La sindrome di Peter Pan nelle donne

 

Peter: “ Come ti chiami?”

Wendy( palesemente soddisfatta): “ Wendy Moira Angela Darling. E Tu?

Peter: (trovandolo deplorevolmente breve): “ Peter Pan”

Wendy:  “Tutto qui?”

Peter(mordicchiandosi il labbro): “Si”

Wendy(educatamente): “ mi dispiace davvero”.

Peter: “Non fa nulla.”

Wendy: “Dove abiti?”

Peter: “ Seconda a destra e poi sempre dritto fino al mattino”

Wendy: “ Che buffo indirizzo!”

Peter: “ No che non lo è.”

Wendy: “ Volevo dire, è così che lo scrivono sulle lettere?”

Peter: “Non ricevo lettere.”

Wendy: “ Ma, la tua mamma ne riceve di lettere?

Peter: “ Non ho una mamma.”

Wendy: “Peter!

 

E’ capitato forse ad ognuno di noi, di aver conosciuto una persona, che proprio non riusciva a trovare la giusta strada per poter attuare il processo di crescita completo e maturo ed andava quindi a rinfoltire la legione dei bambini smarriti, dell’Isola che non c’è, dal famoso romanzo di  J. M.Berrie.

Se la loro permanenza in questo esercito si prolunga, il loro comportamento diviene bizzarro si divertono con fate e folletti, mangiano erbe spontanee e soprattutto scappano a gambe levate, da qualsiasi responsabilità, che rientri nella sfera del mondo adulto. La sindrome di Peter Pan (SPP), mette le sue radici, nella prima infanzia, intorno ai 12 anni fino ai 18 anni, cioè in ragazzi che devono fare a meno della ricerca dell’eterna giovinezza. Userò la terminologia coniata dallo psicologo americano Dan Kiley, che ha descritto in modo approfondito nel suo libro “ Gli uomini che hanno paura di crescere, la sindrome di Peter Pan.

 

 

La sindrome di Peter Pan.

 Diciamo che la tipologia familiare, in cui è più facile, che nasca questa patologia, è una famiglia nella quale regna una certa permissività, facilitata da decenni di sistemi pedagogici, nei quali veniva incoraggiata la mancanza di autorità e punizione, così come la mancanza di limiti agli spazi, in cui veniva cresciuto il bambino. Se al bambino, non vengono date regole, crederà, che nel suo caso, non verranno date mai. Il clima famigliare è pervaso dall’ansia, che tende a mascherare i conflitti esistenti tra i coniugi, che riguardano principalmente, un certo squilibrio, nella proporzione del rapporto tra attività lavorativa e tempo libero, una scarsa autodisciplina ed infine un capovolgimento dei ruoli e dei valori tradizionali. Il padre, indossa la maschera del duro e si rapporta al figlio quando lo vede giù di morale con frasi “Su, dai non stare li a piangerti addosso, o altre frasi simili, ma quello, che arriva al figlio è un falso interessamento, che lo fa sentire ancora più solo.

La mamma invece vorrebbe saper soffrire in silenzio, ma non ci riesce. Anzi. Si veste del suo martirio, come un emblema di guerra, ed ostenta la sua soddisfazione davanti alla prospettiva di sacrificare la sua vita per i figli, non ho mai desiderato niente per me, l’unica cosa che voglio è la vostra felicità” Il figlio recepisce, la sua condizione di isolamento e la sua sofferenza, e sarebbe tentato di biasimare il padre per questo, ma non lo fa, dal momento, che ne desidera l’affetto.

Si baratta, il tempo non goduto insieme, con privilegi economici, senza aver fatto niente per meritarli. Quello che ne consegue, da parte del figlio, è un gran senso di solitudine, con la grande necessità di appartenere ad un gruppo, pena il panico, che lo farà diventare, facile preda di profittatori, che con abili giochi propagandistici, gli promettono l’appartenenza ad un gruppo, basta uniformarsi a  quello, che gli altri fanno.  Da qui parte, una sorta di fragilità nei confronti dei pari, che li farà voler essere parte di un gruppo, a qualunque prezzo.

