Come riuscire a controllare la rabbia

Federica

Salve a tutti, Sono una ragazza di 28 anni e mamma di una bambina di 8 mesi. Da quando sono rimasta incinta il mio compagno mi lascia sola notti interi per stare in giro per locali con i suoi amici rientrando in casa alle 6 del mattino, spegnendo il telefono e non partecipando minimamente ad aiutarmi con nostra figlia. Da tre mesi non riesco più a gestire la rabbia e per un paio di volte mi è capitato di mettere le mani addosso al mio compagno, provocandomi un senso di colpa che mi sta letteralmente logorando. Come posso gestire questa cosa? Subisco continue violenze psicologiche da parte del mio compagno, che pensa che io non sia in grado di gestire la bambina

14 risposte degli esperti per questa domanda

Cara ragazza e mamma,
sento nel cuore di dirle una sola cosa: lo lasci!

per il suo bene ma anche e soprattutto quello di vostra figlia, si prenda seriamente cura della sua vita e faccia passi operativi per andar via.

Si cerchi un bravo psicoterapeuta e si faccia dare una mano a sostenere il passaggio da dove sta ora..., a dove andrà...

Sono stata cruda
perché la sua realtà, quella che lei qui ci racconta, è cruda e netta.

Auguri e in bocca al lupo.
Coraggio.

Dott.ssa Laura Bonanni

Dott.ssa Laura Bonanni

Roma

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Ciao,

ti ringrazio per aver condiviso la tua esperienza — non è facile parlare di emozioni così intense, specialmente in un momento delicato come il post parto. Quello che descrivi è un periodo di forte stress emotivo, aggravato da una mancanza di sostegno da parte del tuo compagno e da comportamenti che ti fanno sentire sola e svalutata. È comprensibile che tu possa provare rabbia, frustrazione e senso di impotenza.

È importante però che tu possa prenderti cura di te stessa e della tua sicurezza, oltre che di quella della tua bambina. Il fatto che la rabbia esploda in modo fisico ti preoccupa — ed è un segnale prezioso: indica che senti il bisogno di trovare strategie più sane per gestire la tensione e di interrompere un circolo che ti fa stare male.

Rimango a disposizione 

Dott.ssa Giorgia Girolami 

Gentile Federica, senza conoscere a fondo la vostra storia e la vostra situazione, un suggerimento che mi sento di darle è affrontare il problema con il suo compagno, ma non nel momento in cui succede, non quando lei è arrabbiata per le sue assenze. Provi a farlo invece in  un momento in cui siete tranquilli, c'è meno attivazione emotiva.  Così aumenteranno di molto le probabilità di parlare in maniera rispettosa e con più disponibilità all'ascolto dell'altro.  Resto a disposizione e le auguro tutto il meglio. G M

Cara Federica la rabbia, la frustrazione arriva quando non ci sentiamo viste e apprezzate proprio da chi vorremmo essere viste e supportate. È fondamentale trovare il modo per gestire la rabbia e indirizzarla in modo funzionale. Se vuoi possiamo parlarne insieme. PRENOTA LA TUA CONSULENZA GRATUITA.

Dr. Danyla De Vincentiis 

Dott.ssa Danyla De Vincentiis

Dott.ssa Danyla De Vincentiis

Roma

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Buongiorno, la ringraziamo per aver condiviso questo vissuto.

La dinamica che lei racconta necessita di essere sedata con la massima urgenza nell'interesse di tutte le parti coinvolte. La invito ad iniziare quanto prima un percorso di supporto, per lei, per la coppia e per la bimba.

 Un saluto

dott.ssa Carlotta Fortuna

Dott.ssa Carlotta Fortuna

Dott.ssa Carlotta Fortuna

Roma

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La ringrazio per la sua condivisione. Comprendo quanto possa essere difficile affrontare la maternità in una situazione di solitudine e tensione. Le emozioni di rabbia che descrive sono comprensibili e meritano ascolto, non giudizio. Un percorso di sostegno psicologico può aiutarla a gestire queste reazioni, ritrovare equilibrio e affrontare con maggiore serenità la relazione e il ruolo genitoriale. 

Dott.ssa Klarida Rrapaj

Dott.ssa Klarida Rrapaj

Dott.ssa Klarida Rrapaj

Roma

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La conclusione della tua domanda impone una seria riflessione sul da farsi. Il mio consiglio è quello di rivolgerti ad un Centro Anti Violenza più vicino a te. Li potrai avere tutto il supporto psicologico e legale per affrontare al meglio la tua condizione personale, sopratutto nell'interesse prioritario della bambina. 

