I paradossi della depressione

La visione che la persona depressa ha di sè, della vita e del futuro appare irrimediabilmente negativa e senza una via di uscita.
I bisogni biologici primari, quali fame, impulso sessuale e sonno, sono alterati o addirittura assenti. Ciò che prima appariva interessante e piacevole non suscita più alcun interesse. La tristezza e l'apatia divengono gli stati d'animo prevalenti. Viene meno la voglia di fare, di stare con gli altri, di vivere.
Si riducono le attività e le interazioni con amici e familiari, di conseguenza diminuiscono le occasioni di provare emozioni positive e di sperimentare le proprie capacità. Col tempo la persona si convince che non è e non potrà mai essere felice, che è inadeguata, incapace e colpevole.
Gli altri e il mondo appaiono sempre più distanti da sé. La speranza nel futuro si affievolisce sempre di più, fino a diventare disperazione. In questo modo si instaura un circolo vizioso che allontana sempre di più la persona dalla realtà oggettiva, avvicinandola e incastrandola nella sua personale visione distorta della realtà.
Le frasi che ripete ogni giorno a se stessa diventano: “La vita non ha senso”, “Non mi resta più niente”, “Non so fare nulla”, “È troppo tardi per rimediare”, e così via. Questo modo di vedere porta necessariamente a un ulteriore aumento delle emozioni negative di tristezza e disperazione. Il modo di pensare diventa così rigido e inflessibile che non permette di vedere e tener conto degli aspetti positivi e potenzialmente piacevoli di sé e della propria vita. La mente seleziona i ricordi spiacevoli e non è in grado di ricordare le esperienze positive. È come se si entrasse in un tunnel che si restringe progressivamente, diventando sempre più buio, con la consapevolezza di non poterne più uscire.
Il disturbo della depressione ruota intorno a un problema cognitivo. Il tema che domina nei pensieri del depresso riguarda la perdita, che può essere reale, come la morte di una persona cara, la perdita del lavoro, un problema di salute. Se la persona tende a considerare la perdita come totale e irreversibile, è possibile che si generi una depressione. Ciò che caratterizza maggiormente il disturbo sono però le pseudoperdite, cioè l'atteggiamento di considerare, senza motivi reali e oggettivi, ogni evento come una mancanza.
Nella depressione si instaura una reazione a catena in cui un evento viene interpretato come una perdita assoluta e irrimediabile, ciò determina un umore negativo che attiva i pensieri di fallimento, autocritica e mancanza di fiducia nel mondo e nel futuro. Il concentrarsi su questi pensieri produce un ulteriore calo dell'umore che mantiene la visione negativa, rendendo sempre più accentuato il disturbo.
La terapia cognitivo-comportamentale lavora su pensieri, emozioni e comportamenti con l'obiettivo di aiutare le persone a capire che possono influenzare il loro umore, principalmente individuando e modificando i pensieri e le convinzioni disfunzionali (aspettative negative su di sé, del mondo e sul futuro), sostituendoli con altri più funzionali e reali. Anche agire sui comportamenti è fondamentale, attraverso la definizione di obiettivi e la programmazione di attività piacevoli, per superare l'apatia e la demotivazione caratteristiche della depressione

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