Ho sempre sofferto per l'eccessiva propensione di mio marito a stare fuori casa

consolata

salve ,spero tanto in un vostro aiuto a capire la mia situazione. Sposati da 25 anni, ho sempre sofferto x l eccessiva propensione di mio marito a stare fuori casa .Doppi lavori,studio ,carriera e tutto ciò che ne consegue: riunioni ,cene ,convegni.Ogni volta che ho cercato di spiegargli quanto questo mi facesse sentire sola lui reagiva usando il bisogno di denaro.Non sempre vero, anche quando ho iniziato a lavorare anche io non è cambiato granchè. Talvolta nelle discussioni ci ha trattati di ingrati x i suoi sacrifici ,solamente perchè chiedevamo più tempo e meno soldi. La sua carriera è stata sempre confusa ,piena di intoppi ma lui cambiava strategia. IN famiglia è sempre stato presente solo se richiesto.Attaccamento morboso al lavoro , esagerata disponibilità anche con le persone ,addirittura è lui a imporsi quasi x rendersi utile. Maschi e femmine ,naturalmente le donne mi ingelosiscono.Ho fatto tanta psicoterapia perchè mi sono sempre ritenuta responsabile di questa situazione ,x un periodo ha collaborato alle sedute anche lui ma ha smesso presto,troppo presto. Tra alti e bassi eccoci ancora insieme ,dice di amarmi e di non volersi separare ma non cambia ,anzi il lavoro è sempre più impegnativo.IO soffro di una serie di ansie ,lavoro su me stessa perche vorrei tenermi stretta la famiglia.Ho provato tanti modi ,tentato diversi approcci ma mi sembra tutto vano.mi aiutate a capire che personalità potrebbe avere,e come potrei capirlo e aiutarlo se ce ne fosse bisogno? Un altro argomento è la sua esagerata disponibilità con tutti,si nutre di approvazioni altrui e le nostre ,in famiglia ,sembra non lo tocchino .AIUTOOOO .grazie

11 risposte degli esperti per questa domanda

Cara Consolata, nei problemi di coppia la responsabilità è quasi sempre divisa a metà, se lei ha definito i suoi limiti grazie al percorso prsonale che ha intrapreso molto coraggiosamente, l'altra metà non si è rivelata interessata allo stesso modo. Si interroghi sui motivi di tanta resistenza ad affrontare le questioni di coppia, potrebbe essere un inizio. Distinti saluti.

Gentile utente, ho letto con attenzione la sua email e mi pare di capire che il problema riguardi il suo percepire suo marito come disinteressato a lei e alla famiglia che avete costruito insieme. Da una parte lei si sente presa dal desiderio di possederlo (la gelosia, il volerlo vicino controllandolo e richiedendo continue conferme affettive) dall'altra lo percepisce come in fuga da lei come se cercasse continuamente scuse per vivere una vita distante, separata.

E' un pò come se dicesse: non sono interessante per mio marito, e la dimostrazione è che preferisce gli altri e il lavoro a me (la disponibilità verso gli altri). Ora mi chiedo e le chiedo: cosa condividete insieme? Quali cose "terze" fate in coppia? Perchè sembra che lei lo voglia trascinare in casa e lui scappi a gambe levate.  In fin dei conti mi pare di capire che in realtà lamentandosi di suo marito lei si stia lamentando di se stessa e della sua scarsa capacità attrattiva, del suo scarso essere interessante agli occhi di suo marito.

Se potesse rassicurarsi sulla sua competenza ad essere interessante, magari potrebbe coinvolgerlo nel fare qualcosa di piu' divertente di una psicoterapia! ;) Potrebbe iniziare a stare con lui in maniera diversa, senza darvi reciprocamente per scontati. Le segnalo il centro del Cespig (www.cespig.it) centro per le problematiche di amore e gelosia dove magari potrà approfondire meglio. Nel frattempo la saluto e le invio i miei piu' cordiali saluti,

Cara Consolata, dal tuo racconto traspare uno stato di sofferenza profonda, così profonda che sembra essersi radicata dentro di te. Per rispondere alla tua domanda, con i dati di cui dispongo non mi è possibile fare una valutazione diagnostica della personalità di tuo marito, nonostante tu sia stata molto particolareggiata e precisa nella descrizione (ripeterei quanto tu stessa hai già colto). Dici di aver fatto tanto psicoterapia, ed è anche per questo “ nel rispetto del lavoro che hai svolto tu stessa e di quello della professionista che ti ha aiutato “ che non mi sento di aggiungere altro. Solo una cosa ti voglio dire: come certamente saprai, non possiamo cambiare gli altri, possiamo al piu’ provare a cambiare noi stessi; non c’è niente che tu possa fare per cambiare tuo marito, hai parlato con lui in ogni modo, gli hai palesato il tuo disagio e i tuoi bisogni (parli al plurale, forse ti riferisci anche ai vostri figli), e lui ti ha risposto continuando a far valere i suoi propri bisogni. Siete in blocco! Puoi scegliere di ridimensionare le tue aspettative, apprezzando quello che di buono c’è in questa storia, o di riconoscere e difendere ad ogni costo i tuoi bisogni, se sono forti e irrinunciabili, e dunque separarti. E’ una decisione molto difficile quella che devi prendere: c’è un tempo per ristagnare e un tempo per agire; se ora stai chiedendo aiuto in modo così forte, forse è giunto il momento per te di uscire da questa situazione di stallo.