Dott. Fulvio Perilli

Dott. Fulvio Perilli

Roma

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Cara Federica, la tua rabbia è comprensibile: sei sotto pressione e senza supporto. Quando senti di perdere il controllo, prova a fermarti, respirare profondamente o allontanarti per qualche minuto. Evita gesti aggressivi: aumentano solo colpa e tensione. Tecniche semplici come camminare, acqua fredda sul viso o contare fino a dieci possono aiutarti a calmarti. È importante anche riconoscere i segnali di violenza psicologica: in questi casi puoi contattare il 1522 o un centro antiviolenza per ricevere aiuto. Infine, cerca un supporto psicologico per gestire emozioni e trovare strategie: prenderti cura di te è fondamentale anche per tua figlia.

Dott. Charbel Farah

Dott. Charbel Farah

Roma

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Cara Federica,
le tue parole fanno emergere una sofferenza profonda e un senso di solitudine enorme, che purtroppo molte donne vivono dopo la nascita di un figlio — un momento in cui si avrebbe bisogno di presenza, sostegno e rispetto, non di essere lasciate sole e svalutate. Prima di tutto, voglio dirti una cosa molto chiara: non sei una persona cattiva o irrecuperabile perché hai perso il controllo. Sei una donna esausta, sotto pressione, ferita da una situazione ingiusta e tossica. Ma è anche molto importante che tu abbia la consapevolezza di voler fermare questo ciclo — perché la rabbia, se non gestita, può finire per farti del male e minare ancora di più la tua forza e la sicurezza di tua figlia.

Da ciò che scrivi, il tuo compagno ti sta abusando psicologicamente: ti isola, ti sminuisce e ti fa sentire inadeguata come madre.
Questo comportamento non è normale e non dipende da te.
È una forma di controllo e di disprezzo che spesso porta chi la subisce a sentirsi esasperata, arrabbiata, e a volte a reagire in modo impulsivo. La tua rabbia non nasce “dal nulla”: è una reazione estrema a una frustrazione cronica e a una mancanza di rispetto. Ma se resta senza canale di sfogo sicuro, si trasforma in qualcosa che ti ferisce dentro e rischia di peggiorare la situazione.

Chiedere aiuto non è debolezza. È lucidità.
Ti consiglio fortemente di contattare un centro antiviolenza nella tua zona.
Lì potrai parlare con psicologhe e operatrici esperte in violenza psicologica e relazioni tossiche: ti aiuteranno a capire come proteggerti e proteggere tua figlia, senza giudicarti e in totale riservatezza.
Proteggere te stessa è proteggere anche tua figlia. I bambini percepiscono tutto, anche se non parlano ancora: le tensioni, il tono di voce, l’atmosfera in casa.
Lavorare sulla tua rabbia e allontanarti da chi ti fa stare male è già un atto d’amore verso di lei.
Non devi farlo da sola, e non devi restare in un contesto che ti distrugge lentamente.

Federica, hai già fatto un primo passo importantissimo: riconoscere il problema e chiedere aiuto.
Questo non è un segno di debolezza, ma di forza e lucidità.
La rabbia può diventare una forza sana, se la trasformi in energia per cambiare la tua vita e uscire da ciò che ti distrugge.

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Dott.ssa Antonella Bellanzon

Massa-Carrara

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Cara Federica,

mi rendo conto di quanto ti senta sopraffatta e isolata in questo momento. Affrontare la maternità, soprattutto senza un compagno che ti supporti, può portare a un peso emotivo enorme e far emergere sentimenti di rabbia e frustrazione davvero difficili da controllare.

Tuttavia, è fondamentale ricordare che la violenza, anche quando scaturisce dalla disperazione, non rappresenta mai una via d'uscita. Il fatto stesso che tu te ne renda conto e ti senta in colpa dimostra che hai la volontà di capire meglio la situazione e di cambiare le cose.

Parlare con uno psicologo potrebbe esserti di grande aiuto per capire da dove nasce questa rabbia, imparare a tenerla a freno e ritrovare un po' di serenità e fiducia in te stessa, sia per te che per la tua bambina.

Non rimanere da sola con questo peso: chiedere aiuto è un segno di grande coraggio e un passo fondamentale per prenderti cura di te stessa.

