Quando una persona ha dei problemi esistenziali che comportano un alterazione del suo stato psicologico, ha due possibilità per esprimerle: la prima è di soffrire di disturbi psicologici come depressione, ansia, disturbi della condotta nella relazione con gli altri, e così via, la seconda è invece di esprimerle attraverso sintomi somatici nei più svariati organi ed apparati (organi bersaglio); un terzo modo è quello di usare ugualmente il corpo per esprimere il proprio disagio, ma secondo modi di intendere il proprio funzionamento corporeo che appartengono esclusivamente alla mente, e questi sono i disturbi isterici.
In un articolo con un collega (Berti Ceroni e Grava, 2005), l’argomento è stato affrontato attraverso due diversi punti di vista, che entrambi tendevano ad evitare di svalutare il paziente che somatizza.
Il primo di questi spunti è stato di mostrare che anche persone di grande livello intellettuale, per esempio D’Annunzio e la famiglia Rostov di Guerra e Pace prediligevano la somatizzazione della sofferenza psichica; il secondo spunto riguardava il ruolo del terapeuta, medico o psicologo, nell’indurre il paziente alla scelta fra somatizzazione e psicologizzazione: il medico frequentemente prescrive esami e somministra medicine in molti soggetti in stato di sofferenza psicologica, contribuendo così ad una somatizzazione di questa sofferenza, ma d’altra parte anche medici come più spesso capita agli psicologi, spingono il paziente a riflettere sulla sua esperienza personale e sui traumi e i conflitti che l’hanno caratterizzata, favorendo quindi una psicologizzazione; in questi termini veniva enfatizzata la qualità relazionale della scelta fra somatizzazione e psicologizzazione, nel campo fra terapeuta e paziente, oltre che in quelli fra paziente, familiari, amici etc…
Riguardo alla paziente testè descritta, i punti di mia riflessione sono due e completamente divergenti. Per il primo rimando a quanto ho scritto all’inizio del precedente capitolo: la paziente era trattata farmacologicamente dal medico, che ha suggerito in maniera complementare “qualche colloquio”, che la paziente ha supinamente accettato, mentre io ho più che altro pensato ad un problema teorico sulla natura della depressione. Solo successivamente la paziente ed io ci siamo ingaggiati in un percorso terapeutico complesso, a molte vie, spesso deludente e tuttavia funzionale a stabilire un rapporto che ha permesso alla paziente di sfogarsi ma anche di sentirsi capita.
“Qualche colloquio” sono così diventati una psicoterapia. E tuttavia mi è rimasta l’insoddisfazione di non avere trovato, insieme con la paziente, la possibilità di comprendere fino in fondo il senso della paralisi di cui soffrì nell’infanzia, che certamente è facilmente riconoscibile come il modo per dire che stava male pur all’interno di un’istituzione che l’accoglieva pienamente e alla quale era grata, ma senza tutte le sfumature che ci permettessero di comprendere perché quel sintomo era stato scelto e mantenuto per così tanto tempo.
L’isteria, da cui Freud alla fine dell’800 è partito alla scoperta della psicoanalisi, è apparentemente andata scomparendo durante il secolo scorso, e i non molti contributi ad essa dedicati (per esempio Bollas, 2000, Albarella e Racalbuto, 2004, Ferro e Riefolo, 2006), partono tutti dalla smentita della sua scomparsa. Non ho potuto in questa prima tranche di psicoterapia andare a fondo sul significato specifico di quel sintomo, così come delle altre somatizzazioni, quali desideri esprimesse, quali abreazioni veicolasse. Conto di affrontare la questione successivamente, ma l’insoddisfazione nell’esplorazione del somatico è per mia esperienza, alla pari di quella che mi è stata comunicata da altri, un problema di non facile risoluzione.
Bibliografia
Albarella C., Racalbuto A. (a cura di) (2004), Isteria, Borla, Roma.
Berti Ceroni G., Grava G. (2005), Psicologizzazione e somatizzazione, due polarità del riduzionismo nella relazione terapeuta-paziente, Psichiatria e Psicoterapia, 24, 101-110.
Bollas C. (2000), tr. it. Isteria, Cortina, Milano 2001.
Ferro F.M., Riefolo G. (2006), Isteria e campo della dissociazione, Borla. Roma. Freud S.
(1892-1895), Studi sull’isteria, OSF 1.
commenta questa pubblicazione
Sii il primo a commentare questo articolo...
Clicca qui per inserire un commento