapevolezza rispetto a sé o agli altri, c’è un irrigidimento percettivo.
 
La Sensazione:
Mancano consapevolezza e percezione delle sensazioni, la lettura della realtà è distorta.
 
La Simbolizzazione:
Sul piano della simbolizzazione, l’ossessivo compulsivo si percepisce come una persona coscienziosa, disciplinata e leale. Questo disturbo della personalità è dunque uno dei più ego-sintonici.
 
La Mobilitazione dell’energia:
questi pazienti non sono molto mobilitati, anche se coloro che tendono ad essere più compulsivi che ossessivi sono sicuramente più energizzati. Però, dato il carattere ritualizzato delle azioni, esse mancano del dinamismo proprio delle azioni spontanee.
 
L’Azione:
le azioni dell’ossessivo risentono totalmente della sua rigidità e della sua estrema disciplina.
 
Il Contatto:
gli aspetti rituali dell’azione del paziente ossessivo compulsivo non favoriscono un buon contatto. Egli entra in relazione con gli altri in modo predeterminato, e i suoi rituali interpersonali non gli permettono di tener conto delle reazioni dell’altro.
 
Il Ritiro:
il ritiro tende a provocare ansia. L’ossessivo compulsivo ha molta difficoltà a distendersi, poiché ha sempre l’impressione di dover fare qualcosa.
 

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