Dott. Fabiano Foschini

Dott. Fabiano Foschini

Milano

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Sicuramente il comportamento del suo compagno non è responsabile e non risponde ai doveri che un nucleo familiare comporta. Anche nelle convivenze esistono doveri reciproci di assistenza morale e materiale che il suo compagno elude. Mancano penso però delle informazioni: il suo compagno lavora? Come può fare le 6 del mattino se lavora? Forse la situazione è più complessa e ci sono altri problemi non direttamente legati alla nascita della piccola. 

Esistono delle efficaci strategie per controllare la rabbia elaborate soprattutto dal Centro di Terapia Strategica Breve di Arezzo. Sarebbe comunque bene che lei riuscisse a far valere i suoi diritti migliorando la comunicazione, rendendola più efficace al fine di ottenere la collaborazione dovuta senza rovinare il vostro rapporto. La terapia strategico-gestaltica che applico di norma aiuta a raggiungere questi obiettivi.

Cordiali saluti

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

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Salve, che strano ti chiedi che sei arrabbiata. Penso che sia umano che tu sia arrabbiata, forse non dovete venire alle mani, ma  decidere se vale la pena continuare a stare con questo uomo. Non sa fare nè il compagno e nè il padre, forse mi sembra infantile ed egoista x il momento è molto preso dai suoi bisogni e non vede che è padre. Forse dovrebbe pensare se è il caso di dare un padre simile a sua figlia. Capisco che è una decisione molto difficile da prendere. Ma in genere noi donne siamo molto coraggiose e sappiamo anche stare da sole e crescere i nostri figli senza l'appoggio di uomini così. E' molto giovane troverà sicuramente un uomo che la saprà apprezzare. Cmq potrebbe farsi aiutare da uno psicoterapeuta ed elaborare ciò che le sta succedendo con una terapia EMDR ed elaborare il trauma di questo rapporto, Le auguro di riuscire a stare bene nonostante tutto, la saluto dott. Eugenia Cardilli.

Dott.ssa Eugenia Cardilli

Dott.ssa Eugenia Cardilli

Roma

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Gent.le donna,

da ciò che posso comprendere dalla tua situazione è che il tuo compagno stia vivendo un momento di crisi con se stesso e con il suo essere diventato padre di questa bambina. È stata una bambina desiderata da entrambi, si sente trascurato nella vostra vita affettiva. Sei diventata troppo mamma dimenticandoti del tuo partner? Allora penso che sarà utile approfondire il come si sente il tuo partner e verificare realmente il suo stato. Come sta lui in tutto questo. Mettilo al centro , ridagli attenzione ed amore.

Cordiali saluti

Dr.ssa Iolanda Lo Bue

Dott.ssa Iolanda Lo Bue

Dott.ssa Iolanda Lo Bue

Roma

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Gentile Signora,
la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, che trasmette tutta la fatica e la sofferenza che sta vivendo in questo momento così delicato della sua vita. È comprensibile che, di fronte alla mancanza di sostegno e alle difficoltà che descrive, lei possa sentirsi sopraffatta da rabbia, frustrazione e senso di solitudine. Il fatto che riconosca di avere reagito con rabbia e che provi senso di colpa dimostra una profonda consapevolezza e il desiderio di interrompere questo circolo di dolore e questo è un passo molto importante. Tuttavia, è fondamentale che non affronti questa situazione da sola. Le violenze psicologiche e l’assenza di supporto da parte del partner sono forme di maltrattamento che possono avere conseguenze serie sul benessere emotivo suo e della sua bambina.
Le suggerisco, innanzitutto, di rivolgersi a un centro antiviolenza della sua zona, dove potrà trovare ascolto, protezione e orientamento gratuito in caso di necessità. Parallelamente, potrebbe essere utile per lei intraprendere un percorso psicologico individuale, che la aiuti a gestire la rabbia, elaborare il senso di colpa e soprattutto prendere una maggior consapevolezza di se', imparando a mettere dei confini per la sua tutela psicologica e serenità mentale. Un professionista potrà offrirle uno spazio sicuro in cui capire come tutelarsi e come costruire, passo dopo passo, un equilibrio più sano per lei e per la sua bambina. Lei merita serenità, rispetto e sostegno. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di grande forza e amore verso se stessa e verso sua figlia.
Con stima e vicinanza,

Katia Romano