Psicoterapia per anziani

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’invecchiamento attivo è “un processo di ottimizzazione delle opportunità relative alla salute, partecipazione e sicurezza, allo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone anziane“.                                                              

PSICOTERAPIA PER LA TERZA ETA’

Aspetti epidemiologici, psicologici e sociali dell’invecchiamento.

L’incremento dell’età media della popolazione all’interno della società dove gli anziani sono passati dal 18,7% del 2002 al 22,3 del 2017 e nel 2050 gli italiani ultra 65 anni saranno 74 ogni cento. Tutto questo è associato ad una perdita del ruolo sociale degli stessi, con un costante incremento della spesa socio-sanitaria e l’insorgere di possibili conflitti intergenerazionali, e considerato che l’indice di invecchiamento nella nostra regione è del 198,6% il che vuol dire che si sono 198,6 anziani ogni 100 giovani e l’indice di dipendenza strutturale è del 60,7/% che vuol dire che ci sono 60,7 individui a carico ogni 100 che lavorano, ed anche nella Provincia di Arezzo i due indici non si differenziano molto da quelli regionali.

Ciò è riconducibile a modelli culturali diversi dal passato ed  in virtù dei quali l’invecchiamento è visto come un costante deterioramento fisico ed a questo ridotto. Per fortuna però ci sono casi in cui le manifestazioni legate all’invecchiamento sono meno evidenti e la personalità  appare meglio conservata, l’anziano può comunque raggiungere gratificazioni affettive che provengono dalla sua vita di relazione (rapporti favorevoli con i figli o nipoti, buon affiatamento con il partner, piacevole partecipazione all’incontro e al dialogo) e non rinuncia ad attività (hobby, sport, interessi culturali, viaggi, Università della terza età ecc.) che sono compatibili con le sue risorse fisiche e intellettive.

Ci sono casi però meno favorevoli dove prevale ( e non sempre in concomitanza con una decadenza fisica) un progressivo distacco dalla vita socio-relazionale, che può iniziare con il pensionamento (c’è da tenere presente cosa succederà con l’allungamento dell’età pensionabile) e portare in seguito ad un separazione dalle amicizie, dalle occasioni di incontro, dal coinvolgimento in ciò che è tra se e se, tra se e gli altri e tra se e il  mondo.

Possiamo comunque evidenziare che l’anziano, in genere,  tende ad organizzare la propria esistenza a seconda del tipo di  personalità e del carattere (ivi compreso gli aspetti sessuali) di cui è stato dotato e che in misura variabile ha mantenuto o perduto.

Tuttavia, l’invecchiamento spesso porta con sé una serie di trasformazioni che possono causare limitazioni e sofferenza, con conseguenze negative sul piano fisico e psicologico dove le più significative sono la demenza e la depressione. Nella popolazione anziana purtroppo alcune condizioni come quella depressiva e il peggioramento cognitivo non vengono  prese in considerazione e spesso sono anche giudicate normali anche dai medici.

 E per questo si pone l’esigenza di migliorare le condizioni di vita del cittadino anziano con un'ottica di promozione del benessere fisico e psico-sociale attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla psicologia con l’uso in  particolare della psicoterapia sia individuale che di gruppo.

La psicoterapia negli anziani sia individuale (vis a vis) che di gruppo, è considerata, dopo i vari pregiudizi di inaccessibilità ai trattamenti psicologici in questa fascia di età, uno strumento  importante e molto utilizzato per la cura  di problematiche legate  a questa epoca della vita

- Obiettivo della psicoterapia individuale e di gruppo  è aiutare il paziente a:

a) –Autoaccettarsi, riconoscere e accettare le proprie qualità sia positive che negative e avere sentimenti positivi verso la vita;

b)- Crescere personalmente, vedere se stessi in continuo sviluppo, avere apertura nei confronti delle esperienze, sentire di realizzare le proprie potenzialità;

c)- Avere relazioni positive con gli altri, avere relazioni interpersonali soddisfacenti e caratterizzate da fiducia reciproca;

d)- Fare  un percorso di autonomia, autodeterminazione e indipendenza, capacità di resistere alle pressioni sociali, capacità di controllare, scegliere e utilizzare contesti adeguati per i bisogni e i valori personali;

e)- Perseguire uno Scopo di vita, con  un senso di direzionalità, sensazione che la propria vita passata e presente abbia un significato.

Inoltre, suggerire al paziente/i di tenere  impegnato  il cervello, come forma di training di memoria,  in attività stimolanti e socialmente rilevanti perché secondo uno studio pubblicato su una rivista scientifica inglese  il rischio di contrarre la demenza  è del 73% più basso nei soggetti che si  dilettano in giochi da tavolo, e del 36% in meno di coloro che amano la lettura, percentuale che può raggiungere il 70% se si suona uno strumento musicale e il 42% in quanti si divertono con il cruciverba e imparano una lingua straniera.

Infine  aiutarlo a fare  esercizio fisico, perseguire una dieta ricca di agenti antiossidanti, avere corretti valori pressori, frequenti esami ematochimici (colesterolo e glicemia) e  abolire il fumo e l’alcool.

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