Da questo, molte volte consegue, il dover reprimere i tratti più femminili per i maschi e esacerbare quelli maschili per le femmine. Ma poi varcata la soglia da una arte o l’altra, gli sarà difficile rientrare nel ruolo sessuale tradizionale, perché potrebbero farlo solo, con l’appoggio di una famiglia solida alle spalle. Quindi, varcata quella soglia, verranno etichettati o “maschiacci” o “femminucce”.

Altre due caratteristiche importanti di questa sindrome, sono il pensiero magico e la procrastinazione.

 

Rimandare continuamente le cose, fino a quando non si è assolutamente costretti a farle, porterà, nell’età adulta, a cercare di fare continuamente qualcosa, con l’assoluta incapacità di rilassarsi, per compensare il senso di colpa maturato, per questa necessità di procrastinare tutto.

 

 Potere magico del pensiero. “Se non penso a quella cosa, scomparirà da sola”, “se penso che diventerà diversa, allora, diventerà diversa”.

Questo tipo di pensiero, diventa comodo, per non prendersi mai veramente la responsabilità delle sue azioni, per proiettare sugli altri, le proprie mancanze.

 

 

La Donna Wendy.

 

L’educazione, che ci viene impartita fin da piccoli,   influenzerà, in modo profondo, il modo in cui noi ameremo e ci faremo riamare. La dipendenza affettiva, quando trova le giuste premesse, comincia a mettere dentro radici profonde, che faranno crescere, una pianta dai molteplici rami intrecciati, che piano piano, imbrigliano e soffocano. Colui che potrà diventare un dipendente affettivo, o una dipendente affettiva, può essere stato vittima di un’educazione, che ha premiato il suo lato più fragile e debole. Viene premiato per l’annullamento dei suoi più profondi desideri a scapito dell’ubbidienza cieca. In fondo, il messaggio inconscio che passa ‘ ti amo, se sei docile e fai quello che ti dico. Piano piano, il bambino/a incamera questo sentire, cerca di annullare e sopprimere la sua vera natura, per confermarsi, il più possibile, al volere morale dominante. Sarà un bambino/a docile, quasi trasparente, che cerca, il meno possibile, di creare problemi, alle sue figure di accudimento. Crescendo imparerà a fare quello che gli viene chiesto, sperando in questo modo di barattare amore al posto della propria individualità. Cercherà senza rendersene conto figure, che in qualche modo appaghino continuamente questo bisogno.

Da grande può tramutarsi in un uomo con una fredda corazza, che maschera questo lato fragile, che cercherà per gran parte della sua vita, di essere colmato. Chi meglio di una donna Wendy, una donna, in cui predomina il lato materno, può appagare un uomo, che è’ il figlio della Grande Madre, che appena si allontana dal suo grembo, cade preda della nostalgia e tende a farvi ritorno, per poi di nuovo allontanarsene, senza mai smettere di volgersi nuovamente e nostalgicamente indietro. E’ il rapporto con la madre, la Grande Madre castrante e incestuosa, che lo intrappola e lo tiene legato con un filo apparentemente invisibile, ma resistentissimo, che gli impedisce di staccarsi da lei e di consegnarsi al mondo. L’immagine della donna assolutamente perfetta, pronta a concedere tutto all’uomo…una dea madre.” (Von Franz, op. cit.). Quindi quando incontra la sua Wendy, soffre di grandi gelosie, ma in genere le supera, scatenando in lei, sentimenti di comprensione materna. Una donna sicura di sé e indipendente lo fa arrabbiare, producendogli alle volte dei veri e propri accessi d’ira. Non riesce a trattare la donna su un piano di parità, per questo motivo, può avere solo un rapporto di prevaricazione.  In fondo anche Barrie, ci suggerisce che l’alter ego di Peter sia un pirata.

