Sarà capitato anche a te o a qualcuno vicino: la sensazione di essere in un posto sbagliato, con un lavoro che non appaga più, o che forse non ha mai appagato. Ma invece di agire, si resta fermi. Magari per anni.
Cambiare lavoro, riorientarsi, decidere che direzione dare alla propria carriera: tutto questo non è solo una questione di CV o competenze. È soprattutto una questione psicologica.
Chi si occupa di orientamento professionale con approccio psicologico sa bene che, dietro a ogni curriculum non inviato, a ogni opportunità lasciata andare, spesso ci sono insicurezze profonde, paure invisibili e convinzioni bloccanti. E ignorare questi aspetti significa girare in tondo.
Non è solo un cambio di lavoro, è un cambio di pelle
Ci piace raccontarci che basta “aggiornare LinkedIn” o “mandare un po’ di curriculum” per trovare un nuovo lavoro. In parte è vero, ma solo se sai dove andare. E soprattutto, se dentro di te hai fatto ordine.
Molte persone, infatti, si ritrovano a ripetere sempre lo stesso schema: cambiano posto, ma non cambiano posizione. Passano da un’azienda all’altra, ma si portano dietro lo stesso malessere. Perché?
Perché non hanno mai davvero capito chi sono, cosa vogliono e cosa le frena.
Il valore di un percorso con uno psicologo orientatore
Un percorso di orientamento professionale fatto con un professionista non è un “servizio per chi è perso”, ma uno spazio per fare chiarezza. Serve per mettere in fila esperienze, emozioni, desideri, obiettivi e soprattutto ostacoli interni.
Lo psicologo non ti dice cosa fare. Ti aiuta a vedere perché non lo stai facendo.
Lavoriamo su convinzioni profonde: "Non sono abbastanza bravo", "Ho sbagliato tutto", "Non posso permettermi di cambiare", "Ho troppa paura di fallire". Frasi che suonano razionali, ma sono zeppe di emozioni non elaborate, esperienze passate e automatismi interiori.
Quando queste convinzioni vengono viste, messe in discussione e rielaborate, si libera una nuova energia. Ed è lì che le scelte vere diventano possibili.
Due storie vere: Giovanni e Alessia
Giovanni ha 43 anni, lavora da sempre nella stessa azienda. È bravo, stimato, ma da anni sente che quello che fa non ha più senso per lui. Voleva cambiare, ma rimandava. Ogni volta che ci pensava, lo prendeva l’ansia: “A quest’età? Con un mutuo? E se poi non trovo niente?”.
È arrivato in consulenza dopo l’ennesima notte insonne.
Con lui abbiamo lavorato sulla paura del giudizio, sul bisogno di sicurezza e sullo schema familiare che gli aveva insegnato a “non rischiare mai”. Abbiamo anche ricostruito le sue competenze e identificato ambiti professionali alternativi che potevano valorizzarle.
Alla fine non ha lasciato il lavoro, ma ha ottenuto un cambio di ruolo interno che lo ha riacceso. La differenza? Ha iniziato a parlarne apertamente con i suoi superiori, senza più vergognarsi del suo desiderio di cambiare. E lo ha fatto con una nuova consapevolezza.
Alessia, invece, aveva 29 anni e zero idea di cosa volesse fare nella vita. Laureata, con un buon lavoro da project manager, ma infelice. Aveva cambiato due aziende in tre anni, ma ovunque si sentiva fuori posto. “Forse sono io il problema”, mi ha detto al primo incontro.
Con lei abbiamo lavorato sull’identità professionale e sull’autoefficacia. Il suo blocco? Un costante confronto con gli altri e l’idea di dover sempre dimostrare di valere qualcosa.
Dopo alcune settimane, è emerso il desiderio — mai detto ad alta voce — di lavorare nell’ambito educativo. Ha fatto un corso di formazione, iniziato uno stage e, nel giro di un anno, è entrata in un’organizzazione no profit. Guadagna un po’ meno, sì. Ma finalmente non vive più con il senso di vuoto ogni mattina.
Strategia: come funziona un percorso di orientamento psicologico
Ogni persona è diversa, ma ci sono alcune tappe fondamentali che attraversiamo in quasi tutti i percorsi:
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Mappatura della situazione attuale
Dove sei, cosa fai, come ci sei arrivato. Senza giudizi, solo fotografia realistica. -
Esplorazione dei blocchi
Cosa ti impedisce di cambiare? Paure, convinzioni, traumi? Si lavora per identificarli. -
Ricostruzione dell’identità professionale
Competenze, valori, interessi, desideri. Si rimette a fuoco il “chi sei davvero”. -
Definizione degli obiettivi
Non obiettivi standard, ma quelli coerenti con la tua storia e la tua direzione. -
Piano d’azione concreto
Piccoli passi, realistici, graduali. Nessun salto nel vuoto, ma un percorso tracciato. -
Supporto emotivo e motivazionale
Perché anche i passi giusti fanno paura. Ma con qualcuno accanto, è tutto più gestibile.
Il cambio lavoro è anche un cambio interiore
Cambiare lavoro, scegliere una nuova strada, reinventarsi non è solo un’operazione esterna. È un processo che coinvolge l’identità, l’autostima, il passato e il futuro.
Ecco perché farlo da soli è difficile. E perché non serve solo un career coach, ma uno psicologo in grado di comprendere le sfumature emotive, i nodi personali, i meccanismi inconsci.
A volte bastano pochi incontri per sbloccare qualcosa. Altre volte serve un lavoro più profondo. Ma il punto è: non restare bloccato nella confusione per mesi o anni. Chiedere aiuto non è segno di debolezza, è il primo vero atto di scelta.
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