Il Desiderio Nascosto: Viaggio Nelle Profondità Inconsce dell'Intimità di Coppia
Ci sono silenzi che pesano più di mille parole, soprattutto nel cuore di una relazione intima. Uno dei più assordanti è spesso quello che circonda le discrepanze nel desiderio sessuale. Non se ne parla apertamente, o quando lo si fa, è con un velo di vergogna, frustrazione o recriminazione. È un nodo che stringe, un filo invisibile che allenta la trama dell'intimità emotiva e fisica, lasciando entrambi i partner in una solitudine spesso incompresa.
Molti di noi pensano al desiderio come a qualcosa di semplice, un interruttore che si accende o si spegne. Se c'è, bene. Se non c'è, qualcosa non va. Ma questa è una visione limitata, quasi meccanica, di una delle forze più misteriose e complesse dell'esperienza umana. Il desiderio non è un'entità statica, non è solo biologia o chimica. È un linguaggio, un riflesso profondo del nostro mondo interiore, un crocevia dove si incontrano la nostra storia, le nostre paure, i nostri sogni e le dinamiche, spesso inconsce, della relazione che stiamo vivendo. E quando questo linguaggio diventa incomprensibile, o il suo ritmo si sintonizza su frequenze diverse, è il momento di fermarsi e, con una curiosità genuina, iniziare ad ascoltare.
La Voce Silenziosa del Desiderio: Un Sismografo dell'Anima
Immaginate il desiderio sessuale non come un semplice impulso, ma come un sismografo dell'anima, uno strumento sensibilissimo che registra i movimenti, anche minimi, delle placche tettoniche della nostra psiche e della nostra relazione. Quando il desiderio cala in un partner, o quando la sua intensità diverge significativamente da quella dell'altro, non è quasi mai un capriccio o una mancanza di amore. È un segnale, a volte un urlo silente, che qualcosa di più profondo sta accadendo.
La vita moderna ci spinge a una velocità vertiginosa. Siamo stanchi, oberati di responsabilità, presi tra lavoro, famiglia, e mille impegni. È facile attribuire la diminuzione del desiderio a fattori esterni: "Sono troppo stressato", "Ho troppo sonno", "I bambini ci assorbono troppo". E certo, questi fattori giocano un ruolo. Ma la lente della psicodinamica ci invita a guardare oltre, a scavare sotto la superficie del quotidiano. Ci suggerisce che questi fattori esterni spesso agiscono da catalizzatori o da "scuse" inconsce per problematiche più radicate.
Pensiamo al desiderio come a un flusso. Quando questo flusso si blocca o devia, potrebbe essere una difesa. Una difesa da cosa? Magari dalla paura della vulnerabilità, dall'ansia di non essere all'altezza, dalla rabbia inespressa, dalla sensazione di non essere visti o compresi. Il corpo, in questi casi, parla quando la mente non riesce a trovare le parole. Il ritiro sessuale può essere un modo, inconscio, per proteggersi, per affermare un bisogno di autonomia, o per esprimere un risentimento che non trova altro sfogo. È come se il corpo dicesse: "Non mi sento sicuro/a", o "Non mi sento amato/a in questo momento", o "Ho bisogno di spazio", anche se la persona stessa non è pienamente consapevole di questo messaggio.
Allo stesso modo, un desiderio elevato e persistente in un partner, di fronte a un calo nell'altro, non è necessariamente un segno di "normalità" contro "anormalità". Anche qui, possono esserci dinamiche inconsce. Il desiderio può diventare una ricerca disperata di rassicurazione, una risposta all'ansia di abbandono, o un tentativo di controllare la relazione attraverso l'intimità fisica. O, ancora, potrebbe essere un modo per riattivare vecchie ferite legate al non sentirsi desiderati, al non essere "abbastanza".
La chiave, quindi, non è giudicare il desiderio, o la sua assenza, ma interrogarlo. Chiedergli: "Cosa stai cercando di dirmi?".
Le Radici Profonde: Eco dell'Infanzia e Legami di Attaccamento
Per comprendere appieno le sfumature del desiderio, dobbiamo fare un passo indietro nel tempo, nel profondo della nostra storia personale. Siamo creature di relazione fin dalla nascita, e le prime esperienze con le figure di attaccamento modellano in modo indelebile la nostra capacità di connetterci, di fidarci, di mostrare vulnerabilità. E, inevitabilmente, questo si riverbera nell'intimità sessuale.