 

Quello che lui vuole è una donna che dipende da lui, nel senso che la donna, che si accompagna  all’uomo Peter Pan, trova una sua ragion d’essere e lui, la fa  sentire importante ed indispensabile, facendole provare una falsa sensazione di forza, compensando quel senso di vuoto, che l’ha sempre accompagnata. Sul lato sessuale è un rapporto privo di fantasia, ritualistico e per giunta molto rapido.

 

Wendy balza giù dal letto per correre a stringere tra le braccia Peter, ma lui si scosta; pur senza sapere la ragione, lui sa che deve scostarsi. Nella commedia, Peter non viene mai toccato da nessuno.

 

Se poi la cultura dominante ha facilitato nella donna l’immagine di:

(…) Un insieme di atteggiamenti e di paure, per lo più repressi, che mantiene le donne in una sorta di penombra e impedisce loro di usare fino in fondo mente e creatività. Come Cenerentola, le donne oggi sono in attesa che qualcosa proveniente dall’esterno trasformi la loro esistenza.

 

Molte donne tengono lontane queste paure, rifugiandosi in un ruolo materno (quello di Wendy), nella speranza di sentirsi in qualche modo rassicurate, in una situazione, in cui l’altro ha bisogno di loro.

Il patto, vittima-soccorritore, funziona. Dall’esterno la donna sembra la più debole, ma all’interno del rapporto è tutto il contrario.

 

 

La Donna Campanellino.

L’altro tipo di donna, che viene attratta da Peter, è la donna Campanellino, che fondamentalmente è una donna, che dal rapporto, vuole spontaneità, crescita e una comune capacità di adattamento. Viene affascinata dal lato  Puer, di quest’uomo. Il grande potere dell’amore è rendere conscio, ciò che ci appartiene, ma non ha ancora preso una forma cosciente, è il nostro divenire, cioè una potenza che determina il destino dall’inconscio. Junghianamente parlando, ci fa entrare in contatto con la parte contrapposta, che risiede in noi, L’anima per l’uomo e l’animus per la donna.

 Nel momento iniziale dell'innamoramento, quello che ci intriga maggiormente, é il fatto che l'altro racchiude in sé, grandi potenzialità per entrambi. É la scoperta di noi, del nostro divenire e di un nuovo mondo. Innamorandosi, il nostro animo, si é acceso di speranza, per le nuove potenzialità. Quando ci innamoriamo di un uomo in cui alberga l’archetipo del Puer, può dunque corrispondere ad un nostro anelito vitale , a quel tratto mercuriale dell’andare, del cercare nuove vie e nuove soluzioni, del non fermarsi mai, del rinnovarsi di continuo. In sostanza sono le nostre proiezioni, che ci fanno innamorare dell’altro. La figura del Puer è la visione della nostra natura prima, la nostra primordiale Ombra d’oro, la nostra affinità con la bellezza, la nostra essenza angelica come messaggera del divino,” (ib.), perché “[...] Il Puer offre un contatto diretto con lo spirito [...] non è destinato a camminare, ma a volare.” (ib.) il Puer non appartiene alla terra […]”  La velocità e la fretta gli fanno perdere il tempo presente; non conosce né l’attesa né la pazienza e di fronte alle difficoltà tende a rinunciare facilmente. (Hillman). Se, quest’uomo, che l’ha fatta innamorare, però non tiene fede, alla sua capacità di rinnovarsi ed evolvere appunto, arrivando a contatto, con forze trascendenti, allora chiuderà la relazione, piena di delusione ed amarezza, a differenza con la donna Wendy, che spera sempre in un suo cambiamento.

 

Buona Vita!

 

 

 

Bibliografia

  • Francesco Alberoni. Sesso e Amore RCS Edizioni
  •  Dan Kiley Gli Uomini che hanno paura di crescere. La sindrome di Peter Pan. Rizzoli
  •  Colette Dowling Il complesso di Cenerentola. Longanesi Milano
  •  James Hillman  Puer Aeternus. Adelphi Edizioni.

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