Disturbo o solo svogliatezza?

Silvia

Sono mamma di un bambino di 7 anni che frequenta la 2 elementare. Io e il padre siamo separati e viviamo in 2 città diverse, io Firenze e lui Roma con moglie e altri 2 bambini di 4 e 2 anni, e 2 anni fa e morta la nonna a cui il bambino era molto legato e con cui viveva insieme. L"anno scorso al 1 anno scolastico non ha avuto problemi, buoni voti e inserito bene con i compagni, a detta delle maestre. Qs anno pero', le stesse dicono di aver notato che tende molto a stare per conto suo e si relazione a poco con i compagni, quando disegna non ha ancora chiaro la figura perché disegna mani e piedi con le dita degli animali come a 4 anni e secondo loro è fermo a quel periodo. Vorrei sapere se è solo una fase si passaggio o se c'è qualcosa di più.

6 risposte degli esperti per questa domanda

Salve, le maestre hanno segnalato una difficoltà che magari è da Tevere sotto controllo, riguarda solo quell'area? Se ci fosse qualcosa di più, può essere fatta diagnosi a partire dalla fine della seconda elementare (a causa della grande variabilità osservabile nell'apprendimento della letto-scrittura). Tuttavia, in caso di dubbio, non è da escludere la possibilità di effettuare una valutazione specialistica, soprattutto se in presenza di altri indicatori diagnostici (come un pregresso ritardo e/o disturbo del linguaggio o persone con DSA nel nucleo familiare).

La componente di stress legata a fattori familiari è stata alta ed è probabile che stia venendo fuori ora

Dott.ssa Francesca Birello

Dott.ssa Francesca Birello

Firenze

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Salve Silvia, come immaginerà è difficile se non impossibile darle una risposta senza un consulto di persona.

E’ naturalmente possibile che sia una fase di passaggio ma al tempo stesso da quello che lei scrive è possibile pensare che suo figlio possa essere turbato in questo momento.

La perdita della nonna potrebbe indubbiamente giocare un ruolo in questo, anche se risale a 2 anni fa.

Mi sentirei di suggerire come prima cosa di parlare con suo figlio, provare a capire se ha effettivamente dei pensieri che lo rattristano e gli rendono difficile relazionarsi serenamente con i compagni di scuola.

La comunicazione con i figli è indubbiamente il primo strumento che un genitore può mettere in campo per svolgere al meglio il proprio ruolo genitoriale.

Una comunicazione diretta, serena e supportiva può fare molto nella relazione genitore-figlio, anche “solo” per il fatto che comunica al bambino che non è solo, che i pensieri o le preoccupazioni che ha possono essere condivisi e che lei è in grado di capirlo e sostenerlo, qualsiasi siano questi pensieri e fa sentire inoltre a suo figlio che è amato e protetto.

Se le preoccupazioni persistessero le suggerirei di rivolgersi ad un professionista, magari un terapeuta familiare, che possa vedere lei e suo figlio per una consulenza di persona.

Rimando a disposizione.

Dott.ssa Valentina Vernice

Dott.ssa Valentina Vernice

Firenze

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Gentile Silvia,

Probabilmente, dalle informazioni riportate, potrebbe essere un disagio emotivo attuale  sulla base anche di vissuti passati che si esprimono attraverso un bisogno di regredire a livelli evolutivi precedenti e con difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Sarebbe dunque importante accogliere i vissuti del bambino e sostenerlo nella comprensione di essi.

Bisognerebbe però approfondire meglio le dinamiche per un intervento più mirato.

Restando a disposizione,

porgo i miei cordiali saluti.

 

Gentile signora,

quanto descrive segnala senza dubbio un certo malessere da parte di suo figlio. D'altra parte si tratta di un bambini che alla tenera età di 7 anni ha già un discreto bagaglio di esperienze dolorose: la separazione dei genitori, il padre vive in un'altra città, oltretutto distante per cui è presumibile che non lo incontri spesso e due anni fa è morta la nonna con cui viveva. Non stupisce che le maestre rilevino che tende a stare per conto suo. L'esperienza fatta finora purtroppo gli ha insegnato che il legame ferisce.

Allo stato attuale delle cose io focalizzerei pertanto l'attenzione sulla dimensione psicorelazionale sostenendo il bambino, con un aiuto specialistico e mirato, a mettere a fuoco e a dare voce a quanto sente, piuttosto che patologizzare comportamenti che al momento appaiono normali.

Cari saluti a lei e suo figlio 

Cara Silvia,

Trovi un bravo terapeuta per l'infanzia, faccia fare qualche osservazione di gioco e un paio di test al suo bambino e stabilisca in questo modo se ci sono problemi.

Potrà poi condividere qui i risultati per riflettere sul da farsi.

E' possibile, visto che il bimbo ha una regressione nel disegnarsi, che la terapia giusta possa avvenire tramite psicomotricità.

Non lasci passare tempo prima di agire. Il bimbo è piccolo e può recuperare in fretta.

Un caro saluto.

Il dubbio che lei si pone è comprensibile quanto probabilmente “faticoso”, perché si lega anche al dolore e al senso di delusione che riguardano la separazione coniugale. In effetti la prima domanda che mi sono fatta leggendo la sua richiesta d’aiuto è quanti anni avesse il bambino quando lei e il babbo vi siete separati. Al di là di questo, collaborare nella gestione di un figlio, vivendo in due città diverse, penso possa essere molto complesso. Prima di intervenire quindi incontrando il suo bambino per stabilire se il suo disagio è temporaneo oppure no, potrebbe essere utile approfondire la gestione della genitorialità, incontrando lei ed eventualmente anche il padre del bambino.