alimentazione incontrollata: cause e cura

IL DISTURBO DA ALIMENTAZIONE INCONTROLLATA (Binge Eating Disorder)

Dott.ssa Pamela Rigotti, Psicologa e Psicoterapeuta

 

 

Inquadramento


Il disturbo da alimentazione incontrollata, o Binge Eating Disorder (BED), è un disturbo dell’alimentazione la cui caratteristica principale sono i ricorrenti episodi di abbuffata. Le persone che soffrono di questo disturbo si abbuffano, non usano comportamenti di compenso come nella bulimia nervosa, e tendono a mangiare in eccesso anche al di fuori delle abbuffate. Nella maggior parte dei casi questo porta ad una condizione di sovrappeso o di obesità.

 

Generalmente si riscontra, come negli altri disturbi dell’alimentazione, un’eccessiva importanza attribuita al peso e alle forme corporei, sebbene in un sottogruppo di persone sia presente solo la ricerca del controllo alimentare e l’indice di insoddisfazione corporea sia minore di quella osservata nella bulimia nervosa.

Le persone mostrano difficoltà specifiche nel rapporto con il cibo e con il proprio corpo, tali da compromettere in modo significativo la qualità di vita.

 

 

Come si manifesta il disturbo da alimentazione incontrollata (BED)

Una persona affetta da disturbo da alimentazione incontrollata presenta degli episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata. Gli episodi di alimentazione incontrollata sono delle abbuffate che  presentano tre o più di queste caratteristiche:

mangiare più velocemente del normale;
mangiare fino a quando ci si sente spiacevolmente sazi;
mangiare grandi quantitativi di cibo, anche se non ci si sente fisicamente affamati;
mangiare da soli a causa dell’imbarazzo o vergogna per quanto si sta mangiando;
sentirsi disgustato verso se stesso, depresso o molto in colpa dopo le abbuffate.

L’abbuffata, in questo disturbo, si caratterizza per la presenza contemporanea di questi elementi:

mangiare, in un periodo definito di tempo, ad esempio due ore, un quantitativo di cibo chiaramente più abbondante di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe in un periodo simile di tempo e in circostanze simili;
sensazione di perdita del controllo durante l’episodio, cioè la sensazione di non riuscire a fermarsi o a controllare che cosa e quanto si sta mangiando.
 

Molti di questi pazienti cercano ripetutamente di seguire diete finalizzate alla perdita di peso senza riuscirci, ricavandone una profonda frustrazione. Circa la metà delle persone affette da disturbo da binge-eating soffre anche di depressione.


In genere, il disturbo da binge-eating  interessa soggetti adulti. Al di là del disagio psichico associato, la condizione di obesità che ne deriva, comporta un significativo aumento del rischio cardiometabolico complessivo e tutta una serie di complicanze specifiche (ipertensione, diabete, problemi muscoloscheletrici, alterazioni ormonali, disfunzioni sessuali, difficoltà cardiorespiratorie ecc.).   


Come per l'anoressia e la bulimia, l'origine del disturbo da alimentazione incontrollata è complessa ed in parte legata a una predisposizione genetica, cui si sommano una serie di fattori personali, familiari, sociali e ambientali sfavorevoli.

 

Come capire se si soffre di disturbo da alimentazione incontrollata  (BED)


I sintomi in base ai quali si può capire se si soffre di disturbo di alimentazione incontrollata sono:

abbuffate simili a quelle presenti nella bulimia nervosa, oppure frequenti pasti o spuntini nel corso della giornata, più o meno consistenti, che si susseguono in continuazione;
assenza di vomito provocato volontariamente, motivo per cui le persone che soffrono di BED tendono, con il passare dei mesi e degli anni, ad evolvere verso forme di obesità di grado estremamente variabile;
presenza di un senso di vergogna, anziché di colpa, per il fatto di non riuscire a controllare la propria alimentazione.
La presenza di abbuffate ripetute almeno una volta alla settimana per almeno tre mesi, caratterizzate dall'ingestione compulsiva di grandi quantità di cibo in tempi relativamente brevi e a prescindere da una reale sensazione di fame, nonchè l'impossibilità di seguire diete ipocaloriche, nonostante il desiderio di perdere peso sono chiari segnali che la persona soffre di questo disturbo alimentare. Come nel caso della bulimia, le abbuffate vengono effettuate in solitudine, sono associate alla sensazione di perdita di controllo sulle quantità di cibo assunto e terminano soltanto in seguito a una sensazione di pienezza eccessiva e sgradevole. Mancando il comportamento compensatorio, inoltre, le abbuffate sono immediatamente seguite da malessere fisico e psicologico, con forte senso di frustrazione, disgusto verso se stessi e riduzione dell'autostima. La diagnosi è rafforzata dall'evidenza di sintomi depressivi.

La probabilità di soffrire di questo disturbo pare aumentare con l’aumentare della gravità dell’obesità dell’individuo.

Trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata (BED)

Per assicurare al paziente buone probabilità di ottenere un recupero efficace, sicuro e duraturo è essenziale prevedere un APPROCCIO MULTIDISCLIPLINARE, basato sul coinvolgimento coordinato di medici internisti, dietisti e psicoterapeuti. Concentrarsi solo sulla riduzione del peso invece di focalizzarsi sulla risoluzione del disturbo dell’alimentazione e utilizzare interventi nutrizionali trascurando l’importanza della psicoterapia è un errore, perché l’attenzione si concentra sugli effetti invece che sulla causa del problema e le ricadute in questo caso non sono infrequenti.

L'approccio psicoterapico che sembra dare i migliori risultati a lungo termine è la TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE, indirizzata a ridefinire il rapporto con il cibo e a fornire al paziente gli strumenti per reagire in modo favorevole a stimoli negativi che si possono comunemente incontrare nella vita quotidiana e che rappresentano il principale fattore scatenante le abbuffate. La terapia cognitivo-comportamentale mira a modificare nel paziente l’idea che il peso e le forme corporee costituiscano l’unico o il principale fattore in base al quale stimare il proprio valore personale.

Lo scopo è quello di aiutare la persona a imparare a gestire il proprio sintomo, a sostituirlo con comportamenti più adeguati e soddisfacenti, e a identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono il mantenimento della patologia alimentare.

L'intervento si dirige quindi su due livelli: quello dietetico/nutrizionale, che mira a stabilire un comportamento alimentare regolare, e quello psicologico, finalizzato a condurre il paziente verso una ripresa del potere di scelta sulla propria vita, a sostenerlo nell'espressione dei propri vissuti e nella gestione dell'emotività.

I soggetti in sovrappeso o obesi, in particolare le donne, sono ripetutamente sottoposti alla discriminazione e allo scherno degli altri; è infatti opinione diffusa, purtroppo anche tra i medici, che le persone diventino obese soprattutto perché sono golose o perché hanno scarsa forza di volontà. Ma non è così. Uno degli obiettivi in questo ambito è quello di aiutare il paziente a superare i sentimenti di vergogna e la sofferenza per le discriminazioni vissute.

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