"Non riesco a togliermelo/a dalla testa": quando una relazione finita non finisce davvero

Nell'articolo precedente, abbiamo esplorato come la fine di una relazione sentimentale possa configurarsi come un vero e proprio lutto, attivando processi emotivi e psicologici profondi. Abbiamo anche accennato a come alcune situazioni, come le relazioni caratterizzate da dipendenza affettiva, possano rendere questo lutto particolarmente complicato. Oggi approfondiamo proprio questo aspetto, focalizzandoci su quella sensazione persistente e logorante riassunta nella frase: "Non riesco a togliermelo/a dalla testa".

Il pensiero ossessivo: più che semplice nostalgia

Dopo una rottura, è normale pensare all'ex partner, provare nostalgia o rivivere ricordi. Tuttavia, quando questi pensieri diventano ossessivi, intrusivi e pervasivi, al punto da dominare la nostra mente e interferire con la vita quotidiana, potremmo trovarci di fronte a una dinamica legata alla dipendenza affettiva.

Non si tratta solo di "amare troppo", ma di un modello relazionale in cui la propria autostima, il proprio senso di identità e persino la propria sicurezza emotiva dipendono in modo eccessivo dalla presenza e dall'approvazione dell'altro. La fine della relazione, in questo contesto, non è solo la perdita di un amore, ma una minaccia percepita alla propria stessa esistenza e integrità.

Perché è così difficile "staccare la spina"?

Diversi fattori contribuiscono a rendere quasi impossibile smettere di pensare all'ex partner in un contesto di dipendenza affettiva:

  1. Attaccamento e biochimica: Il cervello, abituato alla presenza costante (anche se magari instabile) della figura di attaccamento, continua a cercarla. La rottura innesca una sorta di "astinenza" simile a quella delle dipendenze da sostanze, con cicli di desiderio intenso (pensieri ossessivi, ricerca di contatto) e profonda sofferenza. Il sistema della dopamina, coinvolto nella ricompensa, può essere disregolato.
  2. Vuoto interiore: Spesso, nella dipendenza affettiva, l'altro viene inconsapevolmente usato per "riempire" un vuoto emotivo preesistente, legato a esperienze passate o a una bassa autostima. La sua assenza rende questo vuoto ancora più doloroso e spaventoso.
  3. Idealizzazione post-rottura: La mente tende a filtrare i ricordi, enfatizzando i momenti positivi (anche se rari) e minimizzando o dimenticando quelli negativi, le sofferenze e le incompatibilità. Questo crea un'immagine irrealistica e idealizzata dell'ex e della relazione perduta.
  4. Paura della solitudine e dell'ignoto: L'idea di dover affrontare la vita da soli, di ricostruire una routine e un futuro senza l'altro, può essere terrificante per chi ha basato gran parte della propria esistenza sulla relazione.
  5. Identità fusa: La dipendenza affettiva porta spesso a una fusione dell'identità con quella del partner ("noi" al posto di "io"). Dopo la rottura, ci si può sentire persi, senza sapere chi si è veramente al di fuori di quel legame.
  6. Rimuginio come tentativo di controllo: Il pensiero ossessivo può essere un tentativo (disfunzionale) di capire cosa è andato storto, di trovare un "colpevole", o di immaginare scenari alternativi in cui la relazione non finisce. È un modo per cercare di mantenere un controllo mentale su una situazione che è sfuggita di mano.

Strategie per liberare la mente e ritrovare sé stessi


Per uscire da questo circolo vizioso di pensieri, il primo passo è ammettere la difficoltà e accogliere il dolore senza giudicarsi. È poi fondamentale, se possibile, interrompere ogni contatto con l'ex partner ("No Contact") per rompere il legame che alimenta l'ossessione. Imparare a gestire i pensieri insistenti è altrettanto importante: tecniche come la Mindfulness aiutano a osservarli senza farsi travolgere e a tornare al presente. Invece di rimuginare, è utile reinvestire tempo ed energia in attività piacevoli o costruttive: hobby, passioni, cura di sé. Questo aiuta anche a ricostruire la propria autostima e a riscoprire chi si è al di fuori della relazione, chiedendosi cosa si desidera davvero per sé. Per evitare di idealizzare il passato, può essere utile ricordare realisticamente perché la storia è finita, anche scrivendo i motivi. Circondarsi di amici capaci di ascolto e sostegno vero, senza fretta di dare soluzioni, è prezioso. Infine, non bisogna esitare a chiedere un supporto psicologico: un aiuto professionale può essere determinante per capire le cause profonde di questa fatica e per trovare strategie efficaci a ritrovare il proprio equilibrio e costruire relazioni future più sane.

Un percorso verso la libertà emotiva

Liberarsi dalla morsa dei pensieri ossessivi legati alla dipendenza affettiva è un percorso impegnativo, che richiede pazienza, autocompassione e supporto. Non si tratta di dimenticare l'ex partner, ma di ricollocarlo in uno spazio mentale che non impedisca di vivere pienamente il presente e di costruire un futuro basato sulla propria autonomia e su relazioni più equilibrate. È un cammino di ritorno a sé stessi, un'opportunità per guarire ferite antiche e riscoprire la propria capacità di stare bene, prima di tutto, con sé stessi.

Se ti riconosci in queste dinamiche e senti di aver bisogno di un supporto per affrontare questo difficile processo, non esitare a contattarmi.

Per una consulenza gratuita o per maggiori informazioni, sono disponibile ai contatti in evidenza o al link in bio: https://linktr.ee/dottgiampaolo

Il Dott. Francesco Giampaolo è psicologo iscritto all'Albo degli Psicologi del Lazio (n° 30933). Riceve a Roma e online, adolescenti ed adulti, fornendo supporto a chi affronta ansia, stress, disregolazione emotiva, processi di elaborazione del lutto, dipendenza affettiva e altro.

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento