Strategie di pace in classe: un antidoto al rancore e al risentimento

STRATEGIE DI PACE IN CLASSE: UN ANTIDOTO AL RANCORE E AL RISENTIMENTO

 

La costruzione di rapporti di pace rappresenta il rovescio della medaglia della scottante problematica del bullismo, che come una macchia d’olio sta allargandosi e contagiando in misura esponenziale le realtà scolastiche di ogni ordine e grado.

La  mia personale esperienza in qualità di referente di uno Sportello psicopedagogico  di ascolto a scuola, ha maturato  l’importanza della prevenzione, indispensabile da mettere in atto sin dalla scuola dell’infanzia, insegnando ai discenti strategie di chiarimento e di pace .

Vorrei condividere tra queste righe una delle attività che propongo entrando in una classe prima della scuola secondaria di primo grado, centrando il focus dell’attenzione  sul concetto di pace.

Come primo step domando agli alunni di individuare le caratteristiche, gli atteggiamenti ed i comportamenti che connotano una relazione pacifica tra pari.

Questa prima fase si può realizzare attraverso diverse modalità:

·        Individualmente

·        In piccolo gruppo

·        In coppia

·        Tramite la tecnica dello brainstorming in modo che tutto il gruppo classe si esprima  ed un volontario riporti le riflessioni sulla lavagna.

 

Questa  fase iniziale ha la funzione di riscaldare i presenti sensibilizzandoli alla  tematica della pace e potrebbe occupare anche due ore in quanto è essenziale che  si conceda il tempo adeguato  per commentare i contenuti emersi, e  si lasci la possibilità ai ragazzi, qualora ne esprimessero il desiderio, di riportare un episodio, un ricordo, un frammento di vissuto quotidiano, conservato  fino a quel momento in un cassetto della memoria ben sigillato.

Il concetto di pace evoca componenti importanti, quali il rispetto della diversità, la comprensione, l’assenza di giudizio, il perdono, il chiarimento, la denuncia della verità.

La seconda parte dell'attività è incentrata sulla condivisione del proprio vissuto: i ragazzi iniziano a comunicare  sulla scia delle precedenti riflessioni  emerse.

Parlare di pace infatti significa a volte denunciare episodi mai risolti, incomprensioni non chiarite o scoprire fraintendimenti frutto di pettegolezzi  cui si è dato credito scambiandoli per verità assolute. Nel lavorare con diversi gruppi classe ho potuto sperimentare quanto in questi contesti sia importante la dimensione del chiarimento per dissolvere equivoci, pregiudizi, malintesi o rancori che i ragazzi  trascinano come pesanti zavorre. Gli scenari che si  spalancano sono veramente infiniti: pertanto è indispensabile che il conduttore sappia gestire con attenta regia i vissuti che affiorano.

Se, durante questa condivisione, un alunno denuncia un episodio di incomprensione o “presa in giro” da parte di un compagno presente all'incontro, chiedo se  entrambi i protagonisti della vicenda abbiano intenzione di risolvere la questione chiarendosi.

Nella maggior parte dei casi i ragazzi esprimono una ferma volontà di volere un chiarimento per  dissolvere le ombre che da tempo non consentono più di guardarsi con occhi scevri da giudizio o rancore.

Quindi chiedo agli attori in gioco se desiderano parlarsi appartandosi per qualche minuto, comunicando a turno la propria verità e il  proprio  vissuto e disagio riguardo alla questione irrisolta.

L’unica condizione da rispettare da entrambe le parti è la denuncia della verità e l’assenza di giudizio nei confronti del partner.

 Il gruppo classe e l’insegnante presente garantiscono ai contendenti l’astensione da qualsiasi tipo di domanda, interrogatorio, curiosità riguardo a ciò che i ragazzi si diranno. Questo aspetto è fondamentale, in quanto la garanzia del rispetto assoluto della privacy permette ad entrambi i protagonisti di esternare e chiarire aspetti e particolari delicati che non desiderano esplicitare dinanzi ai compagni.

A questo punto, i ragazzi sono invitati ad uscire dalla classe per qualche minuto, in modo da avere l’opportunità di parlarsi in assenza di testimoni. È opportuno lasciare la porta dell’aula semiaperta in modo da monitorare a distanza la vicenda,  oppure, nel caso vi sia un insegnante di sostegno presente, lo si può invitare ad uscire dall’aula semplicemente come garante della sicurezza, osservando a debita distanza ma senza ascoltare.

E` molto interessante osservare e rilevare la serietà e l’impegno con i quali i ragazzi affrontano l’esperienza del chiarimento: i volti con cui rientrano in aula dopo pochi minuti sono la cartina tornasole di un nodo che si è sciolto,  un amico ritrovato e, soprattutto, di un peso di cui si sono liberati.

L'unico aspetto che esploro quando i ragazzi tornano al loro posto, è se abbiano chiarito completamente o persistano ombre residue, e come si sentano al termine dell’esperienza. l più delle volte un processo a catena: una volta rotto il ghiaccio altre mani si alzano chiedendo  di poter uscire per chiarirsi e ritrovare un nuovo equilibrio e una tranquillità perduta. E` un’esperienza veramente toccante poter sperimentare come i ragazzi messi nelle giuste condizioni e con gli strumenti adeguati siano in grado di riconciliarsi tra loro dissolvendo incomprensioni e rancori anche di vecchia data.

Per i docenti presenti tale strategia, se bene utilizzata, diventa un ottimo metodo per sganciarsi e svincolarsi dallo scomodo ruolo di imparziale giudice delle situazioni conflittuali emergenti. Il più delle volte infatti, responsabilizzati e messi nelle condizione di confrontarsi riponendo fiducia nella loro capacità di trasparenza, onestà  ed autenticità, gli studenti  dimostrano maturità, profondità e rispetto dell’altro, stupendo gli astanti.

 Le insegnanti che hanno adottato e fatta propria la modalità appena suggerita nel gestire rapporti di litigio o di incomprensione tra pari, rilevano che il gruppo classe collabora molto meglio ed il clima relazionale migliora notevolmente, sviluppando senso di responsabilità, autonomia e capacità di gestire le emozioni in modo efficace.

Concludo riportando alcune tra le più significative  restituzioni che gli studenti hanno espresso al termine degli incontri:

·        Chiarendomi  ho capito gli errori che ho fatto nei confronti dei miei amici, anche se non volevo ferirli.

·        Mi ha fatto piacere poter parlare di qualcosa che mi portavo dentro da tanto tempo e non avevo il coraggio di tirare fuori.

·        Il rispetto della privacy è la cosa che ho apprezzato di più: non avrei mai potuto parlare e chiarirmi davanti alla classe.

·        Ho capito quanto una parola può essere un’offesa ed una ferita per qualcuno, e  generare indifferenza in qualcun altro.

·        Secondo me talvolta le parole feriscono più delle mani: dovremmo ricordarcelo!

 

 

commenta questa pubblicazione

Sii il primo a commentare questo articolo...

Clicca qui per inserire un commento