Immaginate lo stile di attaccamento come una sorta di impronta digitale emotiva che portiamo dentro di noi. Chi ha avuto un attaccamento sicuro, cresciuto in un ambiente dove si è sentito visto, amato e sostenuto, tende a vivere l'intimità con maggiore fluidità, a sentirsi a proprio agio nella vulnerabilità e nella dipendenza reciproca. Il desiderio nasce e si esprime con meno ansie.
Ma per chi ha sviluppato un attaccamento insicuro, le cose si complicano. Se abbiamo un attaccamento ansioso-preoccupato, potremmo sentire il bisogno costante di rassicurazioni, anche sessuali. Il desiderio del partner diventa una cartina al tornasole del nostro valore. La sua assenza, o la sua diminuzione, può riattivare paure antiche di abbandono, di non essere abbastanza amabili, portando a un'intensificazione del desiderio di contatto, a volte quasi disperata.
Dall'altro lato, un attaccamento evitante-distanziante può portare a una difficoltà nell'intimità emotiva e, di conseguenza, fisica. La vicinanza eccessiva può essere percepita come una minaccia alla propria autonomia, una potenziale "fusione" dalla quale si teme di essere annullati. Il desiderio può essere "disattivato" inconsciamente come meccanismo di difesa per mantenere una distanza emotiva di sicurezza. La sessualità, in questi casi, può essere vissuta in modo più performativo, meno connesso emotivamente, o semplicemente evitata.
E poi ci sono le ferite. Le esperienze traumatiche, anche quelle apparentemente minori, legate alla sessualità o al corpo, possono lasciare segni invisibili ma profondi. Messaggi ricevuti nell'infanzia sulla sessualità, sul proprio corpo, sulla vergogna o sul piacere. Tutto questo si annida nel nostro inconscio e può emergere in modo sorprendente, bloccando o distorcendo il flusso naturale del desiderio. Comprendere queste eco del passato non significa trovare una scusa, ma una chiave di lettura per il presente, un punto di partenza per una guarigione che può liberare l'intimità.
La Relazione come Palcoscenico Inconscio: Danze di Potere e Proiezioni
La relazione di coppia è un vero e proprio palcoscenico dove si mettono in scena, spesso senza che ce ne rendiamo conto, le nostre dinamiche inconsce più profonde. E il desiderio, o la sua mancanza, ne è una delle rappresentazioni più intime.
Pensiamo al fenomeno del "perseguitore-ritirato". È un copione classico. Un partner, spinto dalla frustrazione e dal bisogno di connessione, insegue il desiderio, cercando un contatto che sembra sfuggire. L'altro, sentendosi sotto pressione, si ritira ancora di più, alimentando involontariamente il ciclo. È una danza dolorosa, dove entrambi si sentono soli e incompresi. Il "perseguitore" si sente rifiutato, non desiderato, quasi inutile. Il "ritirato" si sente soffocato, non visto nei suoi bisogni di spazio o nelle sue difficoltà interne. Nessuno dei due vuole questo esito, eppure vi si ritrovano intrappolati.
A volte, il desiderio, o la sua negazione, può diventare uno strumento inconscio in una dinamica di potere. Non in modo manipolatorio e consapevole, ma come espressione di una lotta per il controllo. Chi "detiene" il desiderio (o la sua assenza) può sentire di avere un potere sull'altro, un modo per esprimere rabbia, risentimento o per ristabilire un equilibrio percepito come precario. È un gioco pericoloso, perché erode la fiducia e l'autenticità che sono la linfa vitale di ogni intimità.
E poi ci sono le proiezioni. La psicodinamica ci insegna che spesso attribuiamo all'altro qualità, difetti, desideri o paure che in realtà appartengono a noi stessi. Il partner che desidera ardentemente può proiettare sull'altro la propria insicurezza, aspettandosi che l'altro lo "salvi" attraverso il sesso. Il partner che si ritira può proiettare sull'altro le proprie ansie legate alla performance, sentendosi come se l'altro fosse un giudice impietoso. È un teatro di ombre, dove le maschere e i ruoli impediscono una vera connessione.
La comunicazione è, naturalmente, la chiave. Ma non la comunicazione superficiale, quella fatta di lamentele o accuse. Parlo di una comunicazione profonda, vulnerabile. Quella che permette di dire: "Mi sento triste quando non c'è intimità tra noi, mi sento solo/a" invece di "Tu non mi vuoi mai". O: "Mi sento sotto pressione ultimamente, non riesco a connettermi con me stesso/a, e questo mi rende difficile connettermi anche fisicamente" invece di "Non mi va mai di fare sesso". È nel dialogo onesto e coraggioso che si aprono le prime crepe nel muro del silenzio.
