Rabbia e Dintorni

RABBIA E DINTORNI

La rabbia è una delle sette emozioni di base (rabbia, paura, tristezza, felicità, noia, disgusto e stupore) e come tutte le altre assolve principalmente a tre compiti fondamentali: preparare all'azione, comunicare con l'esterno, mettere in contatto il mondo cognitivo con quello puramente fisico.

La rabbia è quasi sempre figlia dell'impotenza e della percezione di pericolosità in relazione al mondo che ci circonda. La sua funzione è quella di preparare e spingere la persona a difendersi e ad attaccare.

I vissuti di rabbia e paura sono fisiologicamente collegati al rilascio di grandi quantitativi di adrenalina. Questa sostanza (ormone) è infatti fondamentale per fuggire e per combattere: l’adrenalina provoca vasocostrizione e anestetizza, questo per sopportare maggiormente il dolore durante la lotta e perdere meno sangue in caso di ferite. La rabbia è una sorta di fattore fisiologico di preparazione indispensabile al combattimento ed allo scontro.

Le emozioni sono usate a livello fisiologico anche per riconoscere il mondo che ci circonda, attraverso al rabbia il mondo viene riconosciuto come pericoloso o aggressivo e la persona entra in un “assetto” fisiologico di difesa. E' infatti anche per questo che normalmente il dire ad una persona arrabbiata di “non essere arrabbiata” non ha nessun buon effetto, se non quello di alimentare ancor di più la sua rabbia, in quanto viene letto come una sorta di invito a non difendersi ed a lasciarsi travolgere e sopraffare.

La rabbia appartiene alla famiglia delle emozioni legate alla territorialità, suddivisa in emozioni di conquista, che prendono le sembianze del trionfo, ed emozioni di difesa del territorio, collegate invece a tutte le forme di rabbia.
Le altre famiglie di emozioni sono quella della fame (caratterizzate da bisogno, desiderio e tutto ciò che può essere assimilato alla fame, con il Il dolore come conseguenza della rottura dell’equilibrio del bisogno e la la soddisfazione come emozione di raggiungimento dell'equilibrio); quella della fuga (paura e derivati, come ansia, terrore, sospetto, ecc...); e la famiglia del sesso ( collegata a piacere, interesse, attrazione, ecc...).

La rabbia è quindi anche concepibile come frutto di una vissuta minaccia alla propria territorialità, cercare di capire qual è la territorialità minacciata può essere un primo passo per cercare di trovare una via di uscita dalla rabbia stessa.

La rabbia, come tutte le emozioni, non è uno stato che è possibile mantenere per molto tempo, per questioni squisitamente fisiologiche (massiccio rilascio di adrenalina) non è infatti tollerabile dall'organismo se non per periodi abbastanza brevi. Se i vissuti di rabbia perdurano per molto tempo tendono infatti ad essere strutturati in veri e propri atteggiamenti e comportamenti a sfondo aggressivo. Ciò comporta una maggiore difficoltà nel prendere consapevolezza della rabbia di fondo, che spesso non ci siamo concessi di esprimere nel momento in cui è insorta. Infatti, durante il lavoro psicoterapeutico, quando ci imbattiamo nella rabbia si lavora comunemente per la sua espressione, per evitare che questa sfoci in agiti o venga repressa e trasformata in atteggiamenti più strutturati. L'espressione emotiva, scissa dall'agito emotivo, è infatti il primo grado di intervento psicoterapeutico, propedeutico per tutti quelli a seguire.
In psicoterapia molto spesso viene alla luce che le emozioni di rabbia “ coprono” altre emozioni meno accettabili. La rabbia, infatti, sotto di se cela comunemente dolore, tristezza e paura. Tali emozioni risultano però meno tollerabili ed accettabili della rabbia in quanto implicano la presa di consapevolezza della propria impotenza nei confronti di particolari eventi o persone. Il riuscire a prendere consapevolezza, attraversare, esprimere e superare la rabbia può consentirci di arrivare anche ai vissuti sottostanti, vero fulcro della sofferenza e chiave di risoluzione della stessa.

A livello fisiologico, come già accennato, la rabbia è una sorta di preparazione e adattamento fisico al combattimento, indispensabile alla lotta. Ma quando la lotta e il combattimento non sono il nostro scopo la rabbia si può trasformare in un impedimento che, anziché aiutarci, può rappresentare un ostacolo alla risoluzione dei problemi e dei conflitti e al raggiungimento del benessere personale.

Nella gestione di rabbia, paura e dolore, oltre alla consapevolizzazione e all'espressione emotiva, rivestono un ruolo fondamentale anche la capacità di auto-consolazione e quella di auto-rassicurazione, due funzioni in gran parte di origine educativa, nel senso che ci vengono trasmesse (perlopiù a livello familiare) ed occorre impararle a svilupparle. Se non si apprende a rassicurarsi e a consolarsi si rischia di rimanere “prigionieri” del dolore e della paura e in alcuni casi di usare e strutturare la “via emotiva della rabbia” come soluzione abituale ed universale per tutte le situazioni problematiche che ci troviamo ad affrontare.

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