Come sentirsi liberi da una famiglia invischiata

Anna

Salve, ho una storia da raccontare che ripropongo dopo un lungo percorso di terapia non ancora finito. Ho vissuto all'estero molti anni, ma il lavoro prima, e dopo la volontà di ritrovare le mie radici (non so perchè dato che ho avuto un'infanzia tremenda da dove vengo) e di fare quello che gli inglesi chiamano "downshifting" e cioè tornare ad una vita semplice dopo aver fatto carriera, mi ha riportata in una piccola città di provincia. All'inizio dovevo rimanere il tempo di un incarico, poi incontrai mio marito, mi innamorai, e rimasi incinta e rimasi qui, reinventandomi... Mio marito, libero professionista, era allora fidanzato con un altra e parlavano di sposarsi, ma la lascio' per stare con me. Mi confesso' dopo, che non l'aveva mai amata e che il matrimonio in realtà lo voleva lei e la sua famiglia. Non mi sorpresi, lei figlia di impiegati pubblici, come la famiglia di mio marito, classica ragazza di provincia con lavoro fisso , casetta di proprietà vicino a mia suocera, mentre io ero una che aveva vissuto all'estero, parlavo l'inglese con mia figlia, avevo una mentalità completamente diversa e la mia famiglia era un pochino folle e sui generis,ma adoravano lui, mio marito, e hanno spesso difeso lui anche in litigi in cui aveva palesemente torto... Il fidanzamento fu fantastico, ma dal giorno del matrimonio qualcosa cambio'. La sua segretamente invischiata famiglia entro' in scena e li inizio' il martirio. Mio marito è figlio di ragazza madre, con molti zii single che hanno vissuto tutti insieme nella stessa casa per anni, si sono laureati in molti e alcuni, tra cui mia suocera, occupano anche cariche importanti in PA. Queste persone mi hanno odiata fin dall'inizio e hanno messo continuamente zizzania fra di noi, ma mai direttamente (esempio: una zia chiamava per fargli sapere che la madre era sola e sconsolata perchè aveva apparecchiato la tavola ma noi non eravamo andati a mangiare da lei..., oppure chiamava la madre per ricordare il compleanno del prozio di terzo grado e quanto fosse ingrato il figlio a non ricordarlo) e cose cosi' che potrei andare avanti per tutti i nove anni che sono stata sposata....io cercavo di fare di tutto per farmi accettare ma in realtà qualunque cosa facessi (mi sono sposata in chiesa, ho battezzato mia figlia, le ho anche dato il nome di mia suocera, ) non è servito a nulla. Schifavano me e la mia famiglia (perchè non benestanti, anche se essi stessi vivevano in un quartiere popolare e venivano da una realtà di ristrettezze) e non perdevano occasione per farcelo notare. Mai a parole pero': loro dovevano sempre trovarsi con le mani pulite, quindi usavano i pettegolezzi, le azioni (chiamare mio marito e dirgli di aver scoperto gli scheletri nell'armadio della mia famiglia e cose varie, ad esempio, quando poi mio marito non sa neanche chi sia suo padre, e loro si permettevano di dire che mia sorella aveva avuto un amante, che mio fratello era drogato e robe del genere), le frasette, le battutine cattive, quelle a cui se rispondi dicono "ma hai capito male...non intendevo mica quello" e darmi della pazza con mio marito. Nel tempo è stato tremendo. All'inizio mio marito era completamente ipnotizzato da loro e tornava a casa parlandomi con le loro parole, dicendomi quanto la mia famiglia facesse schifo, che ero una senza valori, che noi dovevamo andare da sua madre , e nel corso del tempo fece un sacco di sgarri anche nei confronti dei miei (tipo farmi chiamare mia madre all'ultimo minuto per disdire la cena già in tavola, quella sola volta al mese che andavamo, mentre da sua madre era quasi tutti i giorni). Vi dico solo che quando scoprimmo (malamente) che mia madre era spacciata per via di un tumore, loro dissero "ebbene, finalmente ha trovato il modo per rimanere attaccata al culo di sua madre!", per dirne giusto una. La mia famiglia non è che sia tanto meglio, i miei sono poi morti a distanza di due anni l'uno dall'altro ma mai che la famiglia di mio marito mi avesse chiesto come stavano, anzi...ad un Natale in cui mio papà era solo mi dissero di andare da loro e, dopo che gli spiegai che mio papà era solo non invitarono anche lui, al che io mi rifiutai di andare e loro fecero pure le vittime piangenti. La mia famiglia ci creava problematiche diverse, dovute per lo piu' alla loro indipendenza emotiva (ad esempio, la mia famiglia non è quella che se la prende se non li chiami per un mese, e lo stesso si aspettano dagli altri, ma poi su altre cose sono stati tremendi pure loro, ma per motivi diametralmente opposti rispetto alla famiglia di mio marito)
. Mi hanno, pero' anche insegnato che una volta sposati bisogna creare la propria vita con il proprio compagno, i figli, e che questo deve essere il nostro primo pensiero. Dopo una serie di avvenimenti insostenibili che non ho il tempo di elencare (credetemi, ne avrei a josa) mio marito, su minaccia di divorziare, acconsenti' a venire in terapia...ci siamo stati per anni, abbiamo cambiato spesso terapista, oggi lui riesce a dire di no alla sua famiglia, abbiamo allontanato tutti, dato che ogni volta che ci vedevamo erano cattiverie e battutacce al vetriolo su di me o sui miei parenti, oltre a ignorarmi e a fare di mia figlia quello che ritenevano di fare (tipo farle mangiare tutte le cose che io avevo vietato. Addirittura, gli zii di mio marito chiedevano alla nonna invece che a me cosa fare con la bambina, come se non esistessi). Mando mia figlia ormai di 9 anni dalla nonna una volta a settimana e gliela lascio un giorno intero, a volte dorme anche li se vuole, ma ultimamente mi sta dicendo che non vuole piu' andarci. Dice che la nonna pretende, ogni volta che va da lei, di girare con lei tutte le case dei suoi parenti per fare gli ossequi, anche ai suoi pronipoti di due anni, invece di fare cose con lei. Addirittura, poi mi dice che se uno di questi pronipoti fa qualcosa di sbagliato, se la prendono con lei perchè "lei è piu' grande" e deve capire. Diciamo che a mio marito tocco' lo stesso destino: primo nipote, da ragazza madre (cosa che ancora gli viene rinfacciata, di aver fatto tutti i "sacrifici" per crescerlo e che lui è un ingrato), in una casa di single, il giocattolo di tutti di un clan in cui forzatamente ancora si deve tenere contatti anche con i parenti fino al ventesimo grado (non che ci sia l'affetto, anzi, si fanno certe porcherie tra di loro, ma l'importante è quello che appare da fuori). Io , da parte mia, sono talmente schifata anche perchè so che non si puo' tornare indietro, ma ora mi domando come fare perchè a mia figlia non vengano instillati i sensi di colpa che sono stati instillati al padre...ma c'è un'altra cosa: io continuo a non sentirmi libera dalle pressioni di queste persone...prima o poi uno di loro (in genere sempre lo stesso designato che fa finta di avere un buon rapporto con tutti ma in realtà funge da "spia") viola il muro che abbiamo innalzato e chiama per dire che siamo due ingrati, che non ci facciamo sentire con il cugino del prozio, che mia suocera è triste, e altre amenità che ora sono troppo arrabbiata per scrivere. Premetto una cosa: noi abbiamo semre visitato mia suocera, l'abbiamo invitata a casa nostra, ma lei a volte sembrava stare bene, ma quando poi parlava on uno dei fratelli tornava a ferirci e a trattare me male e a creare dissidi. Ultimamente poi, ha iniziato ad attaccare me con mio marito ogni volta che lui va a prendere o portare la bambina da lei, si inventa anche cose che io non ho detto o fatto. Mio marito ora le tiene testa ma io vorrei sapere perchè continuo a sentirmi invischiata da loro anche ora che mio marito ha cambiato radicalmente modi, mi sento ancora minacciata e vorrei capire come fare per non sentirmi piu' cosi e quando e come potro' sentirmi veramente libera dalle spire di questo clan cosi' viscido....

1 risposta degli esperti per questa domanda

Salve Anna, come mai lo ripropone qui se la sua terapia è ancora in corso?

Non ne dovrebbe discutere con il terapeuta o la terapeuta? Probabilmente la sua terapia non è finita!

A volte gli altri rappresentano parti di noi stessi e proiettiamo vissuti nostri molto personali, soprattutto quando ci sentiamo così invischiati ad una famiglia che non è nostra.

Mi chiedo se ha avuto la possibilità di ragionare sulla sua famiglia di origine nella sua terapia, e s sì come è andata, si sente individuata e libera?

E poi mi chiedo ancora quanto pensa sia solida la sua coppia e quanto è pronta a difenderla. Sono tutti spunti di riflessioni che probabilmente ha già affrontato nella sua terapia. Buon proseguimento