cara Consolata,

dal tuo messaggio traspare la delusione per avere trascorso 25 anni con un marito sfuggente, la voglia di non mollare nonostante la solitudine e la frustrazione e credo anche la voglia di cambiare una condizione ormai stretta.

allora ti consiglio di porti le giuste domande: non chiedere di capire la personalità di tuo marito,ma inizia a chiedere veramente cosa vuoi da te stessa, tu chi sei, cosa senti, a cosa rinunci pur di mantenere unita questa famiglia e soprattutto smetti di volere cambiare tuo marito perchè mi pare lui sia soddisfatto della vita che conduce. quello che  scrivo probabilmente ti farà arrabbiare, ma il primo passo per il cambiamento è accettare la realtà e la tua è una realtà fatta di insoddisfazione e solitudine ma puoi cambiarla, in bocca al lupo!

Cara Consolata,

tra le righe afferma di aver già seguito un percorso di psicoterapia e in parte  insieme a suo marito.

Sarebbe carino comprendere cosa vi siete portati via da quell' esperienza e cosa invece  avete ancor bisogno di appronfondire per poter stare meglio. Attualmente, il comportamento di suo marito le crea disagio, nonostante stia continuando a lavorare su se stessa. La sua attenzione è rivolta su cosa fa su marito, quanto tempo rimane fuori casa, e come aiutarlo. Tutto questo è sofferenza.

Sta continuando a lavorare su se stessa, ma la sofferenza continua. Prima di esporre delle riflessioni è importante conoscere quali sono i modi che ha tentato per migliorare il suo rapporto, ma non hanno portato benefici.

Eseguo supporto psicologico on line

un saluto

Gentile utente,

il lavoro, soprattutto per un uomo, è un fattore essenziale di stabilità e benessere, ma dal suo resoconto sembrerebbe di capire che suo marito sia eccessivamente bisognoso di approvazioni e perciò si gioverebbe probabilmente di almeno qualche seduta di psicoterapia individuale. Tenga comunque presente che l'approccio psicoterapeutico Strategico Breve spesso riesce a modificare situazioni familiari problematiche  agendo, a volte in un primo momento, anche su un solo membro della famiglia. Le consiglio perciò di contattare particolarmente uno psicoterapeuta che segue questo approccio.

cordiali saluti   

Dott.ssa Valentina Sciubba

Dott.ssa Valentina Sciubba

Roma

La Dott.ssa Valentina Sciubba offre supporto psicologico anche online

Cara Consolata,

hai lavorato tanto su te stessa per migliorare, capire, cambiare adesso è importante che tu rivolga la tua attenzione solo agli aspetti positivi di un rapporto nel quale hai messo la parte migliore di te.

Capisco la tua insoddisfazione, ma vivere per cercare di cambiare un uomo che non cambia non ha senso, o meglio non ha più senso. Cerca invece di trovare degli spazi tutti tuoi, degli interessi che ti facciano sentire viva, delle attività in cui riversare la tua carica affettiva ed energetica.

Pensa che anziché puntare alla quantità della condivisione è possibile condividere attimi che anche della sola durata di un minuto possono valere più di una intera giornata trascorsa assieme.

Lotta ancora ma per la qualità del rapporto e della condivisione del vissuto.
Sarai più felice e soprattutto accettandolo così come è farai felice l'uomo che ti ama, seppure a suo modo.

Ti auguro tanta serenità.

Gentile Signora Consolata, leggendo la Sua richiesta di aiuto sono riuscita ad immedesimarmi e percepire il Suo grande sconforto, la Sua continua sofferenza ed il forte  senso di impotenza !! Lei è troppo tempo che vive queste sensazioni così desolate e per le quali ha cercato in ogni modo di trovare una soluzione che Le portasse un po’ di felicità!! Lei afferma che la psicoterapia non Le ha procurato il giovamento desiderato ed infatti avverto in Lei un forte senso di stanchezza. Tuttavia chiede  aiuto per riuscire a capire Suo marito e se possibile anche aiutarlo!! Dopo 25 anni!!

A questo punto, mi sembra inutile che Lei si ostini ancora a cercare quella felicità/serenità che Suo marito non può o  non vuole o non è capace di darLe!!!

