Come cambia il ruolo dello psicologo in ambito scolastico

Attualmente lo psicologo nel contesto scolastico è la figura che gestisce lo Sportello d’Ascolto o attua interventi di orientamento scolastico in occasione della scelta della scuola di grado superiore. Lo psicologo a scuola interviene quando si verifica un problema, su richiesta di uno studente o di un genitore, o in seguito ad una segnalazione degli insegnanti.

La psicologia scolastica promuove una visionenuova e più ampia della figura dello psicologo, che svolge azioni mirate ad incidere sul benessere e sulle competenze di studenti ed insegnanti, per il miglioramento e il potenziamento di modelli educativi e didattici efficaci.
Questa visione richiede all’istituzione scolastica di andare oltre la figura dello psicologo nel punto d’ascolto per integrarlo all’interno del corpo docente e favorire azioni in rete che promuovano una partecipazione attiva dello studente nei processi di apprendimento.

Il vero apprendimento avviene quando lo studente non percepisce le azioni educative come calate dall’alto, ma ne diventa protagonista assumendo un ruolo attivo dal quale derivano diritti e doveri di cui è consapevole.

Gli interventi dello psicologo in ambito scolastico sono infatti rivolti a sostenere la motivazione allo studio, favorire modelli educativi “centrati sullo studente”, creare un clima scolastico in cui i ragazzi si sentano liberi di dialogare, scambiarsi il proprio punto di vista senza preoccuparsi del giudizio o dell’errore, dove ciascuno si senta valorizzato, con importanti ricadute sull’autostima e sul senso di competenza.

La dimensione psichica che viene chiamata in causa da questi interventi è la “motivazione intrinseca” degli studenti, la possibilità di vedere che il proprio contributo ha un valore, un peso all’interno del processo di apprendimento.
Nel realizzare queste azioni lo psicologo nel contesto scolastico deve fare squadra con il docente, che è invitato a modificare il suo ruolo cedendo parte del proprio controllo agli studenti, per renderli più autonomi e consapevoli di se stessi e del ruolo che devono assumere nelle attività scolastiche.

Anche il ruolo delle famiglie del 21esimo secolo si è profondamente modificato: esse si aspettano e pretendono un ruolo più attivo nel percorso di apprendimento dei propri figli. Sono portatrici di bisogni e idee che devono essere tenute in considerazione nella pianificazione e attuazione dei processi di apprendimento. Anche le famiglie devono pertanto sentirsi protagoniste, affinchè la responsabilità educativa e formativa nei confronti degli studenti venga condivisa e co-costruita.

Aprire nuovi spazi di negoziazione del potere ha importanti implicazioni per uno sviluppo positivo del benessere scolastico: creare relazioni simmetriche tra le diverse figure incoraggia il pensiero critico in quanto tutti i punti di vista sono leggittimi e autorevoli e tutti meritano di essere presi in considerazione nei processi decisionali e didattici

 

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