Ti è mai capitato di trovarti, ancora e ancora, in un tango relazionale che conosci fin troppo bene? Magari con partner che ti abbandonano, o con amici che, nonostante le promesse iniziali, si rivelano sempre poco presenti? A volte può non essere un caso, né una sfortunata coincidenza. A volte, queste dinamiche disfunzionali, sono il riflesso di melodie interiori e passi imparati nel passato, in un tempo lontano da non ricordarne l'inizio. A volte sono passi difficili da riconoscere nella loro ciclicità. A volte è difficile mettere a fuoco queste dinamiche ripetitive e riconoscere quanto di nostro ci sia in questo tango.
Le nostre prime relazioni, quelle familiari in primis, fungono da vero e proprio libretto d'istruzioni per il modo in cui ci aspettiamo che l'amore e l'amicizia debbano essere. Inconsapevolmente, tendiamo a replicare questi schemi del passato, cercando, o addirittura provocando, situazioni che ci riportino a quelle sensazioni familiari, anche se dolorose.
Rintracciare le orme nascoste:
Ma come si fa a riconoscere queste coazioni a ripetere? Non è affatto semplice. Immagina di essere immerso in una fitta nebbia: fatichi a vedere le tue stesse mani, figuriamoci il percorso che hai appena fatto. Allo stesso modo, quando siamo emotivamente coinvolti in una relazione, la nostra percezione è spesso distorta. Il punto cieco è lì, e non riusciamo a scorgerlo da soli. Ed è qui che lo sguardo esterno diventa un faro prezioso. Un amico fidato, un familiare obiettivo, o, più spesso, un professionista della salute mentale, possono aiutarti a tracciare la mappa di queste ripetizioni. Possono indicarti le costellazioni di relazioni che, pur avendo volti diversi, recitano la stessa, identica, trama.
Prendiamo l'esempio di chi si ritrova sempre a frequentare persone che abbandonano. Potrebbe essere un riflesso di un'antica ferita, di uno schema che, nonostante sia fonte di sofferenza, tendiamo a rievocare. Un genitore assente o a un amico che se n'è andato senza spiegazioni. O, al contrario, potresti essere tu stesso quello che, di fronte a un'intimità profonda o a un impegno che ti spaventa, sente l'irrefrenabile necessità di fuggire via. Questo non è un giudizio, ma un invito a comprendere.
O magari, le tue amicizie sono costantemente popolate da persone poco disponibili, poco supportanti. Il primo istinto potrebbe essere quello di lamentarsi della sfortuna. Ma se lo schema si ripete, la domanda da porsi è: "Cosa metto io in questa dinamica?" In che modo, magari in maniera inconscia, favorisco queste relazioni o seleziono persone con tratti specifici che, inevitabilmente, attiveranno queste questioni irrisolte? Forse, nel profondo, non crediamo di meritare un supporto incondizionato, o forse abbiamo imparato che l'amore si guadagna con la fatica e la solitudine.
Non basta la ragione: Oltre il "So di sapere"
E qui arriva la parte più delicata e, a volte, frustrante. Arrivare a comprendere razionalmente questi schemi, a mettere a fuoco le ripetizioni e i modelli comportamentali, non è sempre sufficiente per annullarli. "So di sapere" non equivale a "So cambiare". È come sapere che una nota stonata rovina una melodia, ma non riuscire comunque a suonare quella giusta. La ragione illumina la strada, ma per percorrerla davvero, per sciogliere i nodi più antichi e profondi che tengono in ostaggio le nostre relazioni, è necessario un lavoro più profondo e trasformativo.
Questo non è un percorso che si fa da soli, armati solo di buona volontà. Spesso, un percorso terapeutico offre lo spazio sicuro e gli strumenti adeguati per addentrarsi in queste dinamiche complesse. È un viaggio che permette di rintracciare l'origine di quelle melodie distorte, di riscriverne la partitura e, finalmente, di imparare nuovi passi per danzare relazioni più sane, autentiche e appaganti. È un atto di coraggio e di profondo amore verso se stessi, un investimento nel futuro della propria felicità relazionale.
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