Non sono in grado di poter descrivere un profilo della personalità di Suo marito poiché non ho gli elementi necessari, comunque non ritengo che è questo ciò che può tornarLe utile in questo momento!!  Sono invece convinta che Lei debba fare il punto della Sua situazione affettiva e prendere una decisione: continuare a soffrire ed accettare di essere amata in questo modo da Suo marito (“dice di amarmi e di non volersi separare ma non cambia”) oppure fare una scelta diversa: innanzitutto non ritenersi più l’unica responsabile del vostro rapporto e poi chiedere fermamente a Suo marito un cambiamento nella conduzione della vostra relazione di coppia. Questa seconda ipotesi è chiaramente più rischiosa e può comportare un accentuarsi dei conflitti e condurre anche alla separazione definitiva ma, al contrario,  se Lei sarà estremamente ferma e convinta nelle richieste che vorrà fare a Suo marito, potrebbe anche ottenere dei risultati inattesi e positivi che possono condurvi entrambi ad un rapporto più armonioso!!. In questo secondo caso - se lo ritiene utile - può consultarsi con la Sua psicoterapeuta per trovare la forza e l’adeguato atteggiamento da tenere. Infine vorrei precisarLe che a volte “tenersi stretta la famiglia” non vuol dire che funzioni meglio, in alcuni casi – invece - è proprio lasciare e lasciarsi andare – soprattutto emotivamente ed affettivamente – che si rivela una formula  vincente!!! Sperando di averLe fornito almeno una briciola di aiuto, Le faccio i miei migliori auguri e La saluto cordialmente.

Salve Consolata,

mi rendo conto della  sensazione di solitudine che prova nel non sentirsi amata, non considerata, non apprezzata da suo marito se non come colei che usufruisce del denaro che lui riesce a guadagnare per il benessere della famiglia.

Le proprie ansie sono più che giustificate e dovute anche alla propria difficoltà di trovare le modalità più adeguate per  creare di fatto  un ambiente familiare affettivo sereno.

In tale contesto, tenga presente che il  benessere personale e familiare di  suo marito è  basato sul materiale e non su una relazione affettiva positiva.

Quindi, ritengo che suo marito soffra di un attaccamento morboso al lavoro, un ambito esistenziale che lo gratifica perché attribuisce valore alla sua vita  insieme al fatto di essere  sempre disponibile nell’aiutare gli altri, nel rendersi utile per gli altri.

La morbosità si riferisce ad una dipendenza, un obiettivo da acquisire e da realizzare continuamente per valorizzare ed essere soddisfatto di se stesso.

Posso ritenere che, per quanto riguarda suo marito la dipendenza sia legata al denaro e all’essere considerato indispensabile alle  persone.

In tal modo, sono del parere che suo marito debba accettare di seguire un percorso individuale per  comprendere l’origine del suo problema ed avviare poi un percorso di cambiamento interpersonale con una successiva  ricaduta positiva nel rapporto di coppia e nelle relazioni con gli altri membri della famiglia.

Soprattutto non si senta la sola responsabile per le difficoltà familiari  che da anni sta cercando di affrontare e superare quale causa del proprio “malessere” in quanto l’armonia di coppia  si acquisisce quando si stabilisce un rapporto di complicità  nel soddisfare le proprie e le altrui esigenze.

Cordiali saluti 

Dott.ssa Maria Zampiron

Dott.ssa Maria Zampiron

Padova

La Dott.ssa Maria Zampiron offre supporto psicologico anche online

Cara consolata, probabilmente ho risposto ad un'altra sua domanda poco fa. Mi spiace dirle che spesso, il modo migliore di far capire ad una persona che il suo comportamento rischia di condurlo a rovinare le relazioni più importanti ed a perdere le priorità sia quello di fare una scelta. Si chieda se le può star bene proseguire così o se valga la pena di soffrire per qualcosa di utile, di utile - magari - al cambiamento. Quando si sarà risposta decida se arrancare nel tentativo di cambiare chi non percepisce il proprio disagio e non ritiene di aver bisogno di aiuto o se possa, invece, essere più utile indirizzare meglio il suo personale progetto di vita; scegliendo - sola per sola - di cambiare rotta e/o accompagnarsi a chi possa prendersi cura di lei e possa voler condividere i suoi obiettivi! Ritengo sia suo marito a doversi trovare di fronte alla effettiva consapevolezza di ciò che rischia realmente di perdere e valutare se lo voglia o meno conservare. Le scelte che farete determineranno la qualità futura della sua vita. Per prima cosa pensi a rendersi felice..... per superare una crisi non possiamo mantenere i comportamenti e le idee che ci hanno portato a viverla! un abbraccio.

dal momento che ha già fatto un percorso terapeutico è meglio che si faccia aiutare ancora per capire se vuole stare veramente con lui. Immagino che sappia già che ogni  persona modifica i propri comportamenti solo se lo vuole e ne riconosce la problematicità. Se per lui va bene così lei non può farci niente se non modificare alcuni aspetti di sè o per accettarlo così come è o per decidere diversamente.