Cosa si fa in psicoterapia?

“Scusi ma quindi adesso come funziona?
Io vengo qui, parliamo e poi?
Che dovrebbe succedere?”
E ‘ una frase che a volte ricorre durante i primi colloqui, quando si esplorano le aspettative dei clienti rispetto all’idea della psicoterapia e alla figura dello psicoterapeuta

Come se, ad un certo punto, ci fosse qualche forma di “Magia” che accade, come se una strana forza esterna facesse accadere “il miracolo” o “la guarigione” o come se il terapeuta, “l’esperto”, dovesse fare qualcosa al cliente, che ad un certo punto risolverà tutti i nodi.
La realtà è che il lavoro “da fare” è far emergere ciò che si è e spesso è proprio questo che genera frustrazioni nei clienti.
Siamo abituati, nella nostra quotidianità, al fatto che se abbiamo un problema “dobbiamo fare qualcosa” per risolverlo.
E ci aspettiamo che in terapia sia la stessa cosa .. ci sembra strano che solo “parlando” possa succedere qualcosa.
Il modo in cui parliamo all’interno della stanza del terapeuta, è diverso dal modo in cui possiamo farci una chiacchierata con un’amica al bar o al telefono.
Tutto ciò che portiamo in terapia acquista un senso diverso e l’obiettivo è proprio riuscire a trovare il nostro personale senso ai pensieri che facciamo, alle emozioni che proviamo e alle azioni che agiamo.
La persona spesso arriva nella stanza dello psicoterapeuta, perché sente un disagio interno, vive una situazione in cui ciò che sente, in qualche modo, non corrisponde a come egli si vede e si percepisce. Questa discrepanza genera ansia ed angoscia. Il primo istinto, a volte, è quello di chiedere ad un esperto come fare a “togliere” quest’angoscia.
Lo psicoterapeuta non ha doti soprannaturali o magiche, inutile dirlo (o forse no). E’ più come un esploratore che accompagna la persona attraverso il suo personale sentiero.
Parlando nello specifico della psicoterapia, cosiddetta rogersiana, ci riferiamo ad uno spazio, all’interno del quale, la persona che chiede aiuto può sperimentare il calore di una relazione, dove può sentirsi finalmente “visto”, non più solo.
Gradualmente, in terapia, la persona fa esperienza di poter esprimere sentimenti ed atteggiamenti, che fino a quel momento, mai avrebbe potuto credere di provare o che, fino a quel momento, non si sarebbe mai permesso di esprimere. Questo accade perché il terapeuta è capace di ascoltare, senza giudizio, ciò che il cliente porta con sé.
Il cliente, inoltre, è libero di scegliere ciò di cui parlare.
Forse per la prima volta, vive una relazione che gli permette di sperimentare la libertà di valutare da sé le proprie esperienze, le proprie emozioni, i propri vissuti e i propri bisogni, senza che questi debbano venire approvati o disapprovati da altri.


Questo tipo di relazione, così diversa dalle relazioni che siamo abituati ad intrattenere con i familiari e gli amici, permette al cliente di (ri-)sentirsi portatore di un diritto: il suo diritto ad essere se stesso.
Se la persona sente di essere profondamente accettata, senza giudizio, ascoltata con calore e fa esperienza diretta di ciò che significa, attraverso la relazione con lo psicoterapeuta, essere liberamente se stessi, può gradualmente accedere a parti di sé, fino a quel momento lasciate nel dimenticatoio.
Quando in terapia una persona inizia a fidarsi di sè stessa, gradualmente fa esperienza della possibilità e della libertà (ritrovata) di essere sè stesso, della responsabilità che ha, verso di sé e verso le proprie scelte, che non dipenderanno più dallo “sguardo” o dall’approvazione/disapprovazione altrui, ma dalla propria valutazione.


Vivere pienamente sè stessi, essere consapevoli del proprio potere personale, assumersi la responsabilità del proprio sentire e dei propri bisogni: in sostanza smettere di fare ed iniziare ad essere.
Questo succede in psicoterapia.


A cura della Dott.ssa Roberta Felsani


BIBLIOGRAFIA
Rogers C. R. (1951), Client-centered therapy, Houghton-Mifflin, Boston. Trad. It. (1997), La terapia centrata sul cliente, La nuova Italia, Roma.
Rogers, C. R. (1942), “Counseling and psychotherapy. Newer concepts in practice” Boston, Houghton-Mifflin. Trad. It. (1971) “Psicoterapia di consultazione. Nuove idee nella pratica clinica e sociale”,Astrolabio Ubaldini, Roma

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