E vissero felici e contenti: la soddisfazione di coppia tra vissuto e teoria

L'innamoramento colpisce tutti, inesorabilmente: ricchi e poveri, giovani e non più giovani, brutti e belli. In questo momento, nel mondo, un numero sterminato di coppie si amano, litigano, si riappacificano, si separano...(tratto da Ti amerò per sempre di Piero Angela).
Ma di cosa si nutre giorno dopo giorno questo amore? Cosa alimenta la coppia nel suo divenire? Cosa determina la soddisfazione in una coppia?

In psicologia, con il termine "soddisfazione di coppia" s'intende il riscontro emozionale di un processo di percezione e valutazione dell'altro e del rapporto che con lui si intrattiene; non interessa qui nè la somiglianza reale e presunta delle descrizioni dei tratti di personalità dei partners nè l'accordo spontaneo tra i membri della coppia.

Ciò significa che la soddisfazione coniugale non si basa su valori oggettivi attribuiti al partner rispetto al suo reale modo di essere, piuttosto sulla percezione personale e quindi del tutto soggettiva che un coniuge ha dell'altro, indipendentemente dalla realtà dei fatti, che si ripercuote naturalmente sullo stato emotivo di entrambi i coniugi (“Sono soddisfatto/a di mia moglie/marito non per quello che realmente è ma per come io lo/a vedo!”).

E' possibile affermare che il cambiamento nella percezione della soddisfazione di coppia sussiste e varia a seconda dell'apporto di vari fattori che caratterizzano la relatzone: comunicazione, intesa sessuale, definizione dei ruoli, affettività ed espressione degli affetti, durata della relazione, presenza dei figli, grado di accettazione del partner rispetto alle diversità dell'altro, capacità di gestione degli eventi familiari o capacità di risoluzione dei conflitti.

La sensibilità dei partners ai reciproci desideri, difficoltà o problemi, la disponibilità ad avere momenti di intimità e l'adattarsi ai cambiamenti di ruolo sono alcune delle risorse che i coniugi possono adottare per ottenere un buon livello di funzionamento, anche e soprattutto di fronte a prove difficili che inevitabilmente si presentano nel corso della vita familiare.

Ma facciamo un passo indietro: soddisfatti o meno del proprio partner, in base a cosa è stato scelto proprio lui, tra tanti? Alcuni autori sostengono che le persone scelgono il proprio partner, sia a livello conscio che inconscio, sulla base di una soddisfazione dei propri bisogni narcisistici. La scelta di sposarsi con persone che agiscono in modo complementare ai propri bisogni può derivare dal fatto di reprimere questi bisogni narcisistici proiettandoli sull'altro. In altri termini il partner scelto rappresenta un sostituto per qualche aspetto carente di quello che la persona avrebbe voluto essere, di quell' “ideale dell'io” che non è stato compensato adeguatamente. In quest'ottica non si percepisce la persona amata in sé per sé ma si vede in lei la propria immagine, o ciò che manca della propria immagine e che si cerca nell'altro. Una sorta di “legge della compensazione”, grazie alla quale un partner compensa le mancanze dell'altro e viceversa.

Una teoria interessante è quella dello “scambio sociale” che considera, oltre all'aspetto comportamentale, anche quello affettivo. In base a questa teoria, in una relazione di coppia soddisfacente entrambi i coniugi devono ricevere dei comportamenti che ritengono molto vantaggiosi per sé e per l'altro secondo una norma di reciprocità.

Numerose sono le state le ricerche psicologiche condotte sull'argomento, altrettanto numerose e spesso anche divergenti le definizioni e le teorie sul funzionamento della coppia e la soddisfazione che ne scaturisce, ma alla fine tutte conducono ad un unico quesito: è forse possibile “imbrigliare” in una definizione (per giunta dallo spessore scientifico) un vissuto emotivo di così forte impatto come l'amore?

Citando Piero Angela “Ci sono due modi di guardare all'amore: quello del viaggiatore curioso che cerca di capire quali sono i fili che muovono queste passioni, e lo sguardo invece di chi queste passioni le vive in diretta, sentendole scorrere dentro le proprie vene. Se calarsi come un palombaro alla ricerca delle correnti di fondo che muovono il nostro comportamento in amore è stimolante intellettualmente, lasciarsi invece andare, vuol dire entrare in una nuova dimensione straordinaria dove non contano più le domande, le teorie, le sperimentazioni, ma solo uno sguardo: quello della persona che ci sta davanti”.

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