L'Arte della Curiosità: Svelare l'Inconscio Insieme
Se il desiderio è un mistero, la curiosità è la torcia che ci permette di esplorarne le profondità. Non una curiosità inquisitoria o giudicante, ma una genuina sete di comprensione, verso se stessi e verso il partner. È l'invito a dire: "Non capisco cosa sta succedendo, ma sono qui e voglio imparare".
Il primo passo in questa esplorazione è la sospensione del giudizio. Non c'è colpa, non c'è ragione per la vergogna. Il desiderio, in questo contesto, è un fenomeno complesso che sfugge alla nostra volontà cosciente. Accettare questa realtà è liberatorio. Ci permette di abbandonare le accuse, sia verso l'altro che verso noi stessi, e di abbracciare l'incertezza. Non abbiamo bisogno di risposte immediate o di soluzioni magiche. Abbiamo bisogno di pazienza, di ascolto e di una volontà di rimanere nel "non sapere" per un po', permettendo alle verità più profonde di emergere lentamente.
La curiosità si manifesta nell'ascolto profondo. Non solo udire le parole, ma cercare di cogliere il sentimento, la paura, il bisogno sottostante. Questo richiede una presenza autentica, una capacità di mettere da parte la propria agenda e sintonizzarsi sull'altro. Significa porre domande aperte e non giudicanti: invece di "Perché non mi vuoi?", provare con "Cosa ti sta succedendo ultimamente? C'è qualcosa che ti preoccupa o ti rende meno libero/a?". E, soprattutto, prestare attenzione al linguaggio non verbale: i silenzi, i gesti, gli sguardi, le tensioni nel corpo, che spesso veicolano messaggi più veri delle parole.
Ma la curiosità non è solo per l'altro; è anche, e forse soprattutto, per se stessi. È l'invito all'autoriflessione: cosa significa per me il desiderio sessuale? Cosa mi spaventa dell'intimità? Quali sono le mie fantasie, le mie paure più profonde, anche quelle che mi vergogno di ammettere a me stesso/a? Tenere un diario, meditare, o semplicemente prendersi del tempo per riflettere possono essere strumenti potenti per accedere a questo mondo interno. È fondamentale imparare a riconoscere le proprie proiezioni: "Questa mia forte reazione è davvero dovuta a ciò che l'altro ha fatto, o sta riattivando una mia vecchia ferita, una mia insicurezza?".
Un approccio pratico a questa curiosità può essere la "data della curiosità". Un momento dedicato alla coppia, ma con una regola chiara: non sesso, ma connessione. L'obiettivo è esplorare l'intimità in modi non esigenti, senza la pressione della performance. Si può iniziare con la esplorazione sensoriale: toccarsi, accarezzarsi, massaggiarsi, tenersi per mano, concentrandosi sulle sensazioni, sulla vicinanza fisica, senza aspettarsi che porti a qualcos'altro. Questo può aiutare a ripristinare un senso di sicurezza e piacere nel contatto fisico. In questo spazio sicuro, si può poi iniziare a condividere fantasie e paure, a parlare di ciò che eccita ma anche di ciò che blocca. Una domanda potente può essere: "Cosa ti fa sentire vivo/a? Cosa alimenta il tuo desiderio, non solo sessuale, ma di vita?". Rispondere a questa domanda, individualmente e poi insieme, può rivelare percorsi inaspettati per riscoprire l'erotismo nel senso più ampio.
Quando la Curiosità non Basta
A volte, la curiosità più sincera e l'impegno più grande non sono sufficienti a sciogliere nodi che sono stati tessuti per anni, o decenni. Le dinamiche inconsce possono essere troppo radicate, le ferite troppo profonde, le paure troppo paralizzanti per essere affrontate solo dalla coppia. Ed è qui che l'aiuto di un professionista diventa non solo utile, ma spesso necessario.
La terapia di coppia ad orientamento psicodinamico non è un luogo dove si cercano colpevoli o si ricevono ricette magiche per riaccendere la scintilla. È uno spazio sicuro dove il terapeuta agisce come un facilitatore, un interprete che aiuta la coppia a decifrare il proprio linguaggio inconscio. Aiuta a identificare i modelli relazionali che si ripetono, quei copioni non scritti che intrappolano i partner in circoli viziosi. Si esplorano le origini profonde dei problemi di desiderio, spesso legate a traumi, a schemi familiari appresi, o a modi disfunzionali di regolare le emozioni.
Il terapeuta aiuta a creare un ambiente non giudicante dove entrambi i partner possono esprimere paure e desideri inascoltati, senza timore di essere fraintesi o attaccati. Si lavora sulle difese: comprendere come la paura del rifiuto porti al ritiro, o come l'ansia di non essere amabili porti a una ricerca eccessiva. L'obiettivo non è costringere il desiderio, ma permettere che, una volta rimossi gli ostacoli inconsci, possa riemergere in modo autentico, magari in forme diverse da quelle attese.
A volte, il problema del desiderio non è tanto una dinamica di coppia quanto un problema individuale che si riflette nella relazione. In questi casi, la terapia individuale può essere fondamentale. Offre uno spazio per affrontare e guarire vecchie ferite, per lavorare sull'autostima, per elaborare traumi passati o per ridefinire la propria identità sessuale. Un individuo più integrato e in pace con se stesso sarà inevitabilmente un partner più disponibile e autentico nell'intimità.
È importante anche una diagnosi differenziale. Prima di immergersi nelle profondità psicologiche, è sempre saggio escludere cause organiche: squilibri ormonali, effetti collaterali di farmaci, patologie croniche. Anche problemi di salute mentale come depressione, ansia cronica o stress eccessivo possono impattare significativamente sul desiderio. Infine, le dipendenze (alcol, droghe, ma anche pornografia compulsiva) possono alterare profondamente la percezione e la capacità di connettersi intimamente. Un approccio olistico considera tutti questi aspetti.
Oltre la Discrepanza
Superare le discrepanze nel desiderio non significa necessariamente tornare a un "prima" idealizzato, a un'epoca d'oro dove il sesso era facile e spontaneo. Significa piuttosto costruire una nuova forma di intimità, più autentica, più consapevole e, paradossalmente, più profonda.
Questa nuova intimità spesso va oltre il piacere come unica espressione. Si riscopre l'intimità fisica non sessuale: la gioia di un abbraccio prolungato, di una carezza tenera, di un massaggio, della semplice vicinanza dei corpi senza alcuna aspettativa. Si valorizza l'intimità emotiva: la capacità di condividere pensieri e sentimenti profondi, di essere vulnerabili, di sentire l'altro nel profondo della propria anima. Si nutre l'intimità mentale: le conversazioni stimolanti, gli interessi condivisi, il senso dell'umorismo che lega. E per alcuni, anche l'intimità spirituale: una connessione a un livello più profondo di valori, di significato della vita insieme.
È un processo lento, che richiede pazienza da parte di entrambi i partner. Ci saranno momenti di frustrazione, di ricadute, di incomprensione. È fondamentale non scoraggiarsi, non arrendersi al primo ostacolo. Ogni piccolo passo verso una maggiore comprensione, ogni momento di connessione autentica, anche se breve, è un successo da celebrare. Non si tratta di "riparare" qualcosa di rotto, ma di far fiorire qualcosa di nuovo.
In fondo, il desiderio sessuale di una coppia è spesso un fedele specchio della loro vita complessiva: della loro capacità di comunicare, di gestire lo stress, di sostenersi a vicenda, di mantenere la propria individualità pur essendo parte di un "noi". Lavorare sulle discrepanze nel desiderio significa, in un certo senso, lavorare sulla relazione nella sua totalità, promuovendo una crescita e una maturazione che vanno ben oltre la camera da letto.
Per una Connessione Autentica
Le discrepanze nel desiderio sessuale sono una delle sfide più intime e delicate che una coppia possa affrontare. Possono generare silenzio, incomprensioni e un senso profondo di solitudine. Tuttavia, attraverso la lente della psicodinamica, possiamo trasformare questa difficoltà in un'opportunità unica per una profonda esplorazione di sé e dell'altro.
La chiave non è forzare un desiderio che non c'è, né colpevolizzare chi lo sperimenta in modo diverso. La vera soluzione risiede nella curiosità autentica: la volontà di guardare oltre la superficie, di ascoltare i sussurri dell'inconscio, di esplorare le proprie storie e le dinamiche relazionali che modellano la nostra intimità. È un viaggio che richiede coraggio, vulnerabilità e una fiducia reciproca nel processo.
Riscoprire l'armonia non significa necessariamente tornare ai ritmi o alle modalità del passato, ma piuttosto costruire una nuova forma di intimità, più ricca, consapevole e profondamente connessa. Una che celebra la complessità del desiderio umano in tutte le sue sfaccettature e che riconosce che il vero desiderio, in fondo, è sempre un desiderio di connessione autentica. Non è un punto di arrivo, ma un percorso continuo di scoperta e riscoperta, un invito a rimanere curiosi, a rimanere umani, a rimanere innamorati delle infinite sfumature dell'intimità.
Bibliografia
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