Che cos’è l’omogenitorialità
Spesso ci si protegge dietro le frasi comuni del tipo "Ogni bambino ha il diritto di avere una mamma ed un papà", ma oggi la differenza dei ruoli di genere tra uomini e donne è un argomento molto discusso che apre un grande scenario ad una realtà diversa, con pareri favorevoli o sfavorevoli. Rispetto allo sviluppo affettivo dei figli di coppie omogenitoriali, è importante, in primis, distinguere quelli nati e cresciuti in coppie omosessuali, cioè concepiti con la fecondazione assistita nel caso di madre lesbica, dalla fecondazione assistita e prestito nel caso di coppie gay, dai figli cresciuti in un primo tempo in coppie eterosessuali. Questa seconda categoria, vive con un certo turbamento la scoperta dell'omosessualità del genitore in aggiunta al trauma derivante dalla separazione.
Non esistono ancora ricerche in cui si possa oggi affermare che i figli che nascono e crescono in coppie omogenitoriali siano più sofferenti e disagiati di quelli che provengono da una famiglia eterosessuale, e in ambiente anglosassone, in cui questa realtà ormai esiste da più di vent’anni, non si sono rilevate differenze significative rispetto allo sviluppo cognitivo, affettivo, emotivo e comportamentale.
Essere ostili ad ogni forma di omogenitorialità spesso resta un pregiudizio legato alla nostra cultura in quanto non esistono evidenze che gay o lesbiche siano inadatti al ruolo di genitore o di genitrice e ancor meno che lo sviluppo psichico di questi figli sia compromesso.
Secondo le teorie più comuni per un buono sviluppo di questi figli è fondamentale soltanto la qualità e la qualità della relazione affettiva che si riesce a strutturare. Donald Winnicott rilevò diversi decenni fa quanto l'holding e l'handling corpo-corpo tra madre e neonato fossero indispensabili per un sano sviluppo psichico ed un maschio non narcisista potrebbe assolvere molto a questa funzione di contenimento.
Se la continuità tra relazione biologica e lo sviluppo psico-affettivo presentano difficoltà maggiori per l’omogenitorialità gay rispetto a quella lesbica non è stata verificata ancora da ricerche empiriche e da studi trasversali e la natura non detta regole rigide di comportamento, basti pensare alla possibilità di crescita di un neonato con allattamento artificiale o naturale in cui l’adattamento è pressochè immediato. Inoltre, sono proprio scarsi gli studi che affrontano le modalità differenti di cura da parte delle coppie gay da quelle lesbiche.
L’omogenitorialità gay riscontra una difficoltà maggiore nella prima infanzia, mentre quella lesbica risente del problema derivante dall’assenza della figura maschile. Secondo alcuni studi, comunque ristretti, sarebbe indispensabile la figura maschile per aprire il bambino o la bambina alla terziarietà, contrastando le tendenze simbiotiche e fusionali esistenti nella diade madre-figlio/a.
Infine va sottolineato che l'affermazione di "normalità" nella cultura odierna contiene l'omosessualità come aspetto non patologico ed è da tempo che questa è stata riconosciuta anche dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), per cui i comuni pregiudizi e stereotipi devono essere superati da chi ancora li